Il caso Tomori finirà male? Ma c’è già giurisprudenza

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Ebbene sì, so che l’attenzione di gran parte del mondo rossonero è rivolta al rinnovo di Donnarumma, ma francamente questa storia è diventata noiosa e stucchevole. Dovrebbe farci imparare qualcosa ma come sempre, quando finirà, nessuno se ne ricorderà più e nessuno avrà capito che in molti casi il giocatore è di proprietà del proprio procuratore e non della società detentrice del cartellino. Ma tant’è, siccome si è scritto, si è detto e si continuerà a farlo per altri mesi, vorrei spostare l’attenzione su un caso, che personalmente, ritengo importante e determinante per cercare di decodificare il modus operandi di Elliott.

Tomori, aldilà dell’impatto sportivo, che è stato deflagrante, avrà un peso anche per capire come e quali saranno le intenzioni della proprietà sull’argomento mercato. Partiamo da un punto fermo, il riscatto. La cifra pattuita a gennaio è decisamente alta, 28 milioni, bruscolo più o bruscolo meno. Un bel gruzzoletto da dover racimolare o da investire su un giocatore che, per quello visto adesso, sarebbe ben speso. Però, andiamo alla genesi di questo prestito. Tomori arriva dopo una serie di trattative arenatesi per problemi sulle valutazioni. Mi viene in mente Simakan, aldilà dell’infortunio al ginocchio o anche Tomiyasu. Trattative che vedevano il Milan offrire non più di 15M€ mentre dall’altra parte la richiesta è sempre stata superiore di diversi milioni. Quindi si arriva a Tomori, il Chelsea non lo molla a titolo definitivo e pertanto decide per un prestito con diritto. Qui c’è il primo problema, il Chelsea è una delle poche società al Mondo che non tratta, o meglio, non tratta quasi mai e lo fa solo a suo piacimento. Ergo, se ha messo una quotazione di 28M€, a giugno si aspetta tale cifra per liberare il giocatore. Calcolando la posizione di Elliott di non mettersi a fare aste, il punto d’incontro sarà difficile da trovare. Secondo punto, nessuno, ripeto nessuno, si sarebbe aspettato dal ragazzo un impatto di questo genere. Forse il Chelsea che lo ha “blindato” con un riscatto così alto, ma di certo, non il Milan. Terzo punto, la trattativa, qualsiasi essa sia, ci vede partire da una posizione di difficoltà, perchè tutti noi, da settimane ne chiediamo il riscatto, nell’ambiente rossonero non sono certo mancati paragoni ed elogi, così da rendere a noi fondamentale la sua permanenza. Questa è la peggior posizione per poter intavolare una trattativa, soprattutto con un muro come quello del Chelsea. Vista così si mette male ed è proprio per questo che questa trattativa (insieme ai vari rinnovi caldi, Kessie in primis) ci diranno molto di Elliott e della sua intenzione. Sia chiaro non prendere Tomori non sarà la fine del Mondo, ma sarà un messaggio chiaro sul tipo di investimenti e di interessi economici che ha la proprietà.

Qui entra in gioco la giurisprudenza del titolo. Elliott ha in mente un percorso chiaro e ha già dimostrato che tipo di politica vuole mettere in piedi. Ad oggi, aspettando la fine di questa stagione, su alcune cose ha avuto ragione, su altre si è ravveduto e su altre ha sbagliato clamorosamente. Una cosa però è chiara, non butta via soldi, non fa i cosidetti “regali del presidente” e non ha “tesoretti” da buttare in qualche trattativa del 30 agosto. Fa investimenti che ritiene oculati e proficui per le proprie casse, non per il risultato sportivo rossonero. Attenzione, questo è un passaggio importante. Se pensiamo alla campagna acquisti della scorsa estate, tolto Tonali che è stato un investimento che sicuramente andranno a rivalutare, il resto sono state operazioni da Elliott. Escluso Ibra che è stato il contentino per quietare tutti. La giurisprudenza arriva anche da Bakayoko, che dopo il prestito al Milan, anche in quel caso con diritto ad una cifra alta, con lo stesso interlocutore, è stato lasciato andare. Sia l’anno scorso che l’anno prima. Ergo, Elliott non si mette a fare ragionamenti troppo complicati sull’acquisto di un giocatore. Lo rietiene un potenziale investimento, lo fa ma alle cifre che vuole e alle condizioni che vuole. Giusto che sia così, ma attenzione poi alla parte sportiva che diventa fondamentale, perchè poi qualche cosa bisogna pur vincerla. In Italia la componente risultato è determinantissima e su questo Elliott deve ancora farci il callo. La giurisprudenza, ad oggi, ci dice che Tomori è già seduto su un volo Milano-Londra di sola andata, perchè tra Elliott e Chelsea sarà difficile che si trovi un accordo soddisfacente. Però è proprio qui che capiremo quanto la dirigenza rossonera, sarà in grado di far pesare il proprio giudizio, come Ibra e Kjaer nel gennaio 2020.

Oltre al risultato sportivo di questa stagione, che per noi sarà determinante, dovremo anche aspettarci le mosse di Elliott, che non sono necessariamente quelle che ogni tifoso si aspetta. La eventuale conquista della Champions League non comporta lo sbraco per la proprietà, aspettiamoci di tutto senza farci illusioni, di certo, parere mio, per un preocesso di crescita sportivo, a questa rosa, servono rinforzi veri e non prospetti, ma io sono un tifoso e non amministro una società con un passivo annuale di oltre 100M€.

FORZA MILAN

Johnson

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"...In questo momento l'arbitro dà il segnale di chiusura dell'incontro, vi lasciamo immaginare fra la gioia dei giocatori della formazione rossonera che si stanno abbracciando..." la voce di Enrico Ameri chiude la radiocronaca dal San Paolo di Napoli. Napoli-Milan 2-3, 1 maggio 1988. Per me, il lungo viaggio è cominciato da lì, sempre e solo con il Milan nel cuore.