Ieri mattina, chiacchierando con dei colleghi di lavoro e di fede calcistica, siamo arrivati inevitabilmente ad una dettagliata analisi della partita con il Parma: è emerso che tutti, chi più chi meno, abbiamo vissuto la partita nello stesso modo, senza paura e con la sicurezza che in qualche modo l’avremmo portata a casa. Ho acceso il televisore a secondo tempo già iniziato causa ritardo poco gradito in ufficio ed eravamo sotto 0-1, non molto tempo fa avrei imprecato in aramaico originale per dieci minuti di fila e sperato al massimo di arraffare un pari al 97° con una mischia in area sul centovettottesimo “cross” a caso della susina, unica arma nel piattume generale.
Mercoledì invece no: dopo aver indossato gli abiti casalinghi, ho aperto una birretta bella fresca e mi sono disteso in relax sul divano stile Noodles in C’era una volta in America, sicuro che da lì a una ventina di minuti il risultato ci avrebbe sorriso. Al secondo sorso è arrivato il missile cruise con cui un irriconoscibile Kessie (almeno per come me lo ricordavo fino a pochi mesi fa) ha pareggiato, e pochi minuti dopo, a prima birra già finita, è arrivato il vantaggio di Romagnoli. Venti minuti più tardi, il turco dalla prodezza balistica facile ha chiuso i conti in serenità, mentre con altrettanta serenità finivo la seconda birra (sì, sembro un alcolizzato, ma con le prime birre dopo il lavoro va così).
La sensazione non mi è nuova, e in tempi diversi era la normalità; essere sotto in casa con il Parma o con quasi tutte le altre squadre del mondo era l’eccezione. Tuttavia è bello essere tornato a provare quella sensazione dopo tanto tempo, la sensazione di tifare una squadra forte che non ha nulla e nessuno da temere e se la può giocare con chiunque, pur nell’imponderabilità del calcio dove c’è sempre la possibilità che le cose vadano male.
Alla ripresa delle ostilità post-lockdown ero tutto meno che entusiasta, ma gli inaspettati risultati conditi da prestazioni sontuose dei nostri eroi, anche con avversari quotati, mi hanno fatto tornare la voglia di guardare il calcio. A questo punto possiamo tranquillamente rammaricarci per la Coppa Italia che, con un po’ di fortuna e qualche scellerato fischio a sfavore in meno, avremmo potuto portare a casa.
Altra cosa incredibile è ammirare le prestazioni di tre giocatori risultati indigesti per diversi anni, e mi riferisco al sopracitato Caterpillar-Kessie, al balistica-Chala e soprattutto a Bonaventura, che in questi due mesi sta quasi riuscendo a farmelo rimpiangere per il futuro: ma dico, ma possibile? Ma doveva aspettare di essere in scadenza di contratto per cominciare a giocare con intelligenza, fare quasi sempre la scelta giusta, passare la palla quando bisogna passarla? Anche qui effetto Ibra del tipo “gioca calcio con compagni se no fai conti con Zlatan”? Può essere, ma può anche essere merito di Pioli, che forse con calma gli ha spiegato che a calcio si gioca in undici.
Ad essere cattivi, viene il sospetto che queste prestazioni roboanti e il netto miglioramento della squadra da Gennaio in poi sia la naturale conseguenza della cessione, prima solo parziale ma finalmente divenuta definitiva, del bersaglio preferito dei tifosi rossoneri negli ultimi tre anni: si, proprio lui, il piede sinistro di Dio, Jesús Joaquín Fernández Sáenz de la Torre Iñigo Montoya detto Suso, colui che ha riempito i nostri incubi a suon di giravolte, scatti da novantenne e mattonelle mal posate.
Ma si, lasciamo perdere queste cattiverie inutili, è sempre sbagliato scagliarsi contro capri espiatori, non poteva essere solo colpa sua…..però vi ho visto in piazza a festeggiare, manigoldi che non siete altro. Qualche cariatide da dismettere ce l’avremmo ancora, ma con qualche acquisto di spessore le medesime cariatidi si possono anche trasformare in onesti mestieranti di riserva. Buona notizia il riscatto di Kjaer, almeno a giudicare da quello che ha fatto vedere da quando è arrivato: l’intesa con Romagnoli continua a sembrare buona, al netto degli svarioni che ogni tanto capitano, e soprattutto la sicurezza e la tranquillità con cui gioca aiuta tutto il reparto (segnatevela questa, domani come minimo due autogol ed espulsione).
Il mercato ci dirà come Rangnick intende costruire il Milan dell’anno prossimo, non so nulla di quest’uomo per cui spero solo sia dotato di buon senso e si tenga stretto chi ha fatto bene già quest’anno e dimostra di poter crescere ancora, poi credo che proverà a portare qualche suo pupillo come quasi tutti gli allenatori di un certo rango fanno, a torto o a ragione.
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