Riceviamo e pubblichiamo una riflessione sull’incontro avvenuto ieri a Roma tra arbitri e allenatori di serie A, che è salito alla ribalta soprattutto per l’acceso scontro verbale tra Ancelotti e Rizzoli.
L’autore è un tifoso di altra squadra di serie A e, fortunatamente, dell’Olimpia Milano.
Lo spirito del post è di fornire, come spesso accade ‘su questi schermi’, uno spunto alla riflessione al civile e costruttivo dibattito tra di noi
Partiamo dall’assunto che la conoscenza delle regole del gioco sia basilare, soprattutto in un frangente in cui ci sono cambi piuttosto frequenti delle stesse.
Veniamo ora al problema: quest’anno sono state definite diversi cambiamenti nel regolamento ma queste novità non sono state comunicate adeguatamente a giornalisti, tifosi, dirigenti, calciatori e arbitri stessi. Rizzoli e Nicchi fanno mea culpa per non aver fatto lezioni private a domicilio per ciascun club, prima dell’inizio della stagione, mostrando superficialità. Ma il saggio dice “meglio tardi che mai” e quindi eccoci a commentare questo incontro di approfondimento e di chiarimenti degli episodi più discussi.
Prima ancora di iniziare interviene Ancelotti, particolarmente nervoso aggredisce subito Rizzoli chiedendo chiarimenti in merito a Napoli-Atalanta (scontro Llorente/Kjaer). Rizzoli fornisce una risposta ambigua e ‘paracul’a che Ancelotti probabilmente fraintende: Rizzoli sostanzialmente dice “ammettiamo che abbiamo sbagliato a non fermare il gioco” senza però precisare che era fallo in attacco e non rigore. Il risultato però è che Ancelotti pensa gli sia stata data la ragione si calma. E forse il designatore voleva ottenere proprio questo risultato per poter continuare l’incontro affrontando i tanti altri temi senza perdere tempo con polemiche inutili e perditempo su Napoli-Atalanta. Sappiamo però da video pubblicati sulla Gazzetta dello Sport, che a fine incontro i giornalisti rifanno la domanda a Rizzoli, il quale risponde questa volta in maniera esaustiva dicendo che il gioco doveva essere fermato per fallo in attacco su Kjaer. E che dare regola del vantaggio è stato un errore in quanto scelta inopportuna vista la posizione arretrata dell’azione in campo. Quindi assolutamente non rigore, ma fallo in attacco per gomito alto che avrebbe potuto essere valutato anche da rosso
Rizzoli chiarisce che il var non è uno strumento da usare ogni volta che si ha il dubbio, come spesso gli capita di sentire in diverse lamentele. Ma solo per episodi macroscopici e oggettivi. Altrimenti verrebbe a snaturarsi il senso di avere un arbitro in campo. E (sempre in maniera paracula) concorda con Ancelotti sul fatto che ad arbitrare debba essere l’arbitro in campo e non l’arbitro davanti al monitor del var, rassicurando però che i giovani arbitri in campo non prendono ordini dai vecchi arbitri carismatici al var, quando capita una configurazione simile.
I falli di mano involontari. Il capitolo probabilmente più complicato. Per spiegarlo mostrano l’Uomo Vitruviano di Leonardo Da Vinci e indicano due criteri:
- le braccia devono essere sotto l’altezza delle spalle, se invece superano quella linea e avviene il tocco involontario con la palla, è sempre fallo.
- in tutti gli altri casi in cui invece le braccia stanno al di sotto della linea delle spalle, conta se il movimento delle braccia è congruo a quello dell’intero corpo. In caso positivo non è mai fallo. Altrimenti il tocco è da punire valutando anche un eventuale ammonizione.
Per fare esempi pratici Rizzoli ha preso in considerazione i tanti tocchi di mano di De Ligt, alcuni puniti con il calcio di rigore ed altri no. Contro il Lecce e contro il Torino, per esempio, l’episodio è molto simile ma in uno l’arbitro ha fischiato il rigore e nell’altro no. Alcuni hanno giustificato la diversità di giudizio parlando di braccio leggermente più largo, ma è un fattore che abbiamo visto prima non esistere nei criteri di valutazione. Infatti Rizzoli ammette la presenza di un errore arbitrale (la prima di tante ammissioni) e chiarisce che in entrambi i casi non è mai rigore perché le braccia sono basse e congrue al movimento del corpo.
Si parla poi della regola 14 tirata in ballo dal Lecce in occasione della gara contro la Lazio. Il rigore sbagliato da Babacar andava effettivamente ripetuto invece di fischiare fallo all’attaccante entrato troppo presto in area. E questo perché prima ancora dell’attaccante erano entrati anche difensori. L’errore è del var che era ignaro di questa regola. Ma è anche dell’arbitro in campo che era posizionato male rispetto alle direttive date agli arbitri sul posizionamento durante i rigori, proprio per controllare le entrate in area.
Rizzoli promette infine che incontri come questo saranno fatti più frequentemente e che ogni settimana sul sito dell’Aia verranno spiegate in maniera trasparente le decisioni prese negli episodi più importanti e che verranno via via rese pubbliche le registrazioni degli audio tra arbitro e var riguardanti gli episodi più discussi.
Alla fine di questo interessante incontro vediamo Lorenzo Pellegrini andare da Rizzoli e chiedergli ulteriori chiarimenti sul fallo di mano in barriera per proteggersi la faccia. Rizzoli mina il gesto e spiega al calciatore romanista che è un caso limite, ma che anche in quell’occasione bisogna valutare due cose: il braccio (in questi casi sicuramente più alto dell’altezza delle spalle) non deve occupare un ingombro superiore a quello del proprio volto, quindi se lo sirene piegato in verticale ok, se lo si tiene piegato in orizzontale si rischia di incorrere nel fallo qualora la palla tocchi il braccio. Tutto questo risulta essere molto complicato ma anche la regola del fuorigioco se la su cerca di spiegare per la prima volta alla propria fidanzata risulta complessa. In realtà per noi che ormai l’abbiamo assimilata è semplice e immediata. Quindi anche per queste nuove regole bisognerà semplicemente abituarsi, ma il primo passo era conoscerle per bene. E già può ritenersi un successo aver chiarito che non è vero che qualsiasi tocco di mano è a prescindere fallo. E che non è vero che quindi basta mirare alle braccia dei difensori avversari per ottenere un rigore.
Venendo a un esempio pratico sul Milan, quello di Biraschi in Genoa-Milan è stato confermato essere rigore sacrosanto per il Milan perché il movimento del braccio del genoano non è congruo con il resto del corpo e quindi aumenta irregolarmente l’ingombro del proprio corpo.
MARINO
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