Scienza e onniscienza

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Nel corso dell’intervista concessa alla Gazzetta dello Sport, Giovanni Galeone ha parlato del possibile cambio di modulo del Milan: “Squadra più portata al 4-3-3? Con la rosa attuale sì. Forse si può adattare a un 4-2-3-1 o a un 4-3-2-1 per mettere Piatek in condizione di fare meglio, credo che sia la strada che batterà Marco, allargando il gioco con i terzini. Poi però c’è un problema di uomini. Capisco la filosofia della società, ma al Milan servono due big di esperienza per elevare la credibilità della squadra, anche all’interno dello spogliatoio. Un centrocampista e una punta di livello internazionale per aggiungere la leadership che manca. Penso a Emre Can o Matic dello United e a Mandzukic. Correa? Tecnicamente non si discute, ma non è un leader”.

Fonte Gazzetta dello Sport

Così parlò, circa 15 giorni fa, il vate, il Pigmalione, la musa ispiratrice del GIAMMAESTRO. Probabilmente l’intervista è stata realizzata dopo pesanti e lunghe libagioni ittiche, allorquando il mister della frittura e del pesce San Pietro aveva già ingollato qualche  Montepulciano di troppo. Il sei volte esonerato, muto con il suo enfan prodige durante tutta l’estate, adesso scopre che il tecnico scelto per la sua scienza e la sua onniscienza, forse non potrà applicare le sue mirabolanti teorie causa inadeguatezza degli uomini. Io non so se ridere o piangere. Può darsi che io mi sbagli, ma nei mesi di giugno e luglio, si è solo parlato della finezza mentale, della profondità di idee e culture calcistiche, dell’immensa ricchezza intellettiva di questo tecnico che meriterebbe 10 puntate di Buffa. E anche oggi continuo a leggere minkiate di questo tipo.

Riccardo Gentile, intervenuto a SkySport24, ha parlato così di Marco Giampaolo e del suo Milan: “Giampaolo è sempre stato un  grande studioso. Gli serve tempo, ma sono certo che questa dirigenza avrà la pazienza di aspettare. Il Milan non deve avere fame di risultati immediatamente, ma seguendo le idee di Giampaolo secondo me i rossoneri possono arrivare lontani. Il Milan è ripartito con un nuovo allenatore e un nuovo progetto, quindi serve tempo. Mi aspettavo un inizio di stagione del genere e a Verona non sarà facile per i rossoneri perchè i gialloblù sono una squadra che corre e che combatte”.

Purtroppo questo è l’andazzo, da quando il nome di Giampaolo è stato accostato al Milan…, tutti, e ripeto tutti, si sono sentiti in dovere di incensare la scienza del nostro allenatore. Io che invece me ne frego, guardo solo ed esclusivamente i fatti. Sono anni che sento sempre la solita solfa: “Serve tempo”. Altrove fanno sempre prima di noi, ma da noi serve tempo. Per fare un cazzo di tiro in porta ad Udine quanto tempo serve? Lo chiedo per vedere a quanto posso arrivare. E quanto ne serve per radere al suolo una neopromossa in casa? Non oso chiedere quanti lustri occorrano per trionfare a Verona…sponda Hellas. Non ci provo nemmeno. Per me mal comune è mezzo gaudio non vuol dire un cazzo. Quanto leggo che nessuno critica il Barella in panchina e invece ci si indigna solo per Leao…rido fino alle lacrime. Quelli con Barella in panchina sono primi in classifica, noi invece ad Udine, nonostante Leao, ancora stiamo cercando di capire se giocavamo da destra verso sinistra o al contrario.

Dopo dieci anni di schifo sono diventato impaziente, alla mediocrità non mi abituo e mi ribello, soprattutto se sento parlare di progetti illuminanti sulla via di Damasco. Io so solo una cosa, dal 2015 ad oggi sono stati spesi, facendo un calcolo molto semplicistico, oltre 500 milioni in giocatori e se ci sommo anche gli ingaggi si arriva a quasi un miliardo. Nonostante ciò il Milan ha uno dei peggiori giochi della serie A, di una lentezza indegna, e non si riesce mai a raggiungere un pidocchioso quarto posto che non significa vincere qualcosa, ma soltanto prendere soldi per poi partecipare alle coppe vere. Diamo un miliardo a Giuntoli o a Tare e poi vediamo. Anzi, 500 milioni a testa. E’ una questione di competenze. Il tutto sempre se Fangazzidis trova qualche sponsor, magari un negozio di lingerie, una trattoria o un laboratorio di tatuaggi e rifacimento unghie.

Verona è un campo dove voglio vincere a prescindere, prima di essere sceso in campo. Non arrivo a sperare che gli attuali portatori della maglia lo capiscano da soli, sarebbe chiedere troppo, ma spero che qualcuno degli illuminati glielo spieghi. Prima di scendere in campo è un eufemismo, molto dipenderà anche dal GIAMMAESTRO, le cui complicatissime equazioni di nono grado e alcune teorie quantistiche devono tramutarsi in tiri in porta e quindi gol. Speriamo.

Gianclint

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Il mio primo ricordo furono i pianti per una sconfitta in finale con il Magdeburgo.. Rivera e Chiarugi erano i miei idoli, ma ho amato anche Wilkins ed Hateley. Per il Milan di Sacchi avrei lasciato tutto e tutti. Rimane per me la pietra di paragone. Scrivo di getto come Mozart, odio i servi, i ruffiani e i leccaculo. Scrivo per il gusto di farlo e potrei dare lezione alla maggior parte dei giornalisti al seguito del Milan, incapaci di scrivere qualcosa di accattivante e vero. Detesto chi scrive e annoia e lo fa solo per ingraziarsi qualcuno. Disprezzo fanatici e cretini. Ragiono con la mia testa e del risultato me ne frego; chi gioca bene vince due volte.