Il contrasto più assurdo e la razionale casualità

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LA SVOLTA – Con una differenza, un progetto definito: abbattere i costi, cambiare la politica sul mercato del club puntando su una linea verde. Partendo da difficoltà, come l’esclusione dall’Europa League al termine del 2018/19 per questioni legate al Fair Play Finanziario, e da altre svolte come la separazione da Leonardo prima e Boban poi. E ancora in panchina, con quel Marco Giampaolo scelto al posto di Gattuso per dare gioco ed esonerato dopo la vittoria sul Genoa, con quattro sconfitte all’attivo nelle prime sette giornate. E lì, l’inizio della vera svolta: l’arrivo di Stefano Pioli in panchina, il sonoro 5-0 a Bergamo in casa dell’Atalanta, l’arrivo di Simon Kjaer e il ritorno di Zlatan Ibrahimovic per la sua seconda vita in rossonero. Da lì una crescita costante prima del lockdown, al termine del quale il Milan diventa una vera e propria corazzata: il 4-1 di Lecce del 22 giugno inaugura la striscia ancora aperta di 26 risultati utili consecutivi in Serie A, il 4 luglio arriva contro la Lazio l’attesa vittoria contro una squadra occupante una posizione di classifica migliore, seguita dal 4-2 in rimonta sulla Juve. Solo alcuni numeri ed episodi che raccontano di un nuovo Milan, che non vuole più fermarsi.

IL FUTURO – Un Milan che vuole soprattutto dare continuità alla parola chiave per una svolta attesa ormai da dieci anni: progetto. Lo ha fatto dal punto di vista tecnico confermando nel finale del 2019/20 Pioli quando tutto sembrava ormai fatto per l’arrivo di Ralf Rangnick, lo ha fatto in estate quando ha convinto il 39enne Ibrahimovic a restare con Kjaer per fare da guide esperte a un gruppo giovane, arricchito dall’innesto di Tonali e Hauge per proseguire sulla politica degli investimenti green. Scelte che hanno permesso di superare i preliminari di Europa League e poi accedere ai sedicesimi da primi del girone, di vincere un derby con l’Inter quattro anni dopo l’ultima volta, di restare imbattuti per altre 14 giornate e di concludere il 2020 al primo posto grazie al successo all’ultimo respiro con la Lazio. L’entusiasmo al Milan è alle stelle, la parola scudetto torna ad essere mormorata negli ambienti rossoneri ma Maldini e Pioli predicano calma e guardano concretamente a riportare il Diavolo in Champions (l’ultima volta nel 2013/14). E sono pronti alle prossime mosse per farlo: dal campo, con Pioli chiamato a continuare la gestione dell’emergenza infortuni e a tenere al top della forma l’intero gruppo; al mercato, con la dirigenza al lavoro per dare i ritocchi necessari a continuare a correre (un difensore e un centrocampista su tutti) e per arrivare al rinnovo di pezzi da novanta come Ibra e Calhanoglu. E soprattutto Gianluigi Donnarumma, indubbiamente la più grande scoperta del decennio milanista e a soli 21 anni consacratosi come uno dei migliori portieri in circolazione. Missioni pronte, perché a dieci anni dall’ultimo scudetto e dopo aver vissuto una rivoluzione epocale, il nuovo corso rossonero ha una consapevolezza: c’è un progetto, una strada da seguire per riportare il Milan tra le grandi del calcio.

