Lo sapevamo – Esattamente come ad inizio stagione il bel filotto di risultati del Milan sta portando un’ondata di odio che non ha nessuna spiegazione. I tifosi milanisti tornano ad essere felici dei risultati della loro squadra, vedono una crescita lenta ma costante e (ri)trovano una bella dose di entusiasmo alla vigilia di un ciclo di partite durissime e di importanza fondamentale ma un nucleo di disperati nostalgici torna all’attacco del Milan. Non troviamo alcuna spiegazione come non la trovavamo ad agosto quando era “Suso e Cutrone alla faccia di Fassone”. In primo luogo per una questione logica: al limite la critica feroce al Milan la puoi fare quando mancano i risultati mentre, stranamente, il “gruppo vedove” nel periodo di crisi attaccava soprattutto proprietà e dirigenza. Sapevamo che sarebbe successo ma comunque ci piange il cuore. Tra chi spera nell’infortunio dei giocatori del Milan, chi posta fotografie infami su Twitter e chi scrive editoriali deliranti stiamo assistendo al progressivo allontanamento di chi rimpiange il vecchio establishment rossonero.
Pane al pane – Lo diciamo con chiarezza e fin da subito, in modo che sia chiaro anche ai più lenti nei meccanismi mentali: rimpiangere la vecchia dirigenza non è motivo di discriminazione ai nostri occhi. È una posizione legittima e rispettabile anche se per certi versi antistorica e “revisionista”. Gli ultimi anni di calcio gramo, senza successi e indebitato fino al limite del fallimento sono dei dati incontrovertibili. Come, ad onor del vero, lo è la sala dei trofei di Casa Milan arricchita in maniera incredibile da quella dirigenza. Quello che non ha nessuna giustificazione è l’atteggiamento di certa stampa e certo tifo che nel complesso possiamo definire “astioso”. Ne abbiamo avuto prova ieri a Radiorossonera: con questa frangia di tifosi sembra non esserci nessuna possibilità di dialogo perché per loro il Milan inizia e finisce con Fininvest. Se ti inchini alle loro opinioni, bene; se non lo fai, parte l’insulto. Si comportavano così quando stavano “al potere” e continuano a farlo ora che stanno “all’opposizione”. Il tutto in barba a quello che dovrebbe essere il bene primario del loro tifo: il Milan.
Uno sguardo in casa nostra – Per impostazione mentale cerco sempre di guardare prima in casa mia per risolvere un problema. Anche in questo caso non posso che fare lo stesso invitando tutti (il sottoscritto, i redattori, gli speaker e gli ascoltatori) a mantenere il controllo. Capisco che sentirsi dare dell’interista oppure del “non milanista” dia fastidio ma non è la fine del mondo. Soprattutto sapendo che l’intento di questi personaggi è provocatorio. Il loro scopo è farsi trattare come loro hanno trattato i milanisti per un decennio abbondante ed avere paglia in becco per andare a piangere sui loro siti amici, nelle televisioni e dai loro avvocati inneggiando ai “cattivi che mi hanno maltrattato”. Meccanismo elementare che funziona troppo spesso ma solo nella misura in cui siamo noi ad abboccare. Trovate un messaggio di quel tipo in chat? Fate come abbiamo fatto per anni su milannight.com, prendeteli per i fondelli perché a bannarli ci penserà poi chi di competenza. Prima o poi si renderanno conto che con noi non attacca. Regola numero uno: seppellirli di risate con ironia e classe. Loro non capiranno comunque ma noi ci divertiremo un sacco.
Il tempo, risorsa scarsa – Lo dico perché Radio Rossonera e tutto il mondo che la circonda e la sostiene non ha tempo da perdere. Le nostre energie vanno in direzione opposta. Radio rossonera, milannight.com, Milanisti1899, milanisti non evoluti, APA Milan e tutti quelli che hanno deciso di darci la loro fiducia stanno cercando di fare l’operazione esattamente contraria andando lentamente a ricostruire quel tessuto connettivo che ha sempre legato i fratelli rossoneri fino all’avvento dei creatori di scismi. “Evoluti-non evoluti”, tastieristi-tifosi da stadio”, “milanisti veri-milanisti falsi” sono tutte divisioni che hanno creato loro, non noi. È roba vecchia, che sa di decennio scorso. Noi cerchiamo di superare questa divisione rimettendo al centro del discorso il Milan. Il quale, si badi bene, non deve diventare dogma perché il fideismo ed il culto della personalità non sono la nostra cifra. Qui si tratta piuttosto di ritrovare quel minimo comune denominatore che ci permetta di riconoscerci tutti in quella maglietta a strisce verticali rossonere di uguali dimensioni fosse anche al costo di ritrovarsi sul colore della maglia e solo su quello. In quel caso avremmo comunque un punto da cui ripartire.
Insieme.
A breve, e qui scatta lo spoiler, partiranno delle iniziative volte ad allargare la fascia di tifosi del Milan che vogliono tornare ad essere protagonisti della storia del loro club. Senza trionfalismi, senza verità assolute, senza patenti di tifo ma solo con la voglia di fare e di dare una mano alla nostra squadra del cuore. Chi vuole stare con noi tifa Milan, chi non vuole stare con noi tifa Milan lo stesso.
Un’occasione unica – La storia, nella sua democratica miopia, ci ha messo di fronte una grande opportunità. Siamo all’anno zero del Milan ed anche a quello dei suoi tifosi. Non possiamo permetterci il lusso di buttare via un’occasione irripetibile. Possiamo essere di supporto ad una squadra che, si spera, proverà a tornare al livello che le compete: in cima al calcio mondiale. Possiamo farlo da protagonisti partecipando in prima persona alla vita del club, stare a massacrarci in polemiche inutili tra di noi serve solo a chi al Milan non vuole bene. Lasciamoli fare, noi puntiamo ad altro. E qui scatta il dettato: prendete carta e penna perché sto per dare la linea editoriale di Radio Rossonera e di tutto il mondo che la circonda. Siete pronti? I redattori di milannight già la conoscono e si sono adeguati. I redattori di Radio Rossonera ne hanno avuto un saggio nei giorni scorsi e me ne saranno testimoni. Siete pronti?
Eccola: non abbiamo nessuna linea editoriale. Siamo, molto più umilmente, tifosi del Milan. Esiste una sola regola: non litighiamo tra di noi e dedichiamoci a fare tornare grande questa squadra.
Forza Milan.
Il resto sono tutte cazzate.
Pier
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