Il termometro svedese

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Dopo la partita col Torino e nel flusso di coscienza del solito cazzeggio sul gruppo Whatsapp di redazione una domanda mi è sorta spontanea… ma se dovessimo per il rotto della cuffia qualificarci per la tanto bistrattata Europa League, poi quale sarebbe l’atteggiamento della nostra proprietà? Rinuncerebbero come già accaduto la scorsa estate pur di non disputare uno o più sfiziosissimi preliminari a Baku o a Tallin?

La domanda è lecita e il tema è interessante: vista la comunicazione degli Elliots è anche difficile fare pronostici sensati, dato che le intenzioni sei Singers sono a dir poco nebulose per quanto riguarda gli aspetti sportivi dell’AC Milan.

Spero quindi in qualche modo di agguantare la posizione utile per accedere alla competizione in modo da avere davanti due opzioni.

Opzione 1: ci giochiamo l’Europa League, cosa di cui sarei contento assai, soprattutto se venisse costruita una rosa per disputarla degnamente e non come un fastidio

Opzione 2: riunciamo all’Europa League e allora lì mi metterei davvero con il secchio di popcorn a veder cosa si inventano gli avvocati belva et similia

Ma forse ci stiamo spingendo troppo oltre dato che fino a lunedì sera eravamo una cosa tipo decimi e che le squadre in lizza per questo (mediocre) traguardo sono molte. Passo per passo in questa faticosa e accidentata risalita verso il modesto ma realistico obiettivo.

Una tappa della impervia salita è stata la vittoria risicata e striminzita su un Torino in caduta libera da settimane. Nota positiva la serata da spettatore non pagante di Donnarumma. Nota negativa l’essere arrivati con un misero 1-0 fino al 90esimo quando si sarebbe dovuta chiudere prima la pratica.

Personalmente ho iniziato a preoccuparmi seriamente sia per le facili occasioni gettate al vento sia per il nervosismo di Ibra mano a mano che i minuti passavano e che il distacco tra le due squadre rimaneva sempre di un gol. Il linguaggio del corpo e lo stato d’animo dello svedese, anche in serate più che grigie da un punto di vista di prestazione individuale, è divenuto il termometro vivente della situazione della squadra.

Se Ibra si defila la squadra si defila. Se Ibra è chiamato in causa con continuità la squadra rimane sul pezzo. Se Ibra sparisce dal campo, come ahimè accade con discreta frequenza, il resto dei compagni tende a defilarsi. Se Zlatan si innervosisce gli altri perdono la guida e la trebisonda.

A proposito dell’influenza di Zlatan sulla squadra, fiumi di inchiostro sono stati spesi sull’ala protettiva verso Leao, sul fatto che il portoghese fosse il prescelto dall’ex Galaxy ecc ecc ecc. Invece, nonostante l’addio di Pippatek, la deflagrante esplosione di Ante Rebic ha relegato Rafael a un ruolo ancora una volta di comprimario. Oltre ai plurimi e personalissimi sul giovane attaccante dal punto di vista tecnico e a proposito dell’effettiva portata del suo talento, mi lascia basito l’atteggiamento con cui si presenta in campo. Anche contro i granata, con il risultato ancora in bilico, è entrato al posto di Rebic: lampante il contrasto tra la faccia da duro e la cattiveria da uomo che non sorride mai del croato e la ghignante spensieratezza di Leao.

Se il ragazzo vuole fare strada deve necessariamente cambiare approccio e atteggiamento, diventare più Rebic e meno Rondalinho. Anche perchè nei momenti chiave un fuoriclasse come il Gaucho certamente non gigioneggiava ma andava dritto all’obiettivo. E poi perchè per fare il Ronaldinho devi avere talento di Ronaldinho e mi pare proprio che stiamo parlando di due pianeti calcistici distanti anni luce l’uno dall’altro.

Per cause di forza maggiore (squalifiche a pioggia) una grande chance per l’ex Lille sarà nella trasferta ‘mission impossible’ in quel del cessum per il ritorno della semifinale di Coppa Italia: dovesse in qualche modo tirare fuori dal cilindro una prestazione che ci trascinasse a una qualificazione che avrebbe del clamoroso, a quel punto anche le valutazioni su di lui cambierebbero drasticamente e anche la fiducia in sè stesso si impennerebbe. Ma forse meglio davvero smettere di sognare miracoli e pensare più realisticamente e modestamente alla trasferta di Firenze di sabato.

Proprio in vista della gara contro la rediviva Viola speriamo di recuperare Kjaer e Calhanoglu, anche perchè il Paquetà visto ieri non fornisce garanzie. Certo nel suo caso l’approccio e l’atteggiamento stanno migliorando, ma mancano completamente continuità guizzi e quella creatività e incisività in forza delle quali il buon Leonardo fece tirar fuori gli Elliotts un bel sacco di dobloni per prelevarlo dal Flamengo poco più di un anno fa.

FORZA VECCHIO CUORE ROSSONERO

Raoul Duke

 

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Milanista dalla nascita, primo ricordo Milan-Steaua del 1989 e prima volta nella fu Curva Sud in occasione di un derby di Coppa Italia vinto 5-0. Affezionatissimo al Milan di Ancelotti nonostante tutto e fiero delle proprie scorribande in Italia e in Europa al seguito della squadra fino al 2005, anno in cui tutto è cambiato. DAI NAVIGLI ALLA MARTESANA, DA LORETO A TICINESE, TRADIZIONE ROSSONERA, TRADIZIONE MILANESE!