Tratto da Calciomercato.com

Rinnovo a tutti i migliori auguri di questo nuovo 2021 appena iniziato, sperando che ognuno trovi qualche gioia esistenziale in più rispetto all’avaro 2020. Per assurdo, a noi milanisti, il 2020 ha riservato più gioie che dolori e trovo questo il vero contrasto più assurdo; quando tutto il pianeta è andato a rotoli…noi siamo ritornati ad essere una vera società di calcio, dove tutto funziona come un orologio svizzero dei più sofisticati. Rileggendo il secondo passaggio dell’articolo che ho voluto riportare, mi viene da pensare come tanti piccoli accadimenti, anche slegati tra loro, abbiano contribuito a far funzionare questo orologio prezioso. Siamo passati attraverso le turbe mentali del povero GIAMMAESTRO, che ci stava serenamente accompagnando verso il baratro…, per poter toccare il fondo definitivo. Ma non è bastato. Prendiamo il più classico dei traghettatori, il buon Pioli, per dare decoro ad una stagione iniziata in maniera disastrosa e a Bergamo veniamo rasi al suolo, subendo un’umiliazione cocente. Qui la disperazione attanaglia i nostri dirigenti che vanno ad inginocchiarsi alla corte di Ibra. Io stesso ne prendo le distanze, pensando all’ennesima mossa senza senso, una carta della disperazione. A posteriori il traghettatore temporaneo e la mossa della disperazione si sarebbero dimostrate due delle chiavi vincenti di questa stagione; ma erano mosse pensate per il brevissimo termine.

Spesso nessuno le cita, ma la sparizione da Milanello di Suso e il Jack di Pippe per me sono due capisaldi del ritorno al gioco del calcio: insulsi, testardi, limitati, scarsi e anche antipatici…, la loro eliminazione dalle nostre liste è stata una liberazione. Li vedo bene al Monza a terminare la loro carriera in quella discarica. Su tutta questa casualità razionale aleggia un’altra condizione opprimente: il fair play finanziario che ci costringe a non poter spendere più di tanto e di conseguenza abbiamo un progetto basato sui classici giovani e su uno stadio che verrà, sempre nell’attesa che Gazidis e il suo esercito di manager trovino sponsor tra salamini e case di scommesse. Ma è proprio quest’ultimo ad avere una buona idea dopo tanti mesi: ingaggiare l’ispettore Rangnick! Sembra tutto fatto, finalmente un piano, un progetto, un qualcosa di concreto da seguire. Tuttavia il Mandela bianco ci ripensa, sulla scia dei buoni risultati di Pioli nel campionato post lockdown, torna sui suoi passi e il crucco resta a casa. Nessuno mi leva dalla mente che questo sia frutto di un ragionamento basato sul risparmio, ma la casualità razionale che governa questo Milan prende il sopravvento e dimostrerà che questa è la decisione vincente: pensate, Gazidis ha  finalmente un’ottima idea, ma annullandola ne ha una migliore. Pazzesco, folle, irrazionale. Maldini & Massara fanno il resto, prendendo tutti giocatori perfetti per questo meccanismo, venendo a creare una miscela di tecnica, vigoria, entusiasmo, comunità di intenti ed esperienza che le hanno fatto attraversare le paludi dello scetticismo, degli infortuni, dell’invidia, delle assenze da pandemia e delle situazioni di gioco avverse. Cosa ne deduco? Nulla. Ogni ragionamento logico si perderebbe in questa casualità razionale, verrebbero meno capisaldi della logica, della storia del calcio e quanto altro. A questa squadra però manca una cosa soltanto, manca il suo pubblico che possa goderne la vista dal vivo e possa spingerla ben oltre quei pochi limiti che noi possiamo intravedere. Arriverà anche quello. Buon anno.

Gianclint

 

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Il mio primo ricordo furono i pianti per una sconfitta in finale con il Magdeburgo.. Rivera e Chiarugi erano i miei idoli, ma ho amato anche Wilkins ed Hateley. Per il Milan di Sacchi avrei lasciato tutto e tutti. Rimane per me la pietra di paragone. Scrivo di getto come Mozart, odio i servi, i ruffiani e i leccaculo. Scrivo per il gusto di farlo e potrei dare lezione alla maggior parte dei giornalisti al seguito del Milan, incapaci di scrivere qualcosa di accattivante e vero. Detesto chi scrive e annoia e lo fa solo per ingraziarsi qualcuno. Disprezzo fanatici e cretini. Ragiono con la mia testa e del risultato me ne frego; chi gioca bene vince due volte.