L’allenatore conta

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Ci sono varie correnti di pensiero, c’è chi sostiene che l’allenatore conti poco o nulla, chi pensa che sia un buon 50% o chi, come il sottoscritto, crede sia di vitale importanza.
Il derby di Milano ci ha fatto vedere come un tecnico vero sappia tirare fuori il meglio dai propri giocatori senza bisogno di molti schemi o filosofie calcistiche astratte.
C’è chi predica tempo e chi invece ha sfruttato questo benedetto tempo per provare e riprovare la squadra arrivando preparato al Campionato.
Vale anche la pena ricordare come Antonio Conte abbia dovuto affrontare il precampionato con Longo ed Esposito attaccanti. Non è questione di tempo è solo questione di essere bravi allenatori o no, se sei bravo hai bisogno di meno tempo se sei invece un onesto allenatore da media serie A fai un po’ più di fatica…Questo per ora ci sta dicendo il campo.
Correva l’anno 1998 e si era appena seduto sulla nostra panchina Alberto Zaccheroni da Cesenatico, non certo Pep Guardiola ma un tecnico con idee nuove ed interessanti. A Udine aveva fatto fortuna con la difesa a 3 e stava cercando di impostarla anche da noi. Avevamo vinto le prime due partite a San Siro contro il Bologna e all’Arechi contro la Salernitana, ma i Viola con Batigol, autore di una tripletta, ci inflissero un sonoro 1-3.
Eravamo anche lì un cantiere aperto, la difesa a tre non dava garanzie però anche perdendo in casa e malamente, avevamo dato segni di vita e soprattutto di gioco. Con Giampaolo il nulla cosmico.
Oltretutto non comprendo nemmeno questa ostinazione nello schierare gente come Rodriguez o Biglia che sono imbarazzanti. Due ex calciatori.
Non ho neppure visto la grinta che una squadra inferiore dovrebbe mettere in un derby, ho visto però una pochezza tecnica preoccupante accentuata dalla paura di sbagliare, quando l’avversario accenna ad un leggero pressing non facciamo due passaggi di fila.
La squadra è costruita male, siamo impiccati da anni ad uno spagnolo che azzecca due assist e tre goal a stagione, che non si muove mai senza palla, che pressa sempre coi tempi sbagliati e che vuole sempre essere servito sui piedi. Come lui, la palla sui piedi la vuole Calhanoglu e la vuole un sempre più oggetto misterioso Paqueta. Giocatore del quale non si conosce ancora né il ruolo né la consistenza caratteriale, che pensa di essere un fuoriclasse perché capace di dribblare con la suola ma che invece non ha ancora dimostrato nulla.
Paolo Maldini e Zvone Boban per ora hanno le stesse colpe di un allenatore modesto che è stato scelto da loro peraltro, si è tutti sulla stessa barca e sta a loro riportarci a riva, perché altrimenti saranno i primi responsabili di questo scempio.
Leggende rossonere da giocatori ma nessuno sconto se faranno male da dirigenti.
Ora ci aspetta un Torino incazzato, squadra che in trasferta soffriamo sempre molto e che si schiererà col classico 352, modulo che finora il signor Marco Giampaolo ha dimostrato di non saper fronteggiare.
La situazione è grave e non si può cambiare allenatore ogni anno, è quindi dovere del Signor Giampaolo dimostrarci qualcosa, uscire dalla mediocrità in cui sta portando questa squadra.
E dire che non chiediamo la luna, ci accontenteremmo di vedere giocare a pallone e di una paio di tiri in porta per tempo, magari con un pochino più di grinta. Per ora invece non stiamo facendo nulla di tutto questo, anzi. Le colpe sono di tutti ma se la squadra fa queste prestazioni sono principalmente dell’allenatore.
Il tempo stringe caro Giampaolo.
Vi lascio con una domanda: ad allenatori invertiti secondo voi, avremmo perso il derby? La mia risposta è no.

MattLeTiss

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"Che cos'è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione". Per questo ho amato alla follia Dejan Savicevic e Matt Le Tissier. Milanista da generazioni, cuore Saints grazie a "Le God". Sacchi mi ha aperto un mondo, Allegri me lo ha chiuso. Sono cresciuto col Milan di Arrigo, quello per me era il gioco del calcio, tutti gli altri prendono a calci un pallone.