Il derby più strano

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In questo periodo dominato dalla sensazione di fragilità e dalla paura di ripiombare nell’incubo di marzo e aprile resiste, non senza sbandamenti, l’appiglio del calcio giocato a cui tutti noi malati possiamo aggrapparci. Per noi amanti dei colori rossoneri in particolare è, o dovrebbe essere, una settimana speciale: di solito la tensione cominciava a montare il lunedì mattina al primo caffè, si alimentava delle pressoché ininterrotte discussioni dei giorni successivi, per raggiungere il suo apice una volta giunto al Piazzale dello Sport fuori dallo stadio a suon di fugaci sguardi colmi di odio verso chiunque indossasse i colori nemici e di reciproco incoraggiamento con i fratelli rossoneri. E’ sempre stato il mio momento preferito del derby fin da bambino, più ancora di quando entravo a San Siro o di quando entravano le squadre.

E’ un momento delicato e il modo di vivere il calcio non è più lo stesso, quantomeno per il sottoscritto, e anche questa settimana che una volta era così speciale è stata risucchiata in una routine che ha dell’inquietante, con l’infinita e ancor più inutile del solito sosta per le nazionali che non ha certo aiutato. Peccato, perché il Milan degli ultimi mesi è una squadra godibile che sembra diventare sempre più solida e le maligne considerazioni, che spesso in modo scherzoso sono il primo a fare, sul fatto che i nostri giochino così bene solo in questo calcio “parziale” sono un tantino ingenerose. Detto questo, se il calcio senza pubblico può risultare strano e per qualcuno indigesto, un derby senza pubblico rischia di risultare quasi privo di senso, se derby si vuole chiamare, perché si tratta del genere di partita in cui l’ambiente circostante influisce maggiormente sul rendimento dei calciatori, sia in positivo che in negativo. Non c’è altra partita con un tasso di emotività e sofferenza paragonabile, sia per chi gioca che per chi guarda. Questa è la minestra che ci tocca mangiare, e bisogna anche sperare che duri perché anche le squadre di calcio stanno pericolosamente avvicinandosi ad essere dei focolai in piena regola, e i protocolli di sicurezza possono arginare la situazione solo fino a un certo punto, e in queste ore vedremo se gli esiti dei vari tamponi di rientro riserveranno altre sorprese. I nostri rimpatriati pare siano tutti negativi, gli intertristi invece attendono ancora alcuni esiti.

Dal punto di vista meramente sportivo, si può dire che tutto sommato arriviamo all’appuntamento in discrete condizioni, veniamo da una serie di risultati positivi con qualche sofferenza e fatica di troppo patiti nei 387665885 preliminari di Europa League, speriamo che la sosta abbia permesso a qualche giocatore chiave di rifiatare un po’, quantomeno sul piano nervoso. Per esempio Çalhanoğlu, apparso un po’ debito d’ossigeno nella maratona portoghese ma abbastanza sul pezzo con lo Spezia, ha brillato anche in nazionale con gol e assist confermandosi sui livelli degli ultimi mesi. Il turco è una delle armi migliori che abbiamo per sperare di battere gli orrendi cuginastri, insieme a Theo e ovviamente Ibra, che una volta espulso il Covid dall’organismo a suon di calci rotanti e chilometri sul tapis roulant entrerà in campo con ancora più cattiveria e voglia del solito di spaccare tutto e tutti, compagni compresi. La sfida sulla fascia con Hakimi che attende il francese, in particolare, potrebbe essere la chiave per bucare la fortezza degli uomini di Conde, di cui comunque temo la grinta e l’atteggiamento che certamente metteranno sul piatto, la possibile prevalenza a centrocampo e la temibilissima coppia d’attacco. Mi spiace che non ce la faccia Rebic perché sarebbe stata un’altra arma importante, ma ce la possiamo giocare, a patto di metterci almeno la stessa grinta e di giocare con intelligenza, diciamo come il primo tempo dell’ultimo derby cancellando dalla mente il secondo.

Non ce n’era bisogno perché me li ricordo più o meno tutti, ma sono andato a spulciare le statistiche degli ultimi anno, diciamo nell’epoca post-Ibra 1, e c’è da rabbrividire. Sarebbe carino portarne a casa uno perché, per dirla in francese, ne ho piene le palle di prendere schiaffi da quelli lì: quest’estate siamo riusciti finalmente a pettinari gli orrendi carcerati, possiamo farcela anche con gli orrendi cuginastri.
Forza vecchio cuore rossonero!

Tuco

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Vedere Gullit e Donadoni fare polpette del Napoli a San Siro mi ha fatto innamorare del Milan, vedere Marco Van Basten segnare il gol più assurdo della storia mi ha fatto capire che il calcio può essere anche arte, vedere Buffon a gambe all'aria un attimo prima di trionfare in finale di Champions sui nemici di sempre ha dato un senso alla mia vita di tifoso rossonero