L’importanza di chiamarsi Paolo Maldini

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Paolino...

Chi mi legge lo sa da molto tempo che talvolta ho avuto delle perplessità su alcuni modi di fare di Paolo Maldini dirigente. Lo dico per non passare per quello che si rimangia le parole come fanno gli scribacchini di regime. Oltretutto non è nello stile del night e  se qualcuno me ne vorrà pazienza.

Quindi, io ho sempre pensato che Paolo Maldini, da giocatore, sia stato uno dei più grandi interpreti del suo ruolo. Scusate se è poco ma 7 campionati e 5 CL (più tutto il resto ma sarebbe una lista infinita) parlano chiaro, e che da direttore sportivo, si stia dimostrando altrettanto un fuoriclasse. Con il fedele Massara ed il team che hanno creato ha dimostrato il suo/loro valore con dei fatti oggettivi. E non mi riferisco al campionato vinto in sé, ma perché hanno saputo scegliere bene tra giocatori che avevano già dimostrato qualcosa ma  che nessuno  credeva potessero essere così forti, ad esempio Theo, Tomori, Maignan. Hanno scelto giocatori che hanno saputo rilanciare, penso a Florenzi, l’aver intuito quanto un “vecchio leone” come Ibra cosa avrebbe saputo e potuto dare allo spogliatoio rossonero prima ancora che sul campo, e anche lì ha dato tanto. Hanno saputo scegliere giovani dalle potenzialità sconosciute che si stanno dimostrando potenziali campioni come Leao e Kalulu, e dei giusti comprimari, come Krunic, che hanno dato il loro contributo quando era il momento giusto. Anche il mister l’hanno scelto bene e Pioli, che non avevamo certo accolto come un fuoriclasse del ruolo, si è dimostrato l’uomo giusto al momento giusto nella squadra giusta. Per di più Paolo è figlio di Cesare, un giocatore che ha fatto la storia del calcio e dispensato milanismo, vincitore tra le altre della prima coppa campioni vinta da un’italiana, allenatore della nazionale e chi più ne ha più ne metta… Insomma, hanno saputo creare una società vincente, rispettando regole ferree di bilancio, spendendo poco e facendolo benissimo riuscendo a creare un ambiente idilliaco. Deve essere così altrimenti non si spiegherebbe tutto quello che è successo. Paolo è una vera icona, una delle poche senza tempo e riconosciuta da tutti in tutto l’ambiente.

Allo stesso tempo non ho mai amato il suo modo di fare. Certo Paolo è figlio di Cesare, ma per i miei gusti, ha quel poco di alterigia e supponenza capibile, ma che non amo molto, lo ripeto e lo ammetto per onestà intellettuale. Quindi arriviamo al punto, Lo dico, la pantomima del rinnovo non mi è troppo piaciuta. Capisco volesse rassicurazioni sul budget a disposizione, capisco volesse poter gestire con autonomia la parte tecnica, tutto comprensibile. Ma se ami così tanto il Milan come dichiari, ti prendi anche qualche lato meno piacevole e qualche rischio di potenziali brutte figure altrimenti il dubbio che ami più te stesso mi sovviene. Ed il contratto, ammesso che sia dipeso dai suoi dubbi, avrebbe dovuto accettarlo un pochino prima, non dico scatola chiusa ma con quel filino dl flessibilità in più, evitando di contribuire a creare quel clima di attesa che ci ha accompagnato per questi periodi alimentato ad arte da una “stampa” che ben conosciamo e che in queste cose ci sguazza pur di avere qualcosa di pruriginoso da poter scrivere, perchè tutto il gioco non ha certo fatto bene. Non ai tifosi e non all’ambiente

Detto questo però… Lavoro da quarant’anni nel settore della strumentazione scientifica e l’azienda leader del settore a livello mondiale è tale Thermo-Fisher. Se un giorno mi squillasse il telefono e dopo aver visto il prefisso 001 rispondendo “Hi, who’s on the phone” mi sentissi rispondere “I’m Marc Casper sir…” che è il presidente della Mercedes del settore provate ad immaginare.  Il solo fatto che una persona così importante sappia chi sono io(non capiterà mai sia chiaro è solo un esempio…) e perdesse il suo tempo per chiamarmi al telefono per chiedermi se voglio lavorare per lui, gli farei 57.853 domande e solo l’ultima delle quali sarebbe “ma che stipendio avete in mente di darmi…” ma lo chiederei solo perché è di prassi.

Ora, mettetevi nei panni di un calciatore. Non dico un ‘MBappè o un Cristiano Ronaldo o quei pochi a quel livello che sono ultra conclamati, ma praticamente qualsiasi altro. Un giorno arriva una telefonata. ”Ciao sono Paolo Maldini, ti vogliamo al Milan per creare una grande squadra, ancora più grande di quanto già siamo, per ritornare ai livelli che ci compete ed abbiamo scelto te…” Provate ad immaginare come deve sentirsi il tipo in questione. Ora, è pur vero che è più complicato di così, che ci sono di mezzo procuratori, trattative per i cartellini, soldi (tanti) che vanno e che vengono, interessi anche extracalcistici, ma la volontà di un giocatore un certo peso ce l’ha ancora. Per lo meno per un certo tipo di persone. Quelli che definirei: “gente da Milan”.

Quindi… Non sto seguendo il calciomercato, non mi appassiona, non mi interessa dei nomi che la stampa butta lì. Magari sono trattative reali, magari solo voci che arrivano da qualche “insider”, magari solo ipotesi. Non mi interessa. Per quello che hanno dimostrato fino ad ora sono certo che sapranno fare scelte azzeccate e che il Milan dell’anno prossimo farà quel salto di qualità, del tutto o anche solo in parte ma va bene ugualmente, che tutti noi tifosi auspichiamo. Quindi semplicemente aspetto che inizi la stagione con grande fiducia e tutto ciò che mi aspetto e vedere un Milan che continui a giocare bene come ha già fatto la scorsa stagione, competitivo per la vittoria in campionato e che in CL possa iniziare a dire la sua. Qualche trattativa è saltata solo per il ritardo delle firme dei contratti? Può essere ma sono sicuro che le alternative esistono e saranno quelle giuste. In fondo questo non è stato il Milan di qualche grande campione ma è stata la squadra che ha fatto scoprire dei potenziali campioni, che ha saputo esaltare le qualità di tutti giocando come squadra e non è nemmeno detto che via dal Milan si rivelino così bravi come sembrano.

Che le altre grandi inizino a preoccuparsi. Forse il Milan non è ancora tornato quello dei tempi d’oro ma è sulla buona strada per arrivarci e, tra l’altro, con una gestione manageriale e moderna che la fa stare davanti a tutte per lo meno in Italia.. Faranno anche qualche errore ? E’ sicuro, solo chi non fa nulla non sbaglia, ma rimango fiducioso… Perché, sono certo, chiamarsi “PAOLO MALDINI” è davvero una cosa importante…

FVCR

Axel (con la gentile collaborazione del nostro capitano)

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