“Girano; mazza se girano…” recitava la pubblicità del famoso “svitol” ed a me, al fischio finale, giravano vorticosamente. Il giorno dopo, recuperata la capacità di intendere e di volere, mi ritrovo diviso tra il dispiacere di non averla vinta ed il sollievo di averla recuperata. Una di quelle partite dove avviene tutto ed il suo contrario e non sai bene come prendere; ma andiamo con ordine.
Da una parte rimango convinto che se hai delle velleità (di arrivare tra le prime quattro, non parlo di scudetto), quando giochi in casa con una squadra da media/bassa classifica la devi vincere. Non ci sono sfiga, episodi contrari, arbitri e congiunzioni astrali che tengano. La devi vincere e basta. Se poi giochi contro gli odiosi scaligeri, sarà che ho il dente avvelenato da sempre, ancora di più. Inoltre tre punti in questa partita avrebbero avuto un significato che andava al di là della semplice vittoria. Nel weekend in cui quattro pretendenti su sette ai piani alti pareggiano negli scontri diretti avremmo allungato altri due punti sulle stesse e mantenuto le distanze su Roma e Napoli. Sono sempre convinto che la rosa sia corta rispetto alle avversarie di rango e che prima o poi, nel prosieguo della stagione, la pagheremo e sarebbe stato oro mettere due punti in più in cascina. I punti presi o lasciati nelle piazze minori a fine campionato potrebbero fare la differenza ed il pari, con la relativa occasione mancata, lascia l’amaro in bocca.
Da quell’altra invece, a mente fredda, rimango ottimista. La brutta sconfitta in casa contro il Lille è stata la doccia fredda che ha messo fine al sortilegio meraviglioso del Milan post lockdown. Il rischio che lasciasse strascichi mentali, sommato alla stanchezza dovuta all’inizio di stagione pesantissimo con tanto di preliminari e partite a nastro, era elevato. Quando, dopo aver reagito discretamente al primo svantaggio, prendiamo inopinatamente lo 0-2 per l’ennesimo svarione difensivo, temevo che la squadra crollasse sotto il peso della delusione e rimanesse inerme fino a fine partita accettando la sconfitta e, magari, con un passivo ancora più pesante. Sarebbero bastati un paio di contropiedi fatti bene, con i rossoneri sbilanciati nel tentativo di recuperare, e ci avrebbero servito il frittatone. Invece nulla di tutto questo. La squadra non si è persa d’animo e ha continuato a giocare come nulla fosse.
Pur senza la brillantezza di qualche tempo fa, con un gioco spesso confusionario e più con i nervi che con i neuroni, hanno continuato a crederci. Anche dopo l’errore di Ibra dal dischetto che avrebbe potuto ammazzare psicologicamente squadre ben più esperte. Persino raggiunto il pareggio allo scadere, nei minuti di recupero, hanno provato a vincerla, non si sono accontentati di un pareggino arrivato per il rotto della cuffia. Risultato; 30 e passa tiri, una decina d’occasioni mancate per un soffio, una traversa, un rigore (sacrosanto) sbagliato, due gol annullati al VAR di cui uno per un fuorigioco millimetrico (giustissimo per carità) ed uno per un fallo di Ibra (un poco più discutibile ma ci poteva stare pure quello), Silvestri che fa più miracoli di Gesù nel vangelo (a proposito, bravino il portierino veronese…) e chi più ne ha più ne metta e dopo la mazzata contro il Lille era tutt’altro che scontato. Se da una parte la porta sembrava stregata, la partita di quelle che non segni nemmeno se va avanti per un secolo perché il destino ha deciso così, da quell’altra la sensazione di poter fare gol era costante. Ogni episodio avverso temevo la rassegnazione, ogni gol mancato per un soffio immaginavo cosa potesse passare per la testa dei giocatori ed ogni volta mi dicevo che era finita, che non era sera… invece no e l’avessimo vinta 5-2 non ci sarebbe stato niente da dire. E ci sarebbe anche di più.
Abbiamo pareggiato e rischiato di vincere una partita difficile senza Ibra, o meglio; abbiamo giocato con un Ibra umano che per larghi tratti della partita non è riuscito ad incidere e che ha, per l’appunto, pure sbagliato un rigore in un momento topico. Solo verso il finale, complice un po di stanchezza degli scaligeri e sfruttando la sua preponderanza fisica sulle palle alte, è riuscito a conquistarne parecchie facendo giocare i compagni ed alla fine ha pure segnato. Una partita che, gol a parte sarebbe stata da 5, ma la squadra ha dimostrato di potersela giocare anche con un Ibra che, lasciato il rango della divinità, si è fatto integralmente uomo dimostrando di non essere, o non del tutto se preferite, Zlatandipendente. Metteteci un Leao a tratti devastante e che gioca sempre più nel collettivo, l’ottimo rientro di Rebic che ha dimostrato quanto sia importante, Kessie che si sta Ibrahimizzando per come e quanto gioca senza sbagliare ne una palla ne un intervento, Diaz che entra col piglio giusto e risulta determinante, tanto per fare alcuni esempi, e così meriti di vincere una partita sulla carta ostica e nella quale ti ritrovi sotto di due gol pure in una giornata in cui Calha brilla per la sua assenza, Ibra, come già detto, è umano, ed in generale Pino, Calabria e Theo giocano sotto i loro standard.
Quindi tutto bello e tutto giusto? Ahimè manco per niente. Se Romagnoli non è Nesta (meglio farsene una ragione, è un buon giocatore ma non arriverà mai a quei livelli) Gabbia non è Romagnoli e panini deve mangiarne ancora parecchi per poterlo sostituire a cuor leggero e quel tanto agognato centrale che tutti aspettavamo serviva davvero (speriamo a Gennaio, chi sa…). Ma anche che la panchina, nonostante sia di migliore qualità e quantità rispetto al passato, ha ancora delle lacune e l’intensità di questa stagione non aiuterà. In conclusione sono d’accordo con chi pensa che la vera cartina al tornasole sarà lo scontro diretto contro il Napoli dopo la sosta ma, dopo quello che ho visto Domenica sera, rimango convinto che ce la giocheremo senza troppe paure e timori reverenziali. Se il segnale che cercavamo era quello di una squadra tosta che non si fa abbattere al primo momento no, la risposta l’abbiamo avuta.
PS: Vi riporto le parole del nostro amico ForThose. “Questo campionato era già sufficientemente alterato causa assenze per Covid. Che si siano squadre esentate dal fornire i giocatori alla nazionale lo trovo scandaloso”. Già in tempi normali non sono un fan della nazionale. In piena emergenza COVID con i giocatori in giro a rischio continuo di contagio mi sembra una follia continuare a giocare specie per amichevoli del piffero che non servono a nulla o per trofei come la Nation League inutili e più fastidiosi di un foruncolo sullo scroto. Sarebbe almeno cosa buona e giusta che le regole ed i trattamenti fossero uguali per tutti. Già i partenorentis l’hanno fatta sporca con la Giuve con il risultato che i loro giocatori, nella susseguente sosta nazionali, si sono allenati, tutti insieme, per 15 giorni mentre quelli degli avversari hanno dovuto fare i conti con trasferte massacranti e qualche contagio trovato per la strada. Il risultato al rientro si è visto con il Napule che ha massacrato fisicamente un’Atalanta (mai visto la dea non vedere palla in una partita) con la lingua di fuori. Visto che al rientro ci aspetta una sequenza infinita di partite, non vorrei succedesse ancora perché sarebbe il trionfo della furbizia e l’ennesima morte della sportività. Perche se no “girano, mazza se girano…”
FORZA MILAN
Axel
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