La magia di Stephanus

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“Dunque, ricapitoliamo… I dieci ingredienti? li ho messi. Il catalizzatore? C’è. La pentola bolle, è pronta. Gli ingredienti per l’estensione dell’incantesimo? A portata. E’ il momento della formula e speriamo bene…”

Così rimuginava, tra se e se, il mago “Stephanus Do Spiolimiento” nel suo antro, in cima alla torre del castello di Mediolansis, mentre preparava il magico intruglio. La miscela era stata commissionata dal plenipotenziario del Re, il Marchese Scarogno (un nobile che si portava sfiga da se) e dai suoi 1842 generali ed ufficiali (ben pagati peraltro dalle già esangui casse di re Gordino II), che aveva chiesto al mago, anzi ordinato, in vista dell’imminente battaglia contro gli odiati nemici. La magia avrebbe dovuto dare forza alle stanche e male equipaggiate truppe di Mediolansis tagliando letteralmente le gambe, al contempo, delle soverchianti truppe nemiche. Era l’unica speranza e tutto poggiava sulle capacità del mago Stephanus.

Four and four, one and one
Fast and furios all at once
Cur de chi, cur de la
Toca la bala e metela ‘nscià…

Piff, puff, poff…Booooom ! Una nuvola di fumo rossonero si alzò dalla pentola. Era l’alba e l’incantesimo era stato lanciato. Gli eserciti schierati, le bandiere al vento, le spade sguainate, le alabarde brandite, le asce impugnate e la battaglia, finalmente, iniziò. Nel mentre il popolo di Mediolansis, riunito nel tempio, pregava per la vittoria perché la paura del saccheggio del nemico, laddove vittorioso, era palpabile. Sapevano bene, i mediolansiesi, che oltre al danno del saccheggio avrebbero subito le beffe del nemico vittorioso e questa, come dire… aggiungeva alla paura il giramento di coglioni. Mai gli Dei, prima di allora, furono così intensamente evocati con preghiere, sacrifici e atti scaramantici di cui è meglio non dire oltre.

Ora, dovete sapere che il mago “Do Spioliminento” non era un gran mago. Pur avendo una certa anzianità di servizio non era mai andato oltre il primo livello. Era già stato, e poco gentilmente, esiliato dai regni per i quali aveva servito incluso quello degli odiati nemici di Mediolansis per via del suo modo pasticcione e tremebondo di esercitare le arti magiche col bel risultato di far perdere ai suoi antichi padroni battaglie e guerre e in quantità.

Chiunque si sia mai cimentato, anche solo per scherzo, con le cose arcane sa bene che l’efficacia di una magia dipende da molti fattori. La qualità degli ingredienti ad esempio. Un conto sono le lingue di drago essiccate al sole, rarissime ed in quanto tali preziose, un conto è surrogarle con quelle di ramarro liofilizzate industrialmente, e via così. Senza contare il catalizzzatore (fattore di importanza fondamentale) e, non ultima, la potenza del fluido magico del mago stesso, l’elemento che fa reagire l’alchemico composto e che ne crea e mantiene nel tempo la potenza della magia evocata.

Rarissima immagine dell’Ibraimio scoperta negli archivi segreti…

La situazione non si presentava bene. Gli ingredienti avevano dovuto essere recuperati con i pochi soldi che le casse del Re mettevano a disposizione e certo non si poteva andare alla boutique della magia se non per pochi di essi, giusto quelli ritenuti più importanti. Gli emissari del re, per quanto animati da buona volontà, non erano particolarmente esperti e nel comprare gli ingredienti di qualità si fecero in buona parte fregare da venditori senza scrupoli. Per gli altri, con quel poco o niente che era rimasto, dovettero accontentarsi del mercato dei poveri (nelle due recenti sessioni) dove trovarono intrugli a basso costo ma di bassa qualità alcuni presi addirittura a prestito. Così, sulla parola, in fondo erano emissari accreditati dal Re in persona e spalleggiati dai suoi avvocati belva. Per il catalizzatore furono più fortunati. Scovarono una riserva di Ibraimio che, per quanto scaduta da tempo, era ancora in grado di assolvere al proprio dovere seppur per tempi limitati. L’Ibraimio è un elemento rarissimo, non presente sulla terra, contenuto in una meteorite caduta nella tundra svedese qualche milione di anni fa. Esaurita la riserva, scoperta a suo tempo da un esploratore Napololandese che, accortosi delle straordinarie proprietà catalizzatrici dell’elemento, ne fece gran commercio arricchendosene, si sarebbero dovuti usare altri catalizzatori per quanto non così efficaci. Nel nostro caso l’Ibraimio venuto in possesso di Stephanus era già stato usato molte, troppe volte, perdendo parte della sua carica e per questo la durata dell’incantesimo, ancorchè la sua potenza, non erano prevedibili.

