Approfitto di questo periodo di attesa per parlarvi della mia passione nella passione. I grandi portieri che hanno difeso la porta del Milan. Non Vi parlerò di Ghezzi e Cudicini, grandi portieri per quanto ho potuto leggere ma, per quanto fossi già su questa terra quando li si poteva trovare a difendere i nostri pali a San Siro, ero troppo piccolo per averne una opinione personale. Non vi parlerò dei vari, Pizzaballa, Josè Cafaro, Piotti, Nuciari, Terraneo, Ielpo, Abbiati, Kalak, Roma, Amelia, Diego Lopez e di tanti altri come loro che sono passati ma non erano “portieri da Milan” nel senso che intendo. Non vi parlerò nemmeno di Seba Rossi. Avrebbe potuto esserlo ma, nel mio immaginario, un giocatore da Milan deve esserlo in tutti i sensi, anche come intelligenza e comportamento. Rossi, ben sapendo che qualcuno di voi storcerà il naso, nel Milan a mio avviso non avrebbe dovuto metterci nemmeno il piede, uno dei pochi giocatori che mi ha fatto vergognare di essere rossonero. Mi limiterò a quelli che ricordo come i veri ed unici “portieri da Milan”, almeno secondo il mio personalissimo gusto.
Comincio con William Vecchi. Strano destino il suo. Arrivò per fare il sostituto di un Cudicini amatissimo e, si dice, fortissimo, ma sul viale del tramonto. Peccato che un paio di anni prima al Milan arrivò, per lo stesso motivo, anche Pierangelo Belli ed i due vissero anni di dualismo. Erano ambedue discreti portieri ed infatti non si capiva mai bene chi era il titolare e chi il secondo (cosa pericolosissima per il ruolo…) e si alternarono per anni. Non sarebbero stati portieri “da Milan” nessuno dei due ma Vecchi scrisse una pagina importante della nostra storia iscrivendosi di diritto nella storia del club. Era il 16 Maggio del 1973 quando scese in campo nella finale di coppa coppe contro il Leeds. Una partita storica che vincemmo con un gol di Chiarugi al 5’ e passando il resto della partita a difendere. Ed in quegli 85’ più recupero William si trasformò in un misto tra Superman, Rambo ed il Matthew Modine di full metal jacket prendendo tutto. Non furono le parate in sé, tante peraltro, ma diventò l’unico vero padrone della nostra area prendendo qualsiasi pallone passasse da quelle parti e smorzando mano a mano i bollenti spiriti dei bellicosi Inglesi. Fu capace di condensare tutta la sua carriera da giocatore in una notte facendoci guadagnare una coppa. Per questo merita la All of Fame. Tra l’altro potete immaginare cosa passò nella mente di quell’undicenne che già aveva una certa propensione per stare in mezzo a due pali (ai tempi due alberi dei giardinetti…). Sarò pure una schiappa ma lo sarò tra due pali ed una traversa !
Il secondo della mia lista è, non poteva essere diversamente, Enrico Albertosi. Un mito, ma anche un pazzo. Tecnicamente molto più forte del rivale per un posto da titolare in nazionale Zoff, ma anche un pazzo incontrollabile. Ho detto pazzo, non stupido o maleducato o… (metteteci voi il termine più corretto) ma semplicemente pazzo. Un portiere capace di prendere l’impossibile ma anche, allo stesso tempo, di fare papere colossali. Non per niente, ahimè, l’eterno secondo di Zoff in nazionale (che in assoluto non avrebbe avuto le sue qualità). Un portiere però che chi gioca il ruolo non poteva non amare. Si dice che i portieri devono essere un poco matti ? Se è vero, e per quanto posso dire per personale quanto limitata esperienza, Enricone era l’icona del portiere.
Da Enricone passiamo direttamente all’era Berlusconi che vede l’arrivo di Giovanni Galli. L’esatto contrario di Enricone. Un portiere affidabile, che ha sempre preso tutto quello che si poteva prendere ma non era il portiere da cui aspettarti “il miracolo”. Era ottimo in tutte le tecniche che si insegnano ai corsi per preparatori della FIGC, tra l’altro parecchio alto (per il periodo), ma non eccelleva particolarmente in nulla. Ma, se posso permettermi una opinione, fu una scelta voluta. Il Berlusca aveva in mente la squadra più forte del mondo (e la realizzò, questo bisogna concederglielo) ed in una squadra così forte non serve un portiere che arrivi all’impossibile. Serve un portiere affidabile, se possibile il più affidabile che esista, che prenda tutto quello che “di normale” arriva tra i pali, per l’impossibile non c’è problema. Ci penseranno prima Baresi & Co. E così fu, scrisse assieme ai compagni pagine importanti ed anche lui entra nella mia lista dei grandi N° 1 rossoneri.
