La bagarre per L’EL e l’inceneritore di bandiere

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Mea culpa, anche le supersfide con Roma e Spal me le sono perse, ma non per mancanza di voglia come successo con il Lecce, non avevo proprio modo. Sono pressoché certo di non essermi perso poi molto, anche se grazie agli highlights e a qualche chiacchiera scambiata con altri fratelli milanisti mi pare di capire che la squadra si è mossa benino in entrambe le occasioni, e che con i ferraresi un paio di disattenzioni e la scarsa mira sottoporta ci sono costati cari. Paradossalmente, finiamo per guadagnare un punto su chi ci precede, ma i prossimi tre impegni con Lazio, Banda Cavallero e Napoli saranno al limite del proibitivo e la vittoria con la Spal avrebbe fatto comodo per rimanere agganciati al treno, per quanto deprimente, dei preliminari di Europa League; adesso la situazione si complica, ma sarebbe stata ugualmente complicata, e le corazzate Verona e Parma ci stanno con il fiato sul collo. C’è solo da sperare che il rientro di Ibra dia i suoi effetti.

Un paio di settimane fa avevo dedicato qualche riga non proprio benevola nei confronti del giovane Leao, soprattutto riguardo all’atteggiamento indolente che lo caratterizza, in special modo quando entra dalla panchina. Per tutta risposta sono arrivati due gol nelle ultime tre partite, e a Lecce dopo il gol ha fatto anche il gesto di silenzio rivolto alla telecamera: mi piace pensare che abbia letto il mio pezzo e che ce l’avesse con il sottoscritto, e che ci abbia messo un minimo di quella roba grazie a quelle critiche….come dite? Razza di megalomane che non sei altro? Lo so, ma ogni tanto è bello darsi un tono e un’importanza che nella realtà non esistono.
Leggo poi commenti decisamente positivi sulle ultime prestazioni del turco, che sembra uno dei più in palla: personalmente mi sono fatto un’idea del giocatore diverso tempo fa e, con la piccola attenuante di essere stato spesso impiegato fuori ruolo, non lo ritengo adeguato ad essere un pilastro di una squadra che punti ad essere competitiva ai massimi livelli. Vista la sua propensione al sacrificio e le sue caratteristiche potrebbe risultare utile come rincalzo a centrocampo per far tirare il fiato a un ipotetico fuoriclasse, che comunque non abbiamo e quasi sicuramente non avremo. Vediamo come lo utilizzerà l’allenatore, chiunque esso sia, nell’ennesimo “nuovo milan”. Essendo in un buon momento potrebbe anche essere una carta da giocarsi sul mercato da parte della società, chiunque sia colui che si occuperà del mercato.

A questo proposito, e comprensibilmente, continua il silenzio sul futuro di Maldini sia da parte della società che del diretto interessato. E’ molto probabile, anzi auspicabile visto che siamo a Luglio, che le decisioni siano già state prese: se dovesse essere confermato che i vertici hanno già dato le chiavi dell’area tecnica a Rangnick, dubito fortissimamente che Maldini possa restare come collaboratore del tedesco; la personalità e la storia del personaggio sono troppo ingombranti. Tra le tantissime qualità che ammiriamo in Paolo, infatti, si può dire che l’umiltà non risalti particolarmente, e non è detto che sia un difetto, anzi: è probabile che tutti noi, nei suoi panni, ci rifiuteremmo di prendere ordini da un Rangnick qualsiasi. Non metto in dubbio minimamente l’amore e il senso di appartenenza di Maldini per i colori rossoneri, ma forse messo di fronte ad un out-out il suo carattere e il suo orgoglio gli impedirebbero di accettare di essere declassato dopo un solo anno di lavoro pieno ed effettivo, per quanto criticabile. Certamente la società non farà mai il passo di mandarlo via e, se così dovrà essere, faranno finta che la decisione venga solo da lui.

D’altro canto siamo abbondantemente vaccinati, ormai si è perso il conto delle bandiere che negli anni sono “tornate nella famiglia” in altre vesti per trasmettere il DNA Milan e tutte le altre balle che non sto a ripetere, per essere accantonate un minuto dopo come i peggiori incompetenti della terra (in qualche caso anche giustamente). Certo Maldini è un’altra cosa ancora, fa più specie, se si considerano anche i quasi dieci anni che ha impiegato per rientrare, proprio perché era il primo a non volersi bruciare come dirigente.
Spero come sempre di essere smentito perché per lui ho un affetto particolare.

Tuco 

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Vedere Gullit e Donadoni fare polpette del Napoli a San Siro mi ha fatto innamorare del Milan, vedere Marco Van Basten segnare il gol più assurdo della storia mi ha fatto capire che il calcio può essere anche arte, vedere Buffon a gambe all'aria un attimo prima di trionfare in finale di Champions sui nemici di sempre ha dato un senso alla mia vita di tifoso rossonero