Ci risiamo: come spesso accade nel mondo rossonero degli ultimi anni, le vicende extra-campo oscurano quello che accade sul terreno di gioco. Durante il primo tempo del match di Sassuolo sono arrivate voci, contro-voci e conferme dell’accordo saltato tra Rangnick e il Milan. Un’ora dopo, era già ufficiale il rinnovo di Pioli fino al 2022, con tanto di comunicato pubblicato dalla società.
Sulla gestione a livello di comunicazione di tutta la vicenda Rangnick da Dicembre ad oggi stendo un pietoso velo, non è che l’ennesima dimostrazione che la comunicazione, in Via Aldo Rossi, è un settore di cui semplicemente nessuno si occupa e viene ritenuto secondario, non c’è altra spiegazione.
Sulla scelta di rinnovare Pioli qualche riflessione vale la pena di farla. Se il merito ha qualche valore nel calcio, e nella vita in generale, Pioli si è guadagnato la conferma con il suo lavoro e con i risultati, e questo è un fatto.
Tuttavia non è questo il punto, questa ennesima contro-svolta non fa che accentuare il mio disagio nei confronti dei maghi della finanza che da due anni controllano il Milan e che, lautamente retribuiti, dal punto di vista gestionale non ne azzeccano una, sconfinando spesso e volentieri sul terreno della farsa di condoriana memoria, se non peggio.
La conferma di Pioli è una non-scelta, probabilmente figlia anche dell’impossibilità di arrivare al tedesco, è un tirare a campare navigando a vista. Paradossalmente, a leggere le parole del manager di Rangnick sembra sua la decisione di confermare l’attuale allenatore, e c’è veramente da chiedersi a cosa serva strapagare un dirigente sudafricano per pestare cacche un giorno si e l’altro pure.
Ok, a Elliot non fregherà nulla del Milan e l’obiettivo è quello di liberarsi di questo “asset” nel più breve tempo possibile, però con un po’ di impegno si può fare qualche figura da cialtrone in meno. La naturale conseguenza di questa non-gestione del club e di queste non-scelte, sono le solite telenovele quotidiane già rientrate in palinsesto: la permanenza di Ibra, la permanenza di Donnarumma e, immancabili, i dubbi sulla permanenza di Maldini. Fortunatamente la nuova stagione comincerà quasi subito per cui giocoforza non saranno telenovele molto lunghe, ma la nostra razione annuale dobbiamo mandarla giù.
Di Maldini ho già scritto qualche settimana fa, ho un affetto particolare per lui e di conseguenza potrei apparire poco obbiettivo, ma credo che nel suo piccolo abbia fatto un discreto lavoro. Purtroppo ha completamente toppato la scelta del Gianmaestro, ed è stato un errore grave, ma sul mercato non ha operato male. E teniamo sempre presente che sta lavorando in una non-società, a cui il suo nome e la sua storia fanno anche molto comodo.
A questo punto spero che resti anche Ibra fino a che ne avrà voglia, anche se non manca mai di rimarcare la sua bassa opinione nei confronti di proprietà e alta dirigenza, e farà pagare molto cara l’eventuale permanenza; d’altronde lui e il suo famelico procuratore non hanno mai fatto un euro di sconto e non cominceranno certo adesso. Inutile negarlo, abbiamo bisogno di lui come l’ossigeno per sperare di continuare a vedere questo bel Milan degli ultimi tempi anche nella prossima stagione, magari anche per competere a livelli un po’ più alti e non trovarci a -20 dalla Juve a Novembre. La vera svolta sul campo è arrivata con lui, a tratti passeggia e cazzeggia ma è solo il suo modo di gestirsi, ha la squadra in mano e si vede dall’atteggiamento di tutti, per cui ci facciano il sacrosanto favore di trattenerlo.
Tra un paio di settimane sapremo, nel frattempo ci sono ancora tre partite da giocare. Lo stop del Napoli di ieri ci regala la speranza di accedere direttamente all’Europa senza preliminari, peccato che domani sera dovremo affrontare l’Atalanta decimati da infortuni e squalifiche; rimane il dovere di provare a cancellare l’onta delle cinque pere rimediate a Dicembre. Qualche arma ci sarebbe: un reparto d’attacco in forma smagliante e una sorprendente capacità di gestire la palla e le energie. Certo, è probabile che rivedremo Biglia dal primo minuto, e non è una grande notizia.
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