Passo direttamente a Nelson Dida. Semplicemente il più forte che abbia mai visto. Peccato che, per molti motivi, riuscì ad esserlo solo per un periodo relativamente breve. Per tagliare corto era un Albertosi con l’affidabilità di un Galli. Insomma, il portiere che tutti i portieri, dalla serie A agli allievi provinciali, vorrebbero essere (almeno fino a poco tempo fa, ma ci arrivo poi). Alto, il che non guasta certo, ma con la classica reattività di portieri di altezze inferiori. Come facesse il suo fisico a condensare queste due caratteristiche teoricamente inconciliabili è un mistero ma arrivava dappertutto. Ricordo con chiarezza, quando aveva il tempo di piazzarsi, la sua posa tipica. Piegato sulle ginocchia con le chiappe che quasi toccavano terra. Da li, probabilmente, la sua reattività a dispetto del metro e novantasei di altezza. Per non parlare dell’istinto, quella sensazione che non si può spiegare che ti fa anticipare nella mente dove andrà a finire la sfera e ti fa trovare “sempre” al posto giusto nel momento giusto, una caratteristica che o ce l’hai o non ce l’hai e non c’è allenamento o preparazione che tengano. Ma, al contempo, una persona misurata, di una calma inalterabile, sempre presente. Si, nonostante i portieri siano tutti un po pazzi, lui era “un giocatore da Milan” e lo ricorderò sempre con grandissimo affetto. E non per niente, se ora è il nostro preparatore, i risultati li stiamo vedendo.
Arrivo alle note dolenti. Si, parliamo di Donnarumma. Forse il giocatore che ho rimpianto di più in 50 anni e passa di tifo. Un predestinato, con un istinto pazzesco ed anche lui dotato di grande reattività a dispetto dell’altezza. Un portiere che avrebbe potuto “scrivere” pagine importanti della nostra storia, che unendo le doti naturali alla guida sapiente di Nelson avrebbe potuto fare una carriera incredibile. Un portiere, un giocatore, che per la sua età, faceva cose apparentemente impossibili. Avrebbe dovuto migliorare, e molto anche, nella tecnica pura. Nel modo di piazzarsi ad esempio, nel come seguire l’azione, ma queste sono cose puramente tecniche che si migliorano con l’età e l’allenamento, se hai una buona guida, e Dida ha già dimostrato di poterlo essere. Ha fatto scelte diverse, ha preferito diventare un mercenario strapagato anziché un soldato al fronte. Ma per quanto abbiamo potuto vedere in un ambiente nuovo, all’estero, in mezzo a sconosciuti, dove il rispetto e l’ammirazione te li devi guadagnare, dove quello che hai fatto prima non conta ma ti giudicano solo per quello che fai, non ha retto ed anziché progredire, come era nelle sue possibilità, è regredito diventando un portiere “normale”, come tanti altri. Vedremo cosa gli succederà ma, al di là della fortuna che ci è capitata con Maignan, rimane un grande rimpianto. Come se un figlio tradisse i genitori svuotandogli il conto in banca visto che in casa nostra era cresciuto e diventato uno dei migliori.
E come non finire con ironMike ? impossibile… Quando lo vidi ammetto candidamente che rimasi perplesso. Gli 89 kg per 1 metro e 91, ne fanno un fisico più da difensore centrale che da portiere per il rapporto peso/altezza. Ed infatti… Quello che stupisce di questo giocatore non è solo quello che fa in mezzo ai pali, che già di per sé sarebbe abbastanza. Il fatto che abbia contemporaneamente un istinto come non avevo mai visto, una reattività fuori dal comune anche in portieri più celebrati, una potenza esplosiva che lo fa arrivare letteralmente dappertutto, la capacità di essere sempre sulla traiettoria di un pallone anche durante fasi di gioco concitate con grande confusione in mezzo all’area. Non è solo questo. Maignan, è, incredibile per un portiere, un giocatore totale. Segue l’azione incessantemente ed è sempre nel punto giusto. Per anticipare un avversario in contropiede, per dare un approdo sicuro ad un compagno che si trova con la palla che scotta in mezzo ai piedi, per guidare i suoi compagni difensori. Non un portiere, non solo, ma un giocatore di calcio completo. La butto lì… Potrebbe giocare come difensore centrale, come centrocampista, non sfigurerebbe in nessun ruolo. Ma nostro Signore ce l’ha dato portiere e non ci ha fatto più rimpiangere chi l’ha preceduto che ci pareva insostituibile. Lo scudetto che abbiamo appena vinto porta anche la sua firma. Non solo quella delle mille palle che ha preso in porta ma per il supporto ed il sostegno che ha saputo dare incessantemente a tutti i compagni nei momenti buoni come in quelli peggiori. Ma anche qui, per ammissione stessa di IronMike, c’è lo zampino di Nelson. Potrà sembrarvi strano ma, senza voler togliere nulla a nessuno, Dida rimane sempre il “mio” numero 1. Una delle icone del “giocatore da Milan”
Forza Milan
Axel
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