Il momento è ora. Siamo pronti, forse

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E così siamo arrivati al momento del dentro e fuori per l’obiettivo massimo a cui possiamo aspirare come tifosi rossoneri dell’ Annus Domini 2021: la qualificazione alla prossima edizione della Champions League. Il Milan manca dalla massima competizione europea (massima fino alla prossima Superlega ovviamente) da quel 2014, anno in cui la squadra allora guidata da Seedorf fu sculacciata sonoramente dall’Atletico Madrid del Cholo Simeone e di Diego Costa.

Da quell’epoca sembrano passati decenni visto che si sono dolorosamente avvicendate proprietà, si sono dati il cambio molti allenatori (più un allenadrone) e molti dirigenti. Per non parlare delle centinaia di giocatori che hanno vestito la gloriosa maglia ma hanno lasciato segni ben poco tangibili della loro presenza sulle pagine della nostra Storia.

Ora pare che la qualificazione alla remunerativa ex Coppa Campioni sia l’unico viatico possibile per toglierci dalle sabbie mobili della mediocrità, che ormai ci avviluppano da anni. Pare che sia l’unica strada per alzare la testa e ricominciare ad ambire a qualcosa di più che ai piazzamenti vieppiù deprimenti dell’ultimo decennio.

Bene, quindi. Facciamo che per qualche giorno mi autocoinvinco che tutto ciò che ho scritto nell’ultimo paragrafo sia vero. Perché se per caso Elliott e i suoi fratelli decidessero di non uscire dalla mediocrità neanche con la qualificazione alla Champions, allora ci sarebbe davvero da preoccuparsi pesantemente.

Ebbene per entrare nei primi 4 e centrare l’obiettivo questa squadra dovrà mettere da parte tutte le beghe interne, i contratti in scadenza, i prestiti e le scaramucce di spogliatoio (e di social network). E dovrà farlo per andare a Torino al cessum e vincere o quantomeno non perdere. Cosa mai successa da quando l’odioso stadio di proprietà ovina è stato inaugurato ormai quasi 10 anni fa.

A mio modestissimo parere, pur non condividendo in alcun modo il comportamento di Ibrahimovic negli ultimi mesi e non essendo d’accordo con il rinnovo del suo contratto, ritengo che l’unico che in qualche maniera possa guidare la truppa in questa impresa apparentemente ai limiti dell’impossibile sia proprio il numero 11 svedese. Le nostre speranze sono appese alla classe senza tempo di un (quasi) quarantenne distratto da mille temi extra calcistici e fisiologicamente a fine corsa: questo fa capire il livello di carattere e di caratura dei suoi compagni di squadra, che noi tutti forse o senza forse, abbiamo sopravvalutato nel corso dell’ottimo 2020 a tinte rossonere.

La speranza è che Zlatan tiri fuori una partita stile Napoli lo scorso novembre. E che contemporaneamente la juve del profeta del calcio liquido passi per l’ennesima volta in stagione allo stato gassoso ed evapori nel cielo primaverile di Torino.

Ammetto che a causa di questi 10 anni (10!!!) di batoste all’ex Delle Alpi faccio fatica a visualizzare mentalmente una nostra vittoria domani, ma spero ovviamente di essere sorpreso dagli eventi di domenica sera. Come avrete potuto intuire non sto scoppiando di fiducia: il mio timore è che abbiamo gettato alle ortiche le nostre chance con un 2021 da incubo e che il de profundis sia stata la doppia sconfitta in 5 giorni tra il Sassuolo e la Lazio, seguita dall’esplosione della tensione interna tra Donnarumma, Calhanoglu, Ibrahimovic e chi più ne ha più ne metta.

Rinserriamo comunque le fila e approcciamoci alla partita, per quel poco o nulla che possiamo fare in quanto tifosi, con un minimo di fiducia e di speranza che l’inaspettato possa accadere per una volta a nostro favore. Il sogno bagnato sarebbe vincere con gol di Manduzkic, ma forse meglio non chiedere troppo. Una vittoria con gol di chiunque a qualunque minuto in qualsiasi modo e maniera, andrebbe benissimo

Insomma… oggi più che mai

FORZA VECCHIO CUORE ROSSONERO

Raoul Duke

ps: ho un interrogativo per voi che avete studiato. Come mai una squadra/ società che se va bene si qualificherà alla UEFA Conference League (qualsiasi cosa essa sia), ha deciso di investire a prescindere su un allenatore ancora top (anche se non più supertop) come Mourinho? Quindi non è necessario e obbligatorio l’ottenimento della Champions League per pianificare e sognare in grande?

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Milanista dalla nascita, primo ricordo Milan-Steaua del 1989 e prima volta nella fu Curva Sud in occasione di un derby di Coppa Italia vinto 5-0. Affezionatissimo al Milan di Ancelotti nonostante tutto e fiero delle proprie scorribande in Italia e in Europa al seguito della squadra fino al 2005, anno in cui tutto è cambiato. DAI NAVIGLI ALLA MARTESANA, DA LORETO A TICINESE, TRADIZIONE ROSSONERA, TRADIZIONE MILANESE!