Una strana estate questa che ci apprestiamo a vivere. Valzer di allenatori che vanno, tornano, ritornano, si dileguano. Grandi sorprese come Mou, uno che ha fatto del mantenimento del suo status un motivo di vita che si “accontenta” (lo dico con tutto il rispetto per la Roma, sia chiaro) di una squadra che gioca in conference league o come Carletto nostro di ritorno al Real. Un Conte che vince lo scudetto sugli allori e, per tutta risposta, ringrazia (a stento e soprattutto se stesso) e se ne va anche se al momento dove non è dato saperlo (e forse non lo sa nemmeno lui), così come Allegri alla Giuve, l’usato sicuro. Ma il giro impazzito degli allenatori è solo un segnale.
Un anno e mezzo di pandemia che ha fatto crollare gli introiti dei team sta pesando. Non sono solo gli incassi da stadio in senso stretto, cioè biglietti ed abbonamenti, ma bisognerebbe sommare l’indotto dato dai “consumi” dei tifosi “dentro lo stadio”, gli sponsor da stadio che hanno ovviamente bloccato gli investimenti ma anche il merchandising (in un mondo fermo ed in crisi è ovvio che il monte acquisti sia diminuito perché molti dei tifosi a loro volta hanno problemi più pressanti della maglietta del team preferito) , forse anche drasticamente e pure gli sponsor istituzionali che presumibilmente avranno negoziato al ribasso. Non ho i dati ma presumo che in un mondo dove i viaggi sono ridotti al minimo ed i voli di fatto bloccati uno sponsor come Emirates (giusto per rimanere in casa nostra) abbia quantomeno “negoziato”.
A mio avviso però non si deve incorrere nell’errore di credere che tutti i guai del mondo del calcio derivino dal COVID. La pandemia, con tutte le conseguenze che ha creato, ha solo velocizzato un percorso già in atto da (lungo?) tempo. Salvo poche eccezioni le società di calcio Italiane (e non solo) hanno vissuto per anni al di sopra delle loro possibilità spendendo, proporzionatamente al loro livello ed ai loro obiettivi, molto di più di quanto dovessero per cartellini ed ingaggi faraonici, con il risultato di dover poi aggiustare alla meno peggio i bilanci con plusvalenze farlocche, anticipando la vendita dei diritti (o dandole in pegno per avere anticipi di cassa), con artifizi contabili di ogni tipo e via così. Solo che, questi espedienti, aiutano si i bilanci, ma non portano reali ingressi di denaro contante che “purtroppo” è necessario per pagare stipendi e fornitori.
Il problema non è solo delle grandi ma va a cascata. Se le grandi (o supposte tali) potevano spendere cifre improbabili anche per giovani promesse che le altre allevavano e portavano alla ribalta ed ora non possono più permetterselo, le società satelliti perdono a loro volta una fonte importante per finanziarsi. Pure le plusvalenze hanno un limite perché se da una parte effettivamente fanno rientrare i conti profitti/perdite i relativi ammortamenti si accumulano ed i passaggi di proprietà dei cartellini pesano poi sui bilanci successivi in un crescendo esponenziale dove è poi necessario tutti gli anni farne sempre più per tappare i buchi degli anni prima alle quali vanno aggiunte le perdite correnti. Il problema non è solo dell’Inter, che è in una situazione ancora più difficile per i problemi di Suning (il blocco dei capitali in Cina ma anche una situazione al momento tutt’altro che rosea di tutto il gruppo), ma chi più chi meno ci sono dentro tutte.
A mio avviso non è un caso che, dal niente, sia esplosa come un fulmine a ciel sereno la Superlega. La sensazione è che il progetto nasca da lontano e che in condizioni “normali” avrebbe avuto uno sviluppo diverso, magari cercando una collaborazione con l’UEFA ed in tempi ben più lunghi. Sembra invece che, messi alle strette dalla situazione finanziaria difficilmente sostenibile, i team coinvolti abbiano pensato di accelerare drasticamente pur di mettere soldi in cassa (ricordo che gli sponsor di questa teorica lega avrebbero cacciato una parte dei talleri immediatamente), col bel risultato di creare la guerra con la UEFA stessa che ha portato alla dissociazione (almeno formale) di quasi tutte le partecipanti fatto salvo Real, Barca e Giuve, e ti pareva…).
