Numerini e coppetta

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E così neanche le mezz’oretta di Zlatan contro la Sampdoria ha curato il malato cronico rossonero. Ma guarda un po’, non se lo aspettava nessuno: una squadra senza personalità, costruita a caso da semidilettanti allo sbaraglio, che annovera tra le proprie fila smidollati giovanotti e promesse mai sbocciate col carisma di un bradipo in vacanza, guidata da allenatori che girano nudi per i corridoi di Milanello con lo scolapasta in testa o da sosia di Michael Stipe con la verve di Padre Pio. Il tutto condito da una proprietà assente, da un AD fantastmatico e da una proprietà e disinteressata al lato sportivo e da un presidente intento a giocherellare con cazzuola mattoni ed elisir per la ricrescita dei capelli perduti.

In questo scenario di depressione caspica (cit.) si è configurato il maldestro tentativo di Tony&Guy di cacciare sotto lo zerbino Ibra le valanghe di polvere accumulate in questi mesi: la partita con la Sampdoria ha dimostrato ancora una volta quanto il re sia nudo e quanto la pochezza di questa squadra e questa società stia sfinendo i tifosi. Che, ricordiamolo ai più disattenti, si sono presentati in 60.000 (!!) in un fredda Epifania milanese ad assistere alla solita recita sbiadita e nauseabonda. Come nota di cronaca il Milan non vince a San Siro da ottobre e fino ad oggi ha portato a casa solo due partite tra le mura amiche, entrambe con lo scarto minimo ed entrambe contro due squadre in piena bagarre retrocessione (Brescia e Spal).

Detto ciò bisogna rilevare come lo scampolo di partita di un Ibrahimovic palesemente fuori forma e lontano dalle partite ufficiali da più di due mesi, abbia fatto intravedere molto di più della somma di Pippatek e Niangao da agosto a oggi.

A proposito di Leao: la fanfara mediatica si è subito affrettata a sottolineare come Ibra abbia scelto proprio il lusitano come pupillo da addestrare e far crescere sotto la propria ala, spingendo così Piatek ancora più ai margini della squadra, tanto che si infittiscono le voci di una cessione del polacco già nella sessione invernale del calciomercato. Mantengo le mie enormi perplessità dull’ex Lille ma mi concedo stavolta il beneficio del dubbio in primis per il dato anagrafico del ragazzo e in secundis perché tendo a dare un discreto credito a Re Zlatan. Vedremo.

Insieme al mercato che impazza, è ripartita in questi giorni la corsa al ‘gioco dei numerini’ come mi piace chiamarlo. In una situazione del genere c’è chi attribusice ancora doti taumaturgiche a un potenziale cambio di modulo (dal vituperato 4-3-3 al 3-5-2, 4-3-1-2, 4-2-3-1, 5-5-5 e chi più ne ha più ne metta). Sarebbe davvero paradisiaco se bastasse cambiare la disposizione in campo di questi sciamannati per ottenere risultati: credo che almeno uno da Montella in avanti lo avrebbe fatto volentieri, dato che i tecnici che si sono susseguiti sulla panchina rossonera non saranno dei Guardiola o dei Klopp, ma non sono totalmente deficienti, o almeno non lo sono tutti o non del tutto.

Anzi, ora che faccio mente locale, il tanto agognato ‘cambio modulo’ è stato provato. Si è tentata la difesa a tre, il 442, Paquetà trequartista (con esiti nefasti e dimenticabili), Suso accentrato, 4231, ecc. Eppure non è mai cambiato nulla, anzi in diversi casi la situazione è andata peggiorando.

Siamo così sicuri che siano i  numerini a determinare il destino di una società calcistica? Il tema non risiede forse nella qualità complessiva della rosa, nella solidità di un progetto sportivo che parta dalla proprietà e arrivi fino all’ultimo degli addetti mensa di Milanello? E anche se ci riferissimo solo a questioni di campo, siamo certi che dopo anni di rivoluzioni ideologiche e tattiche, dopo Sacchi, Guardiola & c. sia così importante quella definizione numerica e non sia forse più rilevante l’idea di gioco che sottende il correre di quegli undici miliardari dietro a un pallone?

