La Pasqua è imminente e continuano i miracoli di Rino. Ieri si era messa male, malissimo…perché un uno/due di quel tipo, in altri tempi, ci avrebbe devastato. E invece no, sebbene la rimonta e il sorpasso si siano materializzati nella ripresa, già dopo il gol ci sono state un paio di situazioni pericolose che non abbiamo saputo concretizzare. Ecco la diversità, ecco il nuovo Milan, una squadra che non si abbatte, ma reagisce immediatamente. Tanto si chiedeva a Gattuso, di ridare dignità a questi colori, instillando un nuovo carattere, anzi, espiantando il cuore di ricotta precedente e trapiantandone uno nuovo, fatto di determinazione, corsa, voglia, gioco e ardore. Non è stato un assalto scriteriato dettato dalla disperazione, ma un ritrovarsi ragionato a fare quello che questa squadra è in grado di fare. Non tutto è stato bello, non tutto funziona a dovere, ma abbiamo vinto ancora, abbiamo portato a casa l’ennesima vittoria di un girone di ritorno che ci vede primeggiare. Durerà? Chi può dirlo, io sono già contento così, questa striscia positiva ci ha detto alcune cose importanti: Gattuso merita la conferma, lo dicono i numeri, lo dice la squadra, la logica e il buon senso. Lo dice soprattutto un entusiasmo ritrovato che fa passare in secondo piano le solite destabilizzazioni societarie che di volta in volta riappaiono. La squadra si è anche rivalutata economicamente e chi ne fa parte si sente partecipe di un progetto, Kalinic a parte. Chi subentra sta dando tutto e anche se spesso non sono all’altezza dei titolari, va premiata la determinazione che gettano in campo.
Le nostre partite sono romanzi e l’esperienza di Londra è servita. L’Arsenal ha meritato, ma noi paghiamo anche una gara di andata dove tutta l’inesperienza dei giovani ha pesato duramente. Se la lezione è stata utile lo sapremo solo dopo quando episodi simili non accadranno più, ma lo spirito visto in campo a Londra fa ben sperare. Ho rivisto quel giusto piglio a tratti che caratterizzava le nostre apparizioni in Europa, con emozioni che erano sopite da tempo. Non sono bastate? Pazienza, ma ieri quel piglio è riemerso nel momento del bisogno, con una carica da Settimo Cavalleggeri. La stanchezza era evidente come l’assenza di due pedine ormai importantissime, Romagnoli e Calabria. Romagnoli in questo momento è fondamentale, costituendo con Bonucci una coppia quasi insuperabile, a questo aggiungasi un Calabria la cui verve permea la squadra di un dinamismo e di una qualità irrinunciabili. Lo hanno dimostrato i loro sostituti, che sebbene abbiano messo impegno, non sono stati immuni da errori e vaccate. Talvolta anche in combutta. Se a scusante di Borini possiamo affermare che quello di difensore non è il suo ruolo precipuo, lo stesso non si può dire di Zapata. Siamo sempre alle solite, Zapata è questo, distratto, svagato, etereo con i pensieri rivolti alla primavera incipiente, al mughetto e al gladiolo. Tutte le volte che lo vedo mi fa questo effetto: “penso che con Zapata possiamo sentirci sicuri, è veloce e bravo marcatore!” Poi esco dal mondo delle favole, saluto Peter Pan e Biancaneve e mi ritrovo il solito Zapata.
Ma ieri troppi errori, meno corti del solito e molto imprecisi. Spesso errori gravi in uscita, spesso errori sui cross che mi hanno fatto sciorinare un intero caricatore di parolacce. L’errore sul cross per me un calciatore di serie A non può e non deve commetterlo. Inaccettabile. Dopo il gol di Hakan, a proposito, dopo il gol a Londra si doveva interrompere la partita per la bellezza struggente del suo tiro, siamo diventati presuntuosi e abbiamo subito il pareggio e il sorpasso. Ecco un aspetto su cui lavorare, aumentare lo sforzo sul vantaggio per poi chiudere la partita. Non si possono tirare le partite in questo modo, la fatica finirà per spossarci. Ma Rino ha sempre le contromisure, e se a Londra i cambi non mi avevano convinto, qui invece sono stati giusti e soprattutto il cambio tattico. Mi piacciono le squadre che sanno cambiar pelle in corsa, trovando nella necessità e nel bisogno il coraggio di sperimentare e osare. Chi osa vince e ieri Rino ha osato e molto. Io avrei tolto Bonaventura presto, ma forse si sperava nella sua dimestichezza con il gol. È evidente che il Mister ha chiesto ad Hakan di tirare molto di più, ma questo però non deve andare a discapito del rifornimento per le punte.