Per finire va anche considerato che il player trading (quello vero) portava in dote una certa massa di denaro che circolava. Ma, al momento, sembra tutto bloccato. Con la sola esclusione delle Inglesi (che si salvano per i diritti televisivi monstre (ma sono stati bravi loro a venderli sempre meglio nel tempo ed anche da quel punto di vista dovremmo imparare la lezione) ed alcune tedesche, Bayern su tutte, nessuno ha, in questo momento, cifre importanti da investire rispetto al recente passato e se quelli che possono comprare sono molti meno è difficile pure vendere e, se devi, ti tirano per le lunghe fino a che devi accettare le loro condizioni (es. vedi la querelle, Hackimi/PSG). Anche i giocatori di livello inferiore, quelli che le grandi, dove non avevano reso per quanto ci si aspettava volevano piazzare, fanno fatica a trovare società di livello inferiore disposte a pagarne cartellini e, soprattutto, ingaggi. E’ una situazione molto complicata dove sarà molto più difficile vendere che acquistare e dove, presumibilmente, si faranno molti scambi nei quali ognuno crederà di aver fatto l’affare migliore. Fatto stà che, ad esempio, non sarà facile per i cugini turare temporaneamente le falle sacrificando un solo big se non te lo pagano quanto avresti previsto, non sarà facile per noi piazzare i cavalli di ritorno quanto per la Giuve di far fuori un CR7 che difficilmente rinuncerà allo stipendiuccio attuale solo per fare un favore ai bianconeri e senza contare il valore residuo del cartellino che in caso di cessione gratis sarebbe una ulteriore perdita.
Non sarà facile per nessuno ma una cosa si può dire. Elliott ha imposto al Milan una politica basata su giovani a prezzi accettabili da far crescere e nessun ricorso a plusvalenze gonfiate e mastruzzi vari. Non l’hanno certo fatto in previsione della situazione tanto disastrosa quanto imprevedibile in cui ci troviamo (che fino a due anni fa chi poteva anche solo immaginare…) ma, ovviamente, con l’idea di risanare i conti, probabilmente in previsione di una futura vendita; fatto sta che il Milan, vuoi per questa politica vuoi perchè i bilanci li hanno sempre risanati mettendoci il cash (questo almeno glie lo dobbiamo riconoscere), si trova in una situazione un poco, e forse più di un poco, migliore di tutte le altre Italiane. Intendiamoci, non penso che ci si debbano aspettare grandi nomi in arrivo ma solo che, fidandomi dell’intelligenza e la conoscenza di giocatori e mercato che ha dimostrato il nostro MMM, mi aspetto che la squadra faccia un altro passo avanti magari anche con nomi semisconosciuti e/o usati sicuri (vedi Giraud) ma che potrebbero sorprenderci (alzi la mano che si aspettava un Theo così che ora ci invidiano tutte, tanto per fare un esempio).
Non pretendo si vinca a mani basse ma mi aspetto di fare una buona figura in CL, almeno passando il girone e, magari non vincendolo, di giocarci il campionato fino in fondo. Perché mi sono ricreduto su Maldini, perchè Moncada e Massara hanno dimostrato di capirci parecchio (e che lo scouting come settore in generale funziona), per la bella stagione passata che ci ha fatto ritornare a guardare le partite con l’aspettativa di potercela giocare con tutti, perché il momento sembra favorevole, per un entusiasmo tra squadra, società e tifoseria che non respiravamo da un decennio abbondante, per l’unità di intenti in società ed, in ultimo ma altrettanto importante, perché dovremo cambiare poco (diciamo non troppo) e la base c’è ed è collaudata; sarei ottimista. Come non lo ero da parecchio. Adesso diteci Voi che ne pensate.
PS: Stefano, un caro amico compagno di posto a San Siro, con il quale ho scambiato qualche opinione in proposito, mi fa notare che Lazio, Napoli e Roma, le pretendenti ai posti nobili della classifica insieme a Inter, Giuve, Milan ed Atalanta, sono anche loro in piena rivoluzione tecnica. Cambio di allenatori quindi di modulo, di metodi e… di giocatori, per quanto la situazione lo renderà possibile. A parte l’Atalanta (ormai stabilmente tra le prime e che cambierà poco o nulla) siamo gli unici a poter garantire la continuità del progetto. Avrà un peso anche questo…
FORZA MILAN
Axel
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