Nonostante tutto però sembrò funzionare. Per l’intera mattina di quel giorno infausto le truppe di Mediolansis risultarono vittoriose sul campo, marciando indiavolate sul nemico che appariva inerme conquistando ben due roccaforti. Il mago nemico, il Conte di Gonde, un mago che si era messo in testa un’idea meravigliosa come Cesare Ragazzi, fu preso alla sprovvista. Il grande mago aveva facoltà incontestabili ed in virtù della sua fama (si raccontavano cose da far agghiaggiare la pelle), aveva ottenuto dalla stirpe dei Re Suninghi tutto ciò che aveva richiesto. Quanto di meglio il mercato aveva da offrire. Forte di questa superiorità non si aspettava nemici così pugnaci e sembrò non capirci nulla. Capì però immediatamente, da quel bravo mago che era (e per quanto stesse sui coglioni ai più, almeno localmente godeva di grande fama e favore), che il suo dirimpettaio avesse lanciato l’incantesimo giusto. Conosceva anche, però, tutti i limiti di Stephanus, la bassa qualità degli ingredienti a sua disposizione, il basso potere del suo fluido magico e la probabile scarsa durata del catalizzatore. Sapeva pure che le pozioni per l’estensione dell’incantesimo di Stephanus erano nulle o quasi e che sarebbe bastata la formula giusta per rompere la magia e si sarebbero ribaltate le sorti della battaglia. Era necessario solo resistere ed aspettare con pazienza e trovare l’anatema corretto.

Lo sapeva anche Stephanus, che non era un gran mago ma non era nemmeno cretino. Pregava che quando la battaglia fosse ricominciata dopo la pausa pranzo (allora ancora si usava…) l’incantesimo sarebbe sfumato lentamente permettendo di arrivare a sera, quando la battaglia sarebbe finita, onorevolmente. Sperava, l’illuso, di riuscire a mantenere almeno una delle posizioni conquistate o, al massimo, perderle ambedue finendo in un nulla di fatto, una specie di pareggio… Fece i conti senza il Conte (di Gonde). La contesa era ricominciata da poco quando, al mago con in testa l’idea meravigliosa ma ormai preso dal panico, glie ne venne in mente un’altra. Quella di lanciare, da grande distanza, la “maledizione del Broz” (un antico veggente di origini balcaniche…). Il gioco gli riuscì, rompendo l’incantesimo di Stephanus, a da li in poi per i mediolansiesi fu disfatta nonostante l’utilizzo degli ingredienti per l’estensione che però risultarono ininfluenti. Senza l’incantesimo, perduta la magia di quella mattina luminosa ed esaltante, i valori in campo si sarebbero visti e le differenze tra i due avrebbero fatto il resto. I mediolansiesi perdettero subito le roccaforti precedentemente conquistate, il morale cedette, le file si sfaldarono, i soldati scapparono in rotta e dovettero cedere, ora della fine, terreni e castelli (almeno due). Quando la sera calò e con essa secondo le regole cavalleresche del tempo finì la battaglia, quattro minuti esatti dopo il tramonto, i territori conquistati sarebbero rimasti appannaggio del nemico. Ciò che era stato era stato e nessuno poteva farci più nulla.

Purtroppo lo scritto che ho ritrovato finisce qua. E’ un vecchio manoscritto e le pagine mancanti sono andate perdute. Le tradizioni orali tramandate fino ai giorni nostri raccontano di altre battaglie dei mediolansiesi contro altri nemici. Alcuni forti come quelli della battaglia di cui vi ho raccontato, altri meno, altri ancora famosi per combattere usando trucchi ed inganni poco nobili. Ma di come siano finite non è dato sapere. Certo che pensando a questo racconto intrigante mi chiedo, così, tanto per curiosità. Che fine avrà fatto il mago “Do Spiolimiento”? L’avranno perdonato e tenuto? E per quanto? Ne saranno arrivati altri di livello superiore o avranno preso giovani allievi neolaureati al dipartimento della magia ed arti occulte per poterli pagare con stipendi da fame? E la scorta di Ibraimio per quanto sarà durata? Avranno trovato i soldi per ingredienti di migliore qualità da consegnare a Stephanus o ai suoi sostituti? Ma soprattutto… Che fine avrà fatto il regno di Mediolansis? Ho trovato una traccia secondo la quale il regno sarebbe stato venduto da li a poco ma di a chi, per quanto, e per quale motivo, non ho trovato traccia.

Se, per caso, nella vostra libreria trovaste mai qualche informazione, magari in qualche vecchio papiro ereditato dalla bisnonna, fatemelo sapere. Sapete com’è, sono solo favole, ma la curiosità è tanta…

PS: scusare se ho divagato, se mi sono lasciato andare ed anziché ottemperare ai miei doveri di redattore ho preferito raccontarvi una storia ma oggi, e sono certo capirete, Il solo pensare al derby per scriverci sopra un post mi avrebbe fatto incazzare come un pittbull a cui hanno cavato un molare senza anestesia. E dai pittbull incazzosi è meglio stare lontani…

FORZA MILAN

Axel

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