Il termine “progetto” associato al calcio italiano mi ha sempre fatto sorridere, faccio fatica ad immaginare un sistema più denso di improvvisazione e impreparazione del nostro calcio. Se poi lo associamo al Milan degli ultimi…..vediamo… ma si voglio essere magnanimo….10 anni?….mi sbellico dalle risate.
Riporto da Wikipedia:
“Un progetto consiste, in senso generale, nell’organizzazione di azioni nel tempo per il perseguimento di uno scopo predefinito, attraverso le varie fasi di progettazione da parte di uno o più progettisti. Scopo finale è la realizzazione di un bene o servizio il cui ciclo di sviluppo è gestito tipicamente attraverso tecniche di project management”.
La definizione è certamente generica ma a mio parere riassume il concetto in maniera abbastanza esaustiva.
Da due anni mi chiedo quale possa essere lo scopo predefinito dei nostri proprietari: escludo possa essere “riportare il Milan ai fasti di un tempo e nelle posizioni che merita” come ci raccontano un giorno sì e l’altro pure. Sono frasi che non vogliono dire nulla, ancor più se si pensa che non stiamo parlando di un riccone milanese che si compra la sua squadra del cuore e vuole vederla vincere; stiamo parlando di un fondo di investimento tra i più importanti al mondo, il cui obiettivo non può che essere il profitto o, al limite, ridurre al minimo il rischio di perdite.
L’unico modo per centrare l’obiettivo è vendere la società, perché se aspettano di vedere qualcosa alla voce “utili” nel bilancio stanno freschi.
Per vendere, bisogna che il bene che offri sul mercato sia appetibile per gli investitori, e una società che perde un centinaio di milioni all’anno mal contati e che arriva a fatica a qualificarsi per l’Europa League è lontano anni luce dall’esserlo. “Eh ma il brand Milan ha un potenziale enorme, soprattutto in oriente”…..dai su, basta con questa panzana, andiamo avanti.
Di questi tempi le fasi ci perseguitano, non si parla d’altro che di fasi.
A quanto pare, al Milan, è stato preso alla lettera il passaggio “le varie fasi di progettazione da parte di uno o più progettisti”: in due anni scarsi siamo partiti con la fase Leonardo, che ha tirato dentro Maldini. Quasi contemporaneamente è arrivata la fase Gazidis, che ha sbattuto fuori Leonardo in men che non si dica. Poi Gazidis ha affidato la fase successiva a Maldini, e subito dopo a Maldini-Boban, i quali hanno sciaguratamente puntato su Jean Paul. Boban, come Leonardo, è durato mezza stagione, sfanculando il manager sudafricano dopo pochi mesi. Adesso siamo alla fase in cui a sfanculare l’AD ci pensa direttamente Ibra, e ci si prepara alla fase Gazidis-Rangnick con Maldini forse confinato ai margini…..oh, va bene gli errori e la confusione, ma qui si esagera un pelo, no?
In tutto questo sopravvive sempre la fase parallela dello stadio nuovo, portata avanti dal presidente in persona. AAAAAH lo stadio, non vedo l’ora di pagare 150 euro per vedere gli eredi di Chapanoglu e Bonaventura da un posto in piccionaia, nel 2037 magari avrò questo privilegio.
E a proposito di “organizzazione di azioni nel tempo per il perseguimento di uno scopo predefinito”, o se preferite di “tecniche di project management”, si parla del ritorno di Thiago Silva, difensore di 36 anni. Presto apprenderemo del ritorno di Costacurta, ma non in società: in campo, come “vice-Thiago Silva”.
Qualcuno vede un progetto in un circo del genere?
Ma bando alle ciance, si torna in campo finalmente: ci presenteremo al Cessum un filino rimaneggiati, aggrappati alla voglia, mia sicuramente, di fare una volta tanto lo sgambetto ai carcerati. Il mister punterà sulla densità a centrocampo con i nostri 3 fantasisti (!) e su Rebic “falso nueve” (qualunque cosa voglia dire) per mettere in crisi Sarri, vediamo cosa ne viene fuori. Sarà strano vedere una partita di calcio contemporaneo, ormai mi stavo abituando a vedere le vecchie glorie di Messico ‘70 o Spagna ‘82. Sarà ancora più strano vedere ancora una partita a porte chiuse (Milan-Genoa è stata agghiacciante), i match a porte chiuse sono uno spettacolo contro natura, come un attore che recita da solo sul palco o un film in un cinema vuoto.
Buona Coppa del Nonno a tutti.
Tuco
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