La Libia del dopo Gheddafi

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Il Milan è proprio questo, il club e quello che gli gira attorno è come la Libia del dopo Gheddafi…, una serie di tribù che fanno capo a vare fazioni del passato remoto e recente che si scannano quotidianamente, mettendo in serio pericolo quanto di buono, seppur con notevoli limiti, riesce a fare Gattuso con i suoi ragazzi. A me è un allenatore che continua a non piacere, ma gli va riconosciuto che ci mette l’anima e almeno per questo va sostenuto. Del resto, se il rimedio è quell’altro morto in piedi di Donadoni…, mi tengo stretto Rino. Io di ritorni ne ho pieni i cioglioni, e a livello tecnico sono contrario a prescindere. Dopo il tristissimo derby, giocato di merda, e dopo la successiva sconfitta in casa contro il Betis…erano stati messi in forte dubbio i valori dello spogliatoio, spogliatoio che, secondo i soliti rimestatori del fango, era totalmente contro Gattuso. La squadra, nei due successi consecutivi, ha almeno sfatato questa sudicia diceria, battendosi al meglio e vincendo meritando. Certo, i limiti sono palesi, molti giocatori sono fuori forma e rendono poco, ma contraddicendo il proprio credo…, Gattuso ha avuto il coraggio di cambiare. Era ora.

Non mi soffermerò sulle partite passate, Max, Chiara, Larry e tutti gli altri hanno estrinsecato qualsivoglia aspetto del nostro momento…su cui non vale la pena aggiungere altro che non sia fortemente ripetitivo. Mi accodo ed associo. Quello su cui voglio invece puntare il dito è il solito schifo che si legge in questi giorni. La squadra è quarta, risultato insperato, e di cosa parlano le tribù di pastori dedite inopinatamente al giornalismo? Ma di Montolivo. Da settimane è iniziata una campagna di sostegno nei confronti di Capitan Ricotta, uno dei peggiori acquisti del Condorasino; non c’è giorno in cui qualche servo non sprema quei quattro neuroni paraplegici che arrancano nella zucca vuota…per chiedere a Rino di far giocare quella pippa di Montolivo. Questo è un fatto gravissimo, che spiega per quale motivo altrove l’ambiente sia nettamente migliore di quello che si respira a Milanello: nessuno chiede ad Allegri di Marchisio e nemmeno lo ha fatto in passato, ma da noi è quasi diventata la regola. Da vomito. Ormai è un franchising…, I MONTOLIVOS…, sono ormai 100…

Sono sempre gli stessi o quasi, parliamo delle vedove del Giannino, di una pletora di poveracci che ha dovuto fare il giornalista perchè totalmente inabile al resto. Purtroppo i forti limiti cognitivi, per non parlare di totale ignoranza mista ad un servilismo bieco e nauseabondo, hanno fatto sì che costoro non capissero nulla di calcio. E se avessimo perso? Sarebbero scesi in piazza a difendere il loro beniamino, legandosi con le catene e iniziando uno sciopero della fame. Beh…dai…non esageriamo…lo sciopero della fame sarebbe praticamente un suicidio, questi non aspettano altro che il buffet di Milanello e sarebbe veramente troppo. Questi servono proprio per mettere insieme il pranzo con la cena… Come si fa a costruire calcio in questo ambiente così malmostoso, così insalubre ai limiti della malaria?

Una squadra che sta facendo discretamente, con i limiti di cui sopra, con un gioco a tratti anche brutto, con infortuni gravi e perenni, e loro che fanno? Mettono zizzania intorno all’allenatore portando avanti la causa di un presunto giocatore, perchè di questo trattasi, che non ha mai vinto nulla, che non ha mai fatto la differenza, non ha mai fatto spogliatoio, che si è ritirato senza saperlo, cercando di imporlo a tutti i costi. Il problema è molto semplice, Gattuso non è uno della vecchia guardia, ma un allenatore messo lì da Mirabelli. Semplice no? Di contro c’è la tribù che ancora rimpiange Fassone e Mirabelli (specialmente il primo è una cosa veramente inconcepibile) che mette zizzania a sua volta, parlando di cene carbonare, di procuratori e chiaramente…di Montolivo.

A Milanello non si può più produrre calcio, è materialmente impossibile, fin tanto che non ci libereremo di questa paccottiglia di miserabili, di questi avvelenatori di pozzi. Ma come…, non eravamo noi quelli avvelenavamo i pozzi secondo l’esperto di editoria sportiva nei giusti toni? Anche lui non ha perso tempo, in un recente vomitoriale, a tessere le lodi della professionalità di Montolivo. E ci mancherebbe, è pagato per non fare un cazzo! Ma basta, questi qui devono finirla. La storia di Montolivo è un censimento…serve per saper quanti sono quelli che non capiscono un cazzo di calcio, e sono tanti. Una bonifica sarebbe importantissima e necessaria.

Se avessero un minimo di dignità la conferenza stampa andrebbe fatta alle 6 del mattino in prima convocazione…, poi la seconda a sorpresa lasciandoli marcire fuori dei cancelli; in sala metterei i pretoriani di Tigellino ed il primo che fa domande su Montolivo schiaffoni e trenta frustate davanti a tutti. Introduzione della sciaria, cravatte tagliate, teste rapate e multe salatissime. E vediamo se dopo non lo capiscono. Purtroppo, e lo sottolineo, questo non si può fare e allora silenzio stampa. Tanto a che serve la conferenza? Ad un cazzo. Ma qui servono cervelli completamente resettati, servono dirigenti totalmente avulsi dal passato, a cui sia stato fatto il lavaggio del cervello. Una riprogrammazione totale, onde evitare che il passato continui a tornare e a tormentarci. Si finisca con Gattuso e poi, se si ha voglia di far crescere il Milan, si scelga un grande allenatore e un team di professionisti. Basta raccomandati, basta ritorni, basta minestre riscaldate e andate a male. Il Milan ai professionisti. Questo ha finito per alimentare tutta una cultura che ci prende per il culo. Bolt cerca squadra? C’è il Milan! Matri vuole ritornare; Leonardo potrebbe allenare! Kilpin sta trattando con Elliott! Giussy Farina torna con Yogurt. Leggete di queste fregnacce accostate ad altri club? No…solo accostate a noi…perchè sanno che è possibile. Leonardo confermi Gattuso anche in un momento di difficoltà e Gattuso lasci Montolivo fuori dagli spogliatoi, meno carbonare e più matriciane.

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Il mio primo ricordo furono i pianti per una sconfitta in finale con il Magdeburgo.. Rivera e Chiarugi erano i miei idoli, ma ho amato anche Wilkins ed Hateley. Per il Milan di Sacchi avrei lasciato tutto e tutti. Rimane per me la pietra di paragone. Scrivo di getto come Mozart, odio i servi, i ruffiani e i leccaculo. Scrivo per il gusto di farlo e potrei dare lezione alla maggior parte dei giornalisti al seguito del Milan, incapaci di scrivere qualcosa di accattivante e vero. Detesto chi scrive e annoia e lo fa solo per ingraziarsi qualcuno. Disprezzo fanatici e cretini. Ragiono con la mia testa e del risultato me ne frego; chi gioca bene vince due volte.