Lo scherzo è bello quando dura poco, si dice. Il problema è che, qui, questo – o questi – si prende molto sul serio. Parliamoci chiaro, qua la situazione è da mani nei capelli, finché ne resteranno. Neppure il bel, quanto inutile, 5-1 al Cagliari riesce a portare un raggio di sole su questa pochezza. Il totoallenatore sta raggiungendo vette che, fino a qualche tempo fa, sembravano inarrivabili. E a forza di ipotesi fantasiose, favoriti, spifferi, autocelebrazioni televisive e soluzioni esotiche, qua si è arrivati veramente alla sagra del ridicolo con connotati simili a quello di una trash sitcom di qualche tv locale americana di basso profilo. Tanto che, come ha azzardato qualche giornalista, qui arrivi ad aspettarti anche che possa restare Stefano Pioli. Qualcuno dice che la soluzione sia già pronta e vada solo annunciata. Qualche altro impaziente dice che sono allo sbaraglio. Il tempo dirà chi ha ragione ma, certamente, andando oltre alla questione allenatore, lo scenario resta tetro.
Imperversa la stucchevole ‘battaglia’ a distanza Paolo Maldini-Milan, foraggiata dall’alfiere giornalista Alessandro Alciato che, la settimana scorsa, aveva intervistato l’ex direttore tecnico del club rossonero. Lo stesso Alciato, attraverso i social, aveva parlato di pressioni esterne scaturite da malumori interni al Milan nei riguardi dell’intervista stessa. Dopo le svariate repliche ‘istituzionali’, il giornalista ha rincarato la dose affermando di richieste specifiche volte ad ‘oscurare’ le parole di Maldini sullo scudetto vinto dall’Inter, ovvero: “Il segreto dello Scudetto dell’Inter? E’ molto indicativo quello che è successo: hanno una struttura sportiva che determina il futuro, è stata gratificata con contratti lunghi, c’è stata un’idea di strategia. Non è un caso che il Napoli sia andato male dopo l’addio dell’allenatore e del ds. Si pensa che i giocatori siano macchine ma il supporto a loro è una delle cose più inespresse del calcio. Anche loro hanno bisogno di dire le cose come stanno”.
Una querelle triste quanto fuori luogo che non fa che ledere l’immagine del Milan, oltre che a deteriorare i rapporti con un uomo iconico, oltre che determinante da dirigente nell’ultimo successo dei rossoneri. Ma, democraticamente, punto il dito contro entrambi. Maldini e club. Perché, in tutto questo, chi ci ha rimesso in modo intollerabile è stato ovviamente il Milan. Transitivamente, i suoi tifosi che, di anni di ‘m…elma’, ne avevano già vissuti abbastanza. E andiamo avanti così, a frecciatine. Alla sfida immortale per chi urina più lontano. Dopo Boban vai a vedere che finiamo in causa pure con Maldini, per non farci mancare nulla. Ribadisco: una questione deprimente, senza fare i depositari della verità e decidere arbitrariamente chi abbia ragione o no. Bocciati. Tutti.
Dulcis in fundo. Si fa per dire, ma davvero per dire, è tornato a dire la sua il buon Gerry Cardinale. Ecco gli estratti da Oscar nel suo intervento al Qatar Economic Forum di Bloomberg: “I nostri partner nell’AC Milan sono i tifosi e prendo molto sul serio questa cosa. In America i proprietari di squadre e club non hanno questo tipo di partnership, ma nel calcio europeo è qualcosa che devi prendere sul serio. Nel calcio italiano devi prenderlo molto sul serio, e io lo faccio”. Qualcuno gli dica qualcosa, gli dica che sarebbe più congeniale dire che, bene che vada, lo farà . Perché ora in quale modo avremmo avuto prova della serietà di Cardinale sui rapporti con i tifosi? Se c’è una cosa che, anzi, spicca più di ogni altra è la gestione ‘fondista’ da Wall Street che sta logorando l’entusiasmo dell’ambiente attorno alla squadra. Poi aridaje: “I tifosi ovviamente vogliono vincere sempre. L’ironia nello sport è che se vinci ogni anno rendi la competizione meno interessante”. Gerry, dal profondo del cuore. Basta. Ironia o meno, questa freddura mettila nel celebre cassetto di Aldo, Giovanni e Giacomo. Quello con l’etichetta: “Ca**ate”. Ironia o no.
Infine, la ricetta della felicità : “Per tornare al successo devi trovare un equilibrio tra l’obiettivo a breve termine di vincere ogni anno e l’obiettivo a lungo termine della sostenibilità e la consistenza nel ridurre la volatilità e la variazione della performance”. E’ un’ovvietà . Solitamente, le ovvietà le afferma chi ti vuole vendere qualcosa, così da poter avere una tua approvazione e quindi apertura. Ma la domanda è: in che modo si concretizza questo equilibrio? Non potendo mai puntare a profili con determinati ingaggi, sia giocatori che allenatori? Ad essere sistematicamente tagliati fuori da ogni affare che prevede il versamento di commissioni un po’ alte? (Entro certi limiti ci mancherebbe). A dover sempre combattere delle guerre per rinnovare i contratti? Qualcuno gli dica qualcosa. E, soprattutto, dica a lui in primis di dire qualcosina in meno e fare qualcosina in più. Grazie. Forza Milan.
Joker
Seguiteci anche su