Secondo il mio umilissimo parere i moduli nel calcio sono come gli utensili: la loro efficacia dipende da come li utilizzi e dal  livello di capacità ed esperienza di chi li maneggia.

Pensare che lo spostamento delle pedine (peraltro sempre le stesse o sempre dello stesso livello, basso) in campo determini una svolta è come pensare che innestare un fuoriclasse 38enne fuori allenamento possa tramutare l’anatroccolo grigio in cigno pronto a spiegare le ali. Insomma è una illusione e una truffa comunicativa verso una tifoseria già massacrata e sfiduciata da anni di prese in giro.

Tornando al tema modulo ossia il tanto vituperato 4-3-3, mi sembra sensato l’interessamento per Politano, attualmente ai margini del progetto Inter proprio per il fatto di essere tagliato perfetto per il sopracitato modulo, che non è certo nelle corde di Antonio Conte. Vediamo gli sviluppi che ci saranno nelle prossime settimane di mercato, in cui i nomi e le indiscrezioni pioveranno su base quotidiana, ma un profilo come l’attuale numero 16 nerazzurro verrebbe da me accolto come uno step positivo. Il tutto ovviamente a una cifra ragionevole e noi ai 20/25 milioni si cui si vocifera.

Tanto più un profilo come Under sarebbe molto gradito, anche più di Politano stesso, ma mi sembra francamente più una boutade di mercato della Gazzetta più che una cosa concreta.

So di non essere molto popolare ma sono sempre stato un fan della Coppa Italia e mi ha sempre irritato il fatto di considerarla come un fastidio e non come una opportunità di portare a casa un trofeo. Mi irritava ai tempi belli, quando poteva essere comprensibile visti gli obiettivi ‘grossi’, figuriamoci in questo decennio di disastri in cui qualsiasi cosa che somigli a una vittoria sarebbe un punto di partenza e un risvolto positivo. Detto ciò spero che fin dalla settimana prossima contro la Spal la coppetta nazionale non venga sottovalutata: soprattutto in una annata disastrata come questa, in cui siamo sostanzialmente senza obiettivi in campionato, sarebbe importante mantenere vivo un bersaglio importante da poter perseguire.

Tanto più per una squadra giovane e senza personalità che potrebbe perdersi ancora di più dovendo giocare altri 4 mesi (abbondanti) di stagione senza un motivo per ‘stare sul pezzo’. Visto l’andazzo e i personaggi che popolano la rosa del nostro amato Milan, che il destino ci scampi anche questo: non sono certo che potrei reggerlo visto che sono molto ma molto provato come tifoso innamorato di questi colori.

FORZA VECCHIO CUORE ROSSONERO

Raoul Duke

ps: ci saluta in questi giorni Borini, strapagato zappatore ‘made in Mirabelli’ che andrà a coltivare i campi di Verona e dintorni, andando ad indebolire una diretta concorrente! Vai Fabio e insegna anche ai pandori a correre a caso in campo! Speriamo che i tuoi estimatori (ebbene sì anche soggetti di questo tipo albergano in seno ai supporters del Diavolo) si rassegnino alla grave perdita tecnica tattica ed emozionale. A mai più rivederci.

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Milanista dalla nascita, primo ricordo Milan-Steaua del 1989 e prima volta nella fu Curva Sud in occasione di un derby di Coppa Italia vinto 5-0. Affezionatissimo al Milan di Ancelotti nonostante tutto e fiero delle proprie scorribande in Italia e in Europa al seguito della squadra fino al 2005, anno in cui tutto è cambiato. DAI NAVIGLI ALLA MARTESANA, DA LORETO A TICINESE, TRADIZIONE ROSSONERA, TRADIZIONE MILANESE!