Che noia. Sì, avete già capito. Quando c’è la sosta per le nazionali, il calcio italiano assume i contorni di una radura abbandonata ove, quei pochi individui che vi si trovano, trascorrono il tempo a parlare di ‘quello che era’ e, contestualmente, di ‘quello che non sarà più’. L’opinione calcistica nostrana sale in cattedra con compattezza granitica e, a seconda del risultato della sfida di turno, può rendere quella radura un grigio scenario malinconico, oppure, terreno fertile per un pomposo Rinascimento azzurro che però, ha quasi sempre la caratteristica di durare quanto una vecchia Kodak usa e getta.
La sosta per le nazionali è quel momento della stagione in cui, senza riserva, si sfoggia tutta la propria italianità e voglia di parlare del calcio del Bel Paese come di un movimento da risollevare con modernità, coraggio, scelte lungimiranti. Un pot-purri di idee ponderate e proattive che, al 90′ dell’ultima sfida della Nazionale, muta nuovamente nella consueta difesa della propria parrocchia, in pieno stile italico. Un po’ come quando ti lamenti con il vicinato di quanto sia sporca la strada e, dieci minuti dopo, sei il primo a gettare per terra un bel mozzicone di sigaretta perché tanto, alla fine, mica puoi essere tu da solo a cambiare le cose.
La giornata di ieri, 25 marzo, è stata quella del 95esimo anniversario della prima radiocronaca nazionale, quando si giocò Italia-Ungheria (risultato finale 4-3, ndr). Oggi, la ‘radiocronaca’, la fanno un po’ tutti fino a diventare chiacchiericcio. E così, in questo bel chiacchiericcio, scorre la (non) maturazione del calcio italiano, sempre più italiano e sempre meno calcio. Viene in mente quel meraviglioso estratto tra docente universitario e studente nel film La meglio gioventù:
“L’Italia è un paese da distruggere, un posto bello e inutile, destinato a morire”.
“Cioè, secondo lei tra poco ci sarà un’apocalisse?”
“Magari ci fosse. Almeno saremmo tutti costretti a ricostruire. Invece qui rimane tutto immobile, uguale, in mano ai dinosauri”.
Dopo questa – tutt’altro che necessaria – riflessione, torniamo alle sorti del nostro caro Milan. Aprile dolce dormire.. si dice. In realtà, per il Diavolo, aprile sarà tutto fuorché un mese in cui sarà consentito rilassarsi. Il Milan si gioca tutto, il suo tecnico Stefano Pioli anche di più. Abbandonate ben presto le ambizioni scudetto, seguite dal flop Supercoppa e Coppa Italia, per il Milan sono rimasti solo due obiettivi ed entrambi fanno rima con Champions League. Fondamentale arrivare tra le prime quattro in campionato, al fine di esserci anche il prossimo anno. Doveroso provare a superare il quarto di finale che vedrà i rossoneri affrontare la squadra più in forma di questa stagione: il Napoli di Luciano Spalletti.
La quiete prima della tempesta. Si fa per dire. Perché, nel sopracitato chiacchiericcio della sosta per le nazionali, non mancano mai le favole della buonanotte per addolcire – o inasprire – l’attesa dei tifosi verso la ripresa del campionato. E così tornano le bombe di mercato, le trame politiche attorno al nuovo stadio, le spine dei rinnovi contrattuali, i ruoli in bilico e quant’altro: dalla vecchia fiamma mirabelliana Alvaro Morata ad una sequela di nomi disparati e talvolta sconosciuti. Dalle bizzarre catene umane anti stadio all’arrivo di Gerry Cardinale in città. Dalle nuove esclusive sui prossimi misteriosi incontri con l’entourage di Leao al fuoco del malcontento che avvolge il tecnico Stefano Pioli e, nelle ultime settimane, anche il direttore tecnico Paolo Maldini.
Tanta carne al fuoco e, il bello, deve ancora venire. Al rientro dalla sosta, i rossoneri, andranno di scena al ‘Maradona’. Una sorta di trailer in attesa della doppia sfida di fuoco che manderà una delle due tra le migliori quattro d’Europa. Ad intervallare il confronto con i partenopei, ci saranno i match di Serie A contro Empoli (in casa, ndr) e Bologna al Dall’Ara. Sarà un mese per cuori forti e coronarie resistenti. Sappiamo bene come funziona: tutto cambierà in funzione di questi risultati, quantomeno a livello mediatico e di umore della tifoseria. Si riparte dagli ultimi tre deludenti risultati del Milan: k.o. contro la Fiorentina, pareggio contro la Salernitana, k.o. contro l’Udinese. Non una premessa fiduciosa ma, a questo punto, ogni calcolo viene meno e resta l’adrenalina di un mese che dà ai rossoneri l’opportunità di riscrivere la storia di questa travagliata stagione post scudetto. Respiro profondo, scongiuri, e si va in scena. Aprile dolce… sognare. Forza Milan.
Joker
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