Da ormai parecchi anni la mia squadra del cuore ce la mette tutta per causarmi un sentimento respingente verso il calcio, io che fino a una quindicina di anni fa avevo praticamente la vita organizzata in funzione degli impegni del Milan. Mai però il sentimento respingente ha raggiunto i livelli dell’ultima settimana, cominciando dalla nostra scontata eliminazione di venerdì scorso per proseguire con la finale di mercoledì, a cui ero vagamente interessato nella speranza di veder perdere i galeotti, i quali meriterebbero la sconfitta d’ufficio solo per le pettinature imbarazzanti con cui si presentano.
Tuttavia, se vogliamo viaggiare nel magico mondo dell’imbarazzante, le pettinature non sono nulla in confronto a quella tamarrata della tifoseria festante finta che qualche genio ha partorito per alleviare la sofferenza di vedere spalti vuoti.
La nostra “prestazione” di Torino, se così vogliamo definirla, è stata sicuramente condizionata dallo sciagurato calcione volante in stile Bruce Lee che Rebic, unico attaccante e unica arma per fare almeno un po’ di solletico alla retroguardia bianconera, ha ben pensato di rifilare al malcapitato Danilo subito dopo la gioia di un rigore incredibilmente fallito dalla ronalda, seppellendo ogni residua velleità di poter segnare il gol necessario per la qualificazione.
Paradossalmente, rimanere in dieci ha facilitato la squadra nell’arroccarsi in difesa evitando di subire gol ed essere eliminati senza perdere, complice anche una juve ben lontana dalla forma migliore. Certo, uno potrebbe dire: e sti cazzi? Quando esci esci, nel primo derby di Champions passammo con due pareggi e non gliene fregava niente a nessuno, anzi dava ancora più gusto. Ma si sa, noi tifosotti beceri e trogloditi pensiamo solo a quisquilie e pinzillacchere come il risultato, mentre per fortuna ci sono esperti che vanno ben oltre e sottolineano opportunamente, con toni giusti e pacati, che si, siamo eliminati, ma siamo anche lucidi e compatti!
La partita è stata uno spettacolo inguardabile, non giriamoci intorno, piena zeppa di errori tecnici anche nei gesti più elementari, stop “a inseguire” come se piovessero, ex giocatori come Bonaventura che vagavano appesantiti per il campo ma che, per un mezzo scatto e cross, si sono guadagnati il titolo di “intelligenza calcistica superiore” dai telecronisti Rai.
Che dire poi del nostro terzino sinistro, adattato al ruolo per la causa…forse è meglio non dire niente, tutti abbiamo gli occhi e ognuno sa giudicare quello che vede. Una banale riflessione però la si può fare: il prodotto Calabria è un frutto del nostro vivaio ed è la dimostrazione, una volta di più, della decadenza del nostro amato Milan e della tristezza nella quale siamo sprofondati. Ovviamente nulla contro il ragazzo ma mi chiedo come un giocatore del genere, che ha 24 anni ed è al Milan da quando ne ha 11, possa essere considerato arruolabile in una squadra con la minima ambizione. Ma è solo una delle centinaia di cose apparentemente inspiegabili che accadono nel pianeta rossonero da ormai una decina d’anni, come spendere 30 testoni per acquistare uno sconosciuto centravanti che gioca come se ci stesse facendo un favore e 40 per un esperto di giocate di tacco e suola….70 milioni in tutto, uno schiaffo alla povertà e al pudore.
In questo insolito e triste contesto, milanista e non, ci prepariamo all’eccitante impegno di Lunedì alle 19.30 (si, Lunedì alle 19,30, avete letto bene) a Lecce. Quasi certamente Ibra non sarà della partita, il che potrebbe già bastare per non guardarla, e ci presenteremo probabilmente con il sopracitato centravanti, che come sempre giocherà per farci un favore, affiancato a Rebic in attacco.
Chiudo questo pezzo senza senso, peraltro in linea con il Milan e il calcio in questo momento, manifestando la mia gioia per la vittoria di Rino, cuore rossonero capace di portare un trofeo a Napoli dopo diversi anni, prendendo una squadra in corsa in un momento di caos totale. Il Milan di Gattuso non mi piaceva, come tutti i Milan di questi ultimi 10 anni, ma ho sempre pensato che i suoi meriti fossero ben superiori alle sue colpe e i suoi pregi ben superiori ai difetti, sia da giocatore che da allenatore. Ha una capa incredibilmente tosta e con mezzi limitatissimi ha vinto quello che ha vinto, mondiali compresi, da titolare inamovibile.
Mercoledì mi sono quasi commosso a vederlo e sentirlo giocare la partita dalla panchina, e sono veramente contento che abbia vinto in un momento personale così difficile.
Tuco
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