Libri di matematica e libri di storia. Gli esami non finiscono mai

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Hanno licenziato Paolo Maldini. Dal Milan. Caviamoci subito il dente perché, per il tifoso milanista, l’entità di tale frase ha la stessa valenza di un “Hanno pugnalato Giulio Cesare” pronunciato una mattina di marzo del 44 a.C. per le vie dell’antica Roma. Le nostre idi di marzo sono coincise con la giornata di lunedì scorso quando, ancora dediti ad asciugare le lacrime per l’emozionante saluto di Ibrahimovic a San Siro nell’ultima di campionato contro il Verona, il nostro mondo è stato sconvolto da una notizia che nessuno poteva anche solo immaginare. Nelle prime ore del pomeriggio si parla di un rapido summit tenutosi tra il plenipotenziario Gerry Cardinale e l'(ex) area tecnica composta da Paolo Maldini e Ricky Massara. Nelle premesse, doveva essere un incontro di pianificazione delle prossime strategie ma, la realtà, è ben diversa e si delinea pian piano già nelle ore successive. Non si tratta del solito raccontino, dei soliti gossip. Stavolta la bomba sta per esplodere e si passa rapidamente da ‘divergenze’, ‘aria pesante’, ‘frizioni’ a ‘rottura’, ‘addio’, ‘clamoroso’. Fino al freddo comunicato, di cui, conta solo citare l’affermazione più dura:AC Milan annuncia che Paolo Maldini conclude il suo incarico nel Club, con effetto dal 5 giugno 2023”.

Paolo Maldini lascia il Milan da dirigente dopo quasi 5 anni.

Quando esplode una bomba, per quante esercitazioni uno possa aver svolto nella vita, mantenere la calma e la lucidità è pressoché impossibile. Ed ecco che, chiaramente, cala un velo di smarrimento sul mondo Milan. I tifosi insorgono: ci sono quelli sanguinari e spietati che vorrebbero già la testa di Cardinale, quelli arrabbiati che giustamente si chiedono quanto possa impattare negativamente un addio così forte come quello di Maldini. Poi ci sono anche quelli più ottimisti che, nella ‘scissione’, intravedono un’opportunità per fare un salto in avanti. La verità, posto che ad oggi ve ne sia una, è che innanzi a qualcosa di così inatteso e lapidario, un fondo di verità alberga in ogni parrocchia del ‘clero’ rossonero. Se è vero che l’addio di Maldini possa essere il primo passo verso un progetto più definito e mirato, è altrettanto vero che la sua competenza mancherà tanto quanto l’iconicità della sua figura. Sul mercato, sullo spogliatoio, sull’immagine del Milan, sul collante con la storia e la tradizione del club. Su tutto.

Per quanto riguarda Cardinale, sarà il tempo – e il campo – a riservargli un giudizio definitivo. Ad oggi, il suo, resta un atto coraggioso. Nel bene e nel male. E ribadisco: solo il tempo potrà affinare quel giudizio e stabilire se, ‘coraggioso’, fa rima con ‘temerario’ o ‘incosciente’. E mentre aspettiamo di capire cosa sarà del futuro del Milan, si scatenano le previsioni sui metodi futuristici da Terminator che entreranno in gioco nei meccanismi organizzativi del club. Moneyball, algoritmi, Zelus analytics, player trading. Sembra una puntata di Diavoli, piuttosto che un focus su una squadra di calcio. La modernità dell’analisi numerica che si impone sul peso della tradizione. Un po’ come i sentimenti che attanagliano il dibattito: scienza vs religione. Matematica vs storia. La progettazione avveniristica made in U.S.A., contrapposta al peso della storia del Milan nel mondo, di cui Maldini è uno dei più significativi portavoce. Per adesso, alla domanda ‘può esistere un grande Milan senza Maldini?’, l’unica risposta che mi sento di dare è: sicuramente sì. E’ che è davvero difficile immaginarselo.

Geoffrey Moncada è pronto a diventare il perno delle strategie di mercato del nuovo Milan.

La palla passa al noto, ormai ex capo scout, Geoffrey Moncada. L’uomo delle moncadate, dei giovani bravi presi a poco. Per dirla in soldoni. Il giovane dirigente francese sarà coadiuvato dall’amministratore delegato Giorgio Furlani e dal tecnico Stefano Pioli, investito del ruolo di manager ‘all’inglese’. L’unico uomo che esce rafforzato dalla stagione 2022/23. Ed è una grande occasione per l’allenatore nativo di Parma. Lui, che era uno dei maggior indiziati a saltare, ora può godere di una preziosa seconda occasione. Non dissimile da quella ottenuta dalla sua ex guida Paolo Maldini, quella sera del 21 luglio 2020, quando l’allora CEO Ivan Gazidis sconfessava tutti i piani aventi come protagonista Ralf Rangnick per puntare sul nuovo assetto – privo del dimissionario Zvonimir Boban – ormai sgretolatosi all’inizio di questa settimana. Stefano Pioli può riscrivere il proprio destino al Milan, conscio dei tanti errori commessi in questa grigia stagione appena conclusasi e che, per adesso, non sono costati il posto. Ma se proprio Maldini insegna qualcosa, meglio stare attenti perché, a quanto pare, tutti sono utili e nessuno è indispensabile.

Il tecnico Stefano Pioli sarà maggiormente coinvolto nei piani dell’area tecnica del nuovo Milan.

Concludiamo con due considerazioni personali sull’addio shock di Maldini. La notizia è stata davvero forte da digerire. Comprensibili le reazioni degli addetti, compresi ex compagni, allenatori ecc. I due più grandi pericoli però, in questo momento, sono rappresentati dalla fumosa retorica e dalle narrative cinematografiche, facili armi di distrazione di massa per una tifoseria emotivamente vulnerabile in questi giorni complessi. Per quanto Gerry Cardinale sia un uomo più votato al business che alla tradizione; neppure uno yankee figlio dell’american dream come lui può aver scelto a cuor leggero di privarsi di uno dei più influenti, eterni, efficaci, mistici, ambasciatori del brand Milan nel mondo.

La decisione non è certamente maturata lunedì, né il giorno prima. I rapporti erano ormai logori e, l’instabilità di ambiente e squadra nel corso della stagione, ne sono stati riprova più che mai evidente. Inutile rimandare l’inevitabile, come si decise di fare l’anno scorso con quel bizzarro rinnovo last-minute, probabilmente per non spezzare l’idillio dello Scudetto, tanto poi i nodi vengono al pettine e le stagioni si danneggiano ugualmente. Con lo stesso coraggio con cui ha indicato la porta a Maldini, ora Gerry Cardinale dovrà riportare entusiasmo e compattezza in una piazza più che mai divisa in frange e con il dito sul grilletto. Compito arduo che, però, lo stesso Cardinale ha scelto di affrontare proseguendo per la strada della rottura con Maldini. Gli esami non finiscono mai. Tantomeno per questo Milan che, dopo aver consolidato i propri successi sul trio dirigenziale Gazidis-Maldini-Massara, ora si trova a dover ripartire dal nuovo apparato composto da Furlani, Moncada e… Pioli 2.0. Funzionerà? Attendiamo. Intanto, forza Milan e grazie di tutto Maldini e Massara.

Joker

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Un bisbiglio, un nuovo gioco. Una poesia da imparare, due colori che inebriano la mente ancor prima della vista. Uno spettro di emozioni da cui imparare a essere uomo. Questo è stato il Milan nella mia vita: il silenzio più profondo della passione, l'urlo più solenne e selvaggio dell'anima.