I nuovi Seedorf che spaccano il tifo

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Quando giocava all’Atalanta ero un suo grande fan, anche per via delle tante gioie fantacalcistiche che mi ha dato. Dell’altro, ai tempi dell’ingaggio a costo zero, sapevo poco e nulla, e anche per questo ero particolarmente scettico su quanto avrebbe potuto dare al Milan. Suso e Bonaventura sono oggi due punti fermi della squadra, e da diverse stagioni. Anche quest’anno hanno messo a referto non pochi gol e assist, tanto che sono poche le reti stagionali che non portano in qualche modo la loro griffe. Eppure sono entrambi discussi da gran parte del tifo, rei di essere troppo fumosi, egoisti, spesso inconcludenti. Altri contestano invece i contestatori, snocciolando le statistiche positive che i numeri 5 e 8 stanno inanellando anche in quest’annata. Sembra di rivivere gli anni del grande Milan di Ancelotti, quando era Seedorf a spaccare così il tifo. Forse, così come allora, hanno un po’ ragione e un po’ torto tutti.

Sette partite, due gol e sei assist in questa stagione di A. Trentacinque match, sei reti e dieci assistenze un anno fa. Suso è la principale fonte di gioco sulla fascia destra, spesso servito (e riverito) dai suoi compagni. Per Jack invece tre reti e un assist in sette match in questa stagione, otto reti e quattro assist in trentatré incontri un anno fa. Un rendimento inferiore rispetto a quello dello spagnolo, anche a causa del suo arretramento a centrocampo, ma comunque più che discreto. Perché quindi questo astio di una parte della tifoseria nei confronti di entrambi? Molto dipende dalle scelte di gioco che fanno durante la partita. Capita spesso di vedere lo spagnolo e l’ex atalantino intestardirsi in azioni personali, compiendo scelte discutibili pur di cercare la rete. In particolare Suso vive lunghe fasi delle sue partite in cui è in versione “dribblomane”, durante le quali la visione periferica si annulla e si concentra esclusivamente sull’avversario che ha davanti, dimenticando di essere parte di una squadra. Il principale difetto di Bonaventura è invece forse la scarsa lucidità: spesso non riesce a comprendere quale sia la scelta migliore da fare, la giocata risolutiva da compiere. Quando sono entrambi nelle loro versioni peggiori, allora per il Milan si fa durissima girare.

Fortunatamente non sempre è così. Appena una settimana Suso ha firmato tre assist in altrettante reti rossonere, una delle quali messa a segno dallo stesso Bonaventura. Se in stato di grazia, lo spagnolo e il marchigiano sono veri valori aggiunti, frecce preziose nell’arco di Gattuso. La qualità di Suso è indiscutibile, così come la sua capacità di essere pericoloso ogni volta che ha il pallone tra i piedi. Jack è invece una sorta di lusso, se impiegato a centrocampo. Ha doti atletiche buone – che lo rendono molto valido anche in fase di copertura – e con i suoi inserimenti è una mina vagante per le difese avversarie.

Entrambi mancano tuttavia di personalità, o meglio, di leadership. Non sono mai stati gli uomini cui aggrapparsi nei momenti davvero bui di una stagione o di una partita. Prova ne è che anche per questo (seppur marginalmente, è chiaro) negli anni passati non sono stati in grado di elevare i diversi Milan in cui hanno giocato oltre il loro effettivo valore in termini di posizionamento in classifica. Il vero motivo per cui sono da molti “ostracizzati” a mio avviso viene proprio da qui: vengono considerati campioni, ma non lo sono. È banale riproporre il solito discorso trito e ritrito, ma in un Milan ancelottiano qualsiasi non sarebbero mai stati titolari. Forse nemmeno le primissime scelte in uscita dalla panchina. Sono superiori a gran parte dei loro compagni, chiaro, ma non ci cambiano la vita, e di fatto finora rarissimamente lo hanno fatto davvero. Vanno presi per ciò che sono: degli ottimi giocatori per la nostra situazione attuale, sicuramente gli ultimi (o tra gli ultimi) da cambiare per compiere il salto di qualità, ma comunque in qualche modo sacrificabili, in caso di offerte di alto livello.

Fab

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Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.