Ecco le punte, se segnano loro per noi diventa facile, non possiamo campare a lungo con i missili balistici di Suso e le rasoiate di Hakan, i gol li devono fare gli attaccanti. Il gol di Cutrone è fondamentale, solo lui poteva essere su quella palla e il Var ci ha reso giustizia, non possiamo proprio lamentarci. Di Mago Silva sono contento, non parlo di movenze o potenzialità, parlo di concretezza che finalmente traspare. Li ho studiati bene, lui ed il turco, uno è un ragazzino trasvolato qui da un altro calcio, meno fisico e più bailado, l’altro nemmeno parla italiano, ma un misto di inglese e tedesco. Ma è chiaro che hanno avuto difficoltà inserimento, è chiarissimo, ma la missione recupero di Gattuso sta dando grandi frutti. Silva deve ancora dimostrare, ma intanto sono sei punti, intanto è entusiasmo per tutti, intanto cresce e si fortifica. Leggo che si allena con grande intensità e abnegazione e questo è grande indice di maturità. Dispiace per Kalinic, ma un simile provvedimento di Gattuso credo che sia indicativo del pessimo momento del croato. Va recuperato dal punto di vista fisico e mentale, rivalutato e accasato altrove. Non credo ci siano margini per una duratura permanenza.
Ecco allora avvicinarsi, dopo la sosta, partite drammatiche come quella contro la Juve e contro il Napoli, tenendo presente il solito Sassuolo e il derby da recuperare. Ecco si, il derby…, partita che va vinta a prescindere; lo sa Rino, lo sa la squadra e lo sanno i tifosi. Tutti noi dobbiamo, mai come adesso, sostenere questi colori, sostenere questi ragazzi che stanno compiendo un miracolo sportivo. Dispiace leggere, durante le partite, molto negativismo e un pessimismo strisciante; anni di Giannino hanno svuotato molti milanisti della ferrea volontà di crederci fino in fondo; alla prima contrarietà leggo di stagione finita, campionato andato e via discorrendo. Ma basta, basta con tutto ciò, per anni ho chiesto alla squadra di tirare fuori i coglioni, coglioni che invece dobbiamo tirare fuori noi tifosi. Sapete che vi dico? A me dei 239 milioni non me ne frega un’emerita minkia, vedrete che quasi tutti i giocatori presi avranno la loro ragione di esistere, nonostante le continue critiche a Mirabelli. Io questi forcaioli non li capisco, è ormai evidente che il nostro girone di andata è stato problematico ai confini dell’assurdo, ma adesso i valori stanno riemergendo, quindi è ora di finirla con certi discorsi disfattisti. Se per molti ciò è imprescindibile, peggio per loro, si perdono un grande momento, si perdono un’avventura in cui credere. A fine stagione faremo i conti.
A proposito di forcaioli, ma che fine hanno fatto quelli rintanati in alcuni scantinati televisivi lombardi nascosti tra le macerie di Vedovia? Ma non erano loro quelli che criticavano questa società? Possibile che non si capisca la differenza con l’ultimo lustro di prese per il culo con questa stagione fondata su un progetto vero? Eh no, bisogna criticare a prescindere, hai speso 239 milioni e devi essere primo. Questo dimostra la totale mancanza di conoscenza del calcio attuale; dopo anni di mercati farsa con pippe di ogni tipo, adesso per far diventare forte una squadra servono anni. Se la gente non studia e non conosce che si può fare? Io lo spiego da mesi, non ho vacillato nemmeno dopo la sconfitta di Verona, allorquando gli squadroni della morte dei forcaioli giravano per le strade con licenza di impiccagione. Vedo che la stragrande maggioranza ragiona, intendo quella sul blog, altrove non mi interesso, non li ritengo culturalmente all’altezza di questo blog. In ogni caso, i bombardamenti su Vedovia delle ultime ore stanno ulteriormente fiaccando la resistenza clandestina di leccacravatta e servi del Giannino, a parte il solito disertore. Allora vorrei tanto leggere nei live molto più ottimismo. Insieme ce la faremo.
Gianclint
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