Piatek, chi l’avrebbe detto?. Paqueta, il brasiliano d’Europa. Coppa Italia, nessuna ipocrisia: la favorita è il Milan.

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Se ora vi venissi a raccontare che quando seppi della partenza del triste Gonzalo Higuain e dell’arrivo dell’ex carneade Krzysztof Piatek, per una cifra vicina ai 40 milioni di euro, ero certo che il Milan avrebbe fatto un affare, vi prenderei in giro. I dubbi erano (e in parte ancora sono) parecchi. Anche perché, al di là dell’ottimo inizio di campionato del nativo di Dzierżoniów (sì, lo ammetto, ho fatto il copincolla da Wikipedia…), i fatti parlano di un giocatore che va per i 24 anni che fino a giugno lo scorso anno militava nella squadra del Cracovia, in un campionato che onestamente non fa testo. Ora, con la stessa coscienza, dopo le due perle contro il Napoli, voglio ancora anestetizzare il mio entusiasmo, ma ci sono alcuni fatti incontrovertibili che se non costituiscono prova di un’operazione clamorosa, perlomeno rappresentano importanti indizi. Al di là dei gol il ragazzo ha mostrato innanzitutto di non aver paura di San Siro, ma di volerselo prendere. Ha tanta voglia, è felice al momento al Milan e non ha alcun genere di mal di pancia, nemmeno un crampetto. E poi, appunto i gol. Il primo di forza se vogliamo, come se ne vedono tanti. Il secondo però mi ha lasciato di sale. Perché  – e non me ne voglia nessuno, non è mia intenzione bestemmiare – quel movimento della caviglia, quella torsione innaturale e quasi artistica mi ha riportato alla mente certe movenze di un certo Marco Van Basten, che ho avuto la fortuna di poter veder giocare da adolescente. Fermi tutti. Sia chiaro: non sto scrivendo che Piatek sia o possa essere il nuovo Van Basten. Sto soltanto scrivendo che quel gol me l’ha fatto tornare a mente. E credo che non sia poca cosa. 

Altro elemento che fin dalla prima uscita mi ha impressionato è Paqueta. Anche su di lui i dubbi erano tantissimi, primo fra tutti in quale ruolo avrebbe potuto giocare. Attaccante? Trequartista? Esterno? D’altronde si sa, i brasiliani sono gente difficile. Talenti eccezionali, troppo spesso però monodimensionali, umorali, discontinui. Non facili da gestire e da sistemare. Paqueta invece sembra un giocatore cresciuto in Europa. Il talento è tanto, e lo mostra con alcune giocate che erano anni che non si vedevano. Ha un bagaglio tecnico che gli permette di fare quasi tutto. Ad oggi non è ancora un fuoriclasse, ma la stoffa sembra esserci. Ma la cosa più importante è lo spirito con cui si è messo a disposizione. C’è da sacrificarsi per la squadra, magari andando a difendere sulla linea di fondo? Nessun problema. C’è da giocare un po’ dietro per arginare le ripartenze degli altri? Pronti. C’è da rinunciare a un dribbling per darla a un compagno? Detto fatto. E così il Milan ha trovato quel centrocampista offensivo che va a colmare il vuoto lasciato da Bonaventura. La speranza è che il ragazzo continui su questa strada. E se tanto mi dà tanto, credo che al momento non abbiamo visto nemmeno la metà delle capacità di questo giocatore, così brasiliano nelle movenze e nei colpi, ma così europeo nella testa.

L’occasione è di quelle ghiotte. Da non lasciarsi sfuggire. Con fuori Juventus, Napoli e Inter la Coppa Italia diventa un obiettivo raggiungibile. Non solo: senza timori o scaramanzie affermo che, ad oggi, tra Lazio, Fiorentina e Atalanta e Milan quest’ultimo è – almeno sulla carta – favorito. Le occasioni non capitano tutti gli anni e bisogna saperle cogliere. Alzare al cielo un trofeo che tutto sommato negli ultimi anni ha ritrovato la sua importanza e il suo smalto rappresenterebbe, con tutta probabilità, un punto di svolta. Creerebbe proprio quelle condizioni che il Milan sta cercando, ovvero tornare in alto, vincere, attirare i giocatori ed evitare nuovi casi Higuain, per intenderci. Qualificazione in Champions League e Coppa Italia renderebbero questa la stagione della svolta, dopo anni e anni di purgatorio. E consentirebbe, all’attuale gestione, di reperire nuovi introiti per placare i bollenti spiriti Uefa e nuove possibilità di sviluppo. Così come spingerebbe – giocoforza – a un maggior coraggio nel mercato estivo, che non dovrà smantellare la squadra, ma inserire due o tre elementi importanti in grado di fare davvero la differenza. Per la prima volta dopo tanto tempo sento che la strada intrapresa è quella giusta. Ora sta ai ragazzi, contro la Roma, confermare che non ho tutti i torti.

Marco Traverso

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Giornalista professionista, marketing & communication manager, social media manager, fotografo amatoriale, milanista, tonsore.