Acqua calda e led luminosi

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Mi scusi signor Fondo Elliott, ovunque Lei sia: mi può spiegare perché ha assunto due icone della storia milanista, affinché si occupino della parte sportiva, e poi l’ultima parola tocca a un terzo che di parte sportiva non sa niente e non parla ancora in italiano? E allora perché le paga così tanto, le due icone, se possono solo suggerire e non decidere? Mi può spiegare anche perché ha assunto un manager che ha fatto miracoli all’Inter inglese, l’Arsenal (andatevi a guardare il Palmares) che non vince mai, cioè ha assunto un ottimo manager che si deve occupare di marketing e sponsor eccetera, e non solo gli sponsor non arrivano, ma se ne vanno … mentre lui invece ficca (ficcherebbe) il naso nelle questioni sportive? Sciocchezze dei giornali o…?

Tratto dall’ultimo editoriale di Luca Serafini su Milan News

Dove mi metto sul corner?

O caro Luca? O magari è proprio così, decide tutto Fangazzidis su mandato del fondo Cravott…a cui del Milan non frega un cavolo di niente. Siamo soltanto un asset su cui speculare, sperando di trovare qualcuno a cui vendere la sala delle coppe. Mi dispiace molto dovertelo far notare, ma su questo blog lo diciamo noi e la gran parte dei nostri utenti da mesi. Mi ripeto, non c’è alcun progetto sportivo, ma proprio zero. Il progetto è speculare. In tanti lo abbiamo capito, tranne quelli che si ammazzano di pippe davanti ai 35 miliardi di dollari che costituiscono la massa gestita dal fondo in questione, non certo la cifra destinata a far tornare grande il Milan. Quella non esiste, anche perchè, vista la pochezza del management…, i soldi se li tengono. Io però non sono così tenero, come Luca, con le due icone: sono venute per il prestigio e per i soldi e, specialmente Maldini, con la prosopopea di poter gestire questa squadra. Ad oggi siamo messi maluccio, a distanza siderale dalla vetta e si prevede l’ennesimo ribaltone. In un certo senso le due icone se la sono cercata, hanno millantato un progetto inesistente, oppure hanno creduto che esistesse. In tutti e due i casi non ci fanno una bella figura.

E non a caso Maldini ha stigmatizzato la figura di Oliver Rangnick, giudicandolo non adatto al mondo Milan. Ma non sarà che per caso verrebbe a sostituirlo? Eh no, se viene per allenare è il massimo, visto che anche il crucco sarebbe fulminato come il GIAMMAESTRO. Perfetto, ennesimo anno ZERO. La continuità, questa sconosciuta. Francamente questa nuova faida tra il Mandela Bianco e gli Illuminati, mi eccita più del solito campionato mediocre.

La parte commerciale del Milan è ferma. Tutti soloni, tutti esperti e tutti professori di marketing e di strategie, partendo dal presupposto che ci siano le condizioni per cui la parte commerciale del Milan debba essere per forza un’ìsola felice. Quando invece rispetto a 8 anni senza vittorie, rispetto a 6 anni senza Champions League, rispetto a 3 cambi di proprietà, chi può pensare, fuori dal luogo comune trito e ritrito, che gli sponsor a frotte siano lì ad attendere il Milan che invece dorme e non li va a prendere? Ma siamo seri. Il Milan e la sua Storia sono un colosso del mare che sta cercando di virare e cambiare leggermente rotta. Un cambio di rotta per un gigante come il Milan non può che essere lento. E nemmeno facile. Il Milan nei suoi 30 anni migliori è stato un affare di cuore. Oggi l’approccio è diverso. Il Milan oggi non viene vissuto dalla proprietà come una anomalia affettiva, come un caso a sè. Ma come una normale società di calcio che deve, per il suo stesso bene e per il suo stesso futuro, produrre business. Sfida non semplice, ma nulla di fermo e nulla di stagnante. Tutto è in movimento. Lentamente ma fisiologicamente. Basta guardare i led a bordo campo durante le partite: qualcosa di importante si muove, lentamente ma inevitabilmente i brand torneranno del tutto con il Milan. Non appena il Milan tornerà il Milan, si toccherà tutto con mano.

Tratto da Milan News

Ahahahahahahahaha dai divertiamoci con queste fiabe. La parte commerciale del Milan è ferma, dura a digerirsi per chi è deputato a difendere l’indifendibile (pro tempore, poi sarà un altro…) ma è così. Addirittura l’unica cosa cresciuta in questo anno di fangazzidismo è la barba di questo sudafricano digiuno di calcio. Mi viene in mente Stallone in fuga per la vittoria che chiede dove deve mettersi sul calcio d’angolo. Basta guardarlo durante le partite, è totalmente inespressivo, credo che stia li per puro dovere di firma, ma vorrebbe essere altrove, magari a fare qualche colloquio a qualche dirigente teutonico, come quel Von Oettl arruolato in fretta e furia per trovare qualche euro. Fangazzidis, con il suo stipendio stellare, non è riuscito nemmeno a farsi sponsorizzare dal ristorante della Sora Lella, nemmeno da un negozio di cibo per animali…, cosa che con una squadra infarcita di cani…non doveva essere impossibile. Quindi, ricapitolando, il Fangazzidis ha dichiarato nella sua opera prima (ed unica) che bisogna far crescere i profitti, cosa per cui è profumatamente ed indegnamente remunerato. Qualcun altro invece, mentre si ode il canto del Muezzin che chiama i fedeli alla preghiera il sabato mattina, ci dice che gli sponsor non possono attualmente tornare,  nonostante lo scienziato venuto da Londra. Ma nulla è perduto signori!!! Ci sono i led a bordo campo! Quindi qualcosa si muove perché ci sono le scritte che camminano o qualcosa si muove perché i led anticipano un futuro radioso? Ahahahahahahahaha da sbellicarsi. Ma io non voglio la cacciata di Fangazzidis, voglio solo vedere quanto nocumento porterà ancora questo digiuno di calcio e quanta faccia tosta servirà per difenderlo. Quanto mi diverto.

Basta con il folklore, parliamo di una cosa seria: Pippo Sapienza entra nella comunicazione del Barcellona. Sono contento che una persona e professionista serio ed ironico come lui non sia entrato a far parte della comunicazione del Milan, ma in quella azulgrana. Tanti complimenti alla “Voce della Trinacria” e  buon  lavoro, di sicuro per tornare al Milan dovrà sparire il Mandela Bianco e i suoi due scudieri che lo assistono h24, tempo al tempo.

Gianclint

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Il mio primo ricordo furono i pianti per una sconfitta in finale con il Magdeburgo.. Rivera e Chiarugi erano i miei idoli, ma ho amato anche Wilkins ed Hateley. Per il Milan di Sacchi avrei lasciato tutto e tutti. Rimane per me la pietra di paragone. Scrivo di getto come Mozart, odio i servi, i ruffiani e i leccaculo. Scrivo per il gusto di farlo e potrei dare lezione alla maggior parte dei giornalisti al seguito del Milan, incapaci di scrivere qualcosa di accattivante e vero. Detesto chi scrive e annoia e lo fa solo per ingraziarsi qualcuno. Disprezzo fanatici e cretini. Ragiono con la mia testa e del risultato me ne frego; chi gioca bene vince due volte.