Lasciate ogni speranza o voi che tifate

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In queste surreali giornate che stiamo vivendo da un paio di settimane a questa parte, dove si incontrano virologi o presidenti del consiglio appena girato l’angolo, può apparire veniale e irrispettoso scrivere o discutere di cose di poco conto come il calcio. Tuttavia, rimane sempre la cosa più importante tra le meno importanti, e osservando con attenzione come si stanno muovendo le persone incaricate di gestire tutto questo circo si possono imparare molte cose.
La gestione del mini-problema calcio, in un momento assai problematico di suo, è un piccolo manuale sulle cose da non fare quando hai la responsabilità di prendere decisioni, importanti o meno che siano. Non ricordo grandi menti alla guida della lega calcio, come dimostrano i risultati del prodotto Calcio Italiano degli ultimi 15 anni rispetto alla concorrenza, ma l’attuale governance sta raggiungendo vette davvero inesplorate di incompetenza, inettitudine, e improvvisazione.
L’escalation di decisioni e contro-decisioni che questi signori sono riusciti a mettere in fila negli ultimi 6 giorni ha dell’incredibile: fino a venerdì sera c’erano in programma 6 partite di campionato a porte chiuse, decisione che si poteva tutto sommato catalogare come equilibrata; eh no, sabato ci svegliamo e scopriamo che sono tutte rinviate al 13 maggio (!), ufficialmente per preservare lo spettacolo e l’immagine (ahahahahahah) della Serie A.
Si parla di pressioni gobbe per non giocare a porte chiuse con l’Inter e non perdere l’incasso, dopo menate di giorni e giorni sulle proteste dei tifosi per il mancato rimborso; e sì che è la loro squadra del cuore e li sentiamo sempre vantarsi di vincere anche rubando, rimborso e juventus sono due parole che insieme non possono proprio stare.
A questo punto i cuginastri, comprensibilmente, si incazzano come bestie e con le buone, con le cattive e anche con qualche insulto, ottengono l’annullamento del rinvio e il recupero immediato della giornata persa, a porte chiuse come doveva essere fin da subito, e chi cazzo se ne frega dei vostri incassi.
La dietrologia spiccia potrebbe suggerire anche una specie di regia occulta del potente presidente della squadra che, alla fine di tutto questo casino, si trova al momento in testa al campionato; tutto è possibile a questo punto, abbiamo imparato che House of Cards è acqua fresca in confronto al mondo del calcio italiano.
Il meglio però doveva ancora venire: lunedì viene annunciato che Juve-Milan, semifinale di ritorno di Coppa Italia, verrà giocata regolarmente Mercoledì 4 Marzo a porte aperte, ma solo per i piemontesi. Martedì sera, dopo il report giornaliero sui contagi che evidenzia un incremento molto rilevante, si decide di rinviare la partita alla più classica delle “date da destinarsi” bocciando la soluzione porte chiuse, e a ruota fa la stessa fine Napoli-Inter per uniformità. Il Milan, che si trovava già a Torino, si incazza lui pure ma, ça va sans dire, non ottiene una beneamata cippa e se ne torna in una Milanello “blindata”. Sono state persino sospese le visite dei nostri numerosi e preziosi sponsor!

Nel frattempo, in zona Portello, succede di tutto: il CFO sbrocca spudoratamente sulla gazzetta vomitando con eleganza tutto il suo disprezzo verso CEO e proprietà, denunciando senza mezzi termini di essere stato scavalcato sulla questione allenatore e invitando di fatto la società a licenziarlo in tronco per giusta causa. A mio avviso una scelta, quella di Zvone, tutt’altro che di impulso e molto ben ponderata, forse per tentare il tutto per tutto e spingere la proprietà a scegliere tra le bandiere e lo spietato e prestigioso manager (io di prestigioso vedo solo lo stipendio, ma vabbé), o forse più cinicamente per scatenare un contenzioso che in questi casi si risolve quasi sempre in una succulenta transazione, ma salvando la faccia agli occhi dei tifosi.
Non si tratta per forza di schierarsi su chi ha ragione e chi ha torto, anche perchè personalmente preferirò sempre un Boban o un Maldini a 100 Gazidis, ma conta poco.

Provo a calarmi nel ruolo di coloro che hanno ricostruito, o stanno provando a ricostruire ormai da due anni, questa società abbandonata da Dio. Mi chiedo: ma lo scopo di inserire in società gli ex grandi giocatori, esattamente, qual’è?
Delle due l’una: ci affidiamo a persone che, pur non avendo grande esperienza dirigenziale, conoscono il calcio e i calciatori e sono in grado di fare scelte tecniche valide con risorse limitate, mettendo in conto che sbaglieranno, ma contando anche sul fatto che hanno a cuore le sorti della società; in questo caso, perchè a metà stagione saltarli a piè pari contattando direttamente un allenatore-manager che li renderebbe automaticamente superflui?
Viceversa, mettiamo due bandiere nei quadri dirigenziali a capo del settore tecnico ma di fatto con zero poteri, li strapaghiamo in modo che non ci rompano i coglioni e i tifosi/clienti si sentiranno tranquilli; bene, e tra tutti gli ex vai a prendere il più cazzuto di tutti, uno che ha fatto del rompere i coglioni una ragione di vita, uno che a vent’anni ha preso a calci un poliziotto in campo per difendere un tifoso? Ma come diavolo potevano sperare che Boban facesse lo yes man senza fiatare? Per Maldini si può fare più o meno lo stesso discorso, è più freddo, più razionale e non sbroccherà, ma a meno di clamorosi ribaltoni anche la sua avventura ha i giorni contati.

Non so voi, ma io devo fare uno sforzo immane per fare finta che questo sia ancora uno sport che vale la pena seguire, non c’è un barlume di credibilità nel calcio e tantomeno nel Milan, e il primo motivo di questa non credibilità sembra proprio il deficit razionale di chi è al comando.
Che dire, the show must go on, per cui sotto col Genoa! Vi spezzeremo le reni, ma sempre di mascherina muniti, ad almeno un metro di distanza e a porte chiuse.

Tuco

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Vedere Gullit e Donadoni fare polpette del Napoli a San Siro mi ha fatto innamorare del Milan, vedere Marco Van Basten segnare il gol più assurdo della storia mi ha fatto capire che il calcio può essere anche arte, vedere Buffon a gambe all'aria un attimo prima di trionfare in finale di Champions sui nemici di sempre ha dato un senso alla mia vita di tifoso rossonero