Tentiamo di pensare

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Comunque finisca questa stagione, ammesso che finisca sia pure in ritardo e non venga sospesa e annullata per sempre, il Milan ha il dovere, prima del diritto, di pensare al futuro. E quando si scrive Milan bisogna pensare a chi lo dirige dall’alto, non dai piani inferiori dove rimarrà ancora per poco Maldini. Via libera, quindi, alla fantasia e all’abilità di papà Singer e figlio, e soprattutto di mister Gazidis e della sua nuova schiera di collaboratori, ovviamente tutti stranieri. Per la prima volta solo al comando, il dirigente sudafricano dovrà pensare a rinforzare, o meglio a rifare, la squadra perché servono un esterno destro in difesa, un centrale, due centrocampisti, due punte e un esterno d’attacco, al posto dei vari Conti e Calabria, Musacchio e Duarte, Kessie e Paquetà, Krunic e Bonaventura, Ibrahimovic e Rebic. Per non parlare del nuovo portiere se, come pare, Donnarumma verrà (s)venduto perché  6 milioni netti di ingaggio sono troppi.

La comunicazione di Casa Milan

Non sarà facile liberarsi di molti giocatori sotto contratto che nessuno ha voluto l’estate e l’inverno scorso, ma sarà ancora meno facile trovare sostituti migliori con stipendi inferiori, a maggior motivo senza i rapporti e le conoscenze con i procuratori italiani e stranieri. L’operazione è già fallita alla coppia MiraFax, che aveva strapagato Biglia e compagni creando un’ulteriore voragine nel bilancio, senza migliorare la qualità della squadra. Ora toccherà a Gazidis e il tempo che ha bocciato in fretta Mirabelli e Fassone giudicherà anche lui, mai come stavolta senza più alibi. Nell’attesa, però, si può già dire che Rangnick, visto che Pioli andrà via anche se meriterebbe la conferma, avrà un compito ancora più difficile di quello che toccò a Giampaolo. Prima di tutto perché, arrivando dalla Germania, non può conoscere il campionato italiano come lo conosceva l’ex allenatore del Milan. E poi perché, più ancora di Giampaolo, dovrà lavorare con una squadra da ricostruire, bene o male si vedrà. Un discorso che può valere anche per un eventuale nuovo allenatore italiano, perché non è facile per nessuno incominciare da zero, se non da sottozero. Eppure, paradossalmente ma non troppo, questa crisi causata dal coronavirus potrebbe aiutare Gazidis e soci nella preparazione della prossima stagione. Intanto la lunga sosta forzata dovrebbe consentire di pianificare senza fretta ogni dettaglio, allacciando nuovi rapporti nel mondo del calcio, anche se è evidente che tutto dovrebbe essere concordato con l’allenatore della prossima stagione. Tra tanti dubbi, l’unica certezza è relativa all’abbassamento dei costi, perché i contratti per i nuovi giocatori saranno al ribasso, con minori difficoltà rispetto al recente passato. Programmare bene, quindi. Questo è il primo segreto, ma non l’unico. Perché l’altro segreto, ancora più importante, si chiama competenza, a livello dirigenziale, economico e tecnico, per scegliere e poi prendere giocatori giusti ai prezzi giusti. Ma per quello che si è visto, anzi non si è visto, negli ultimi anni rossoneri, nessuno ha capito l’importanza di questi segreti.

Fonte Milan News

Tentiamo con pochissima voglia di evadere dalla cupa realtà e cerchiamo di parlare di Milan. In un momento così duro e confuso, per noi milanisti parlare di calcio è ancora più difficile. Le notissime incertezze, create anche al calcio dalla pandemia in corso, si aggiungono ad una grande certezza: il Milan non ha una società con interessi sportivi, quindi figuriamoci come è oscuro e nebuloso il nostro futuro; prendo spunto dal primo articolo di Alberto Cerruti; si è il primo articolo, dopo oltre un anno, in cui non beatifica la figura di Galliani. Depurato dalla marchetta servile, l’articolo mi trova concorde su molti aspetti.

Infatti il prossimo campionato, ammesso che ne parta uno, sarà un campionato tutto sulle spalle dirigenziali di Fangazzidis, che già non trovava un cazzo di sponsor in tempi di pace…, figuriamoci se troverà qualche euro nel prossimo futuro. Avrà tutto uno staff totalmente straniero, tranne che nella comunicazione, ma quello è un caso disperato dove ha già trovato due scudieri fedelissimi e talebani a guardia di Casa Milan, pronti a farsi saltare in aria contro gli infedeli della critica. Mi rasserena molto il fatto che tutti questi talebani e terroristi, da Bin Laden in poi, hanno fatto danni ingenti, ma poi sono sempre stati presi e tolti di mezzo.

Se ci sarà Rangnick allora il mercato non sarà un problema, ma se il crucco non dovesse venire mi scappa da ridere. Ce lo vedo il Fangazzidis che tratta giocatori come quando tratta con gli sponsor: il nulla più assoluto. Ma ragioniamo per assurdo e prendiamo in considerazione l’ipotesi che il Mandela Bianco riesca ad allestire una squadra, partendo dalle macerie dell’attuale: pensate veramente, come Cerruti, che il sudafricano sarà giudicato? Ma veramente ritenete che Elliott abbia a cuore le sorti sportive? L’obiettivo è uno soltanto, oltre a quello di vendere: vivacchiare.

Gianclint

 

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Il mio primo ricordo furono i pianti per una sconfitta in finale con il Magdeburgo.. Rivera e Chiarugi erano i miei idoli, ma ho amato anche Wilkins ed Hateley. Per il Milan di Sacchi avrei lasciato tutto e tutti. Rimane per me la pietra di paragone. Scrivo di getto come Mozart, odio i servi, i ruffiani e i leccaculo. Scrivo per il gusto di farlo e potrei dare lezione alla maggior parte dei giornalisti al seguito del Milan, incapaci di scrivere qualcosa di accattivante e vero. Detesto chi scrive e annoia e lo fa solo per ingraziarsi qualcuno. Disprezzo fanatici e cretini. Ragiono con la mia testa e del risultato me ne frego; chi gioca bene vince due volte.