E’ un quadro desolante quello che emerge dopo l’ennesima partita schifosa giocata da questa squadra contro una compagine, sulla carta, minore. Chiaramente fanno sempre pena, ma noi li rivalutiamo sempre, e allora occorre chiedersi perchè. Ma i perchè di questa squadra sono talmente tanti che si potrebbe essere sommersi dai dubbi e dalle domande, dubbi e domande che non trovano una risposta, almeno nel breve termine. Dal trittico Inter, Samp e Udinese ne usciamo con le ossa rotte con motivazioni di crisi che ricorrono in ognuna di queste strazianti partite. Da sempre non abbiamo un gioco vero, ma portiamo avanti un calcio (eufemismo) basato sulla garra e sull’atletismo, venuti meno questi siamo una squadretta delle tante, con prestazioni che meriterebbero una “civil action” per ottenere il rimborso del biglietto. La riprova che non abbiamo un gioco ben definito, basato sull’offendere, è data dal fatto che la squadra, cambiando uomini e schemi, non mostra alcuna scossa. La squadra è inerme, impotente, appassita e ammosciata su se stessa.
E’ quasi un decennio che il Milan non corre, è un decennio che giochiamo al piccolo trotto, privi di qualsivoglia furore agonistico, senza nerbo, senza voglia di aggredire l’avversario e fargli male, sportivamente parlando. Si sono succeduti una serie di tecnici, i più disparati e disperati; una serie di mezze figure che non vale la pena nemmeno ricordare: la maggior parte raccomandati e figli della regola più cretina e stupida che si potesse coniare: “Il Milan ai milanisti”! Una cazzo di regola che odio dal più profondo del cuore; il Milan va dato ai professionisti; di raccomandati, parvenue, segretari, improvvisati e fuorusciti dai bagagliai ne abbiamo strapieni i coglioni. Sia chiaro, le colpe non risiedono solo ed esclusivamente nella guida tecnica, ma coinvolgono tutti, a qualunque livello. Giochiamo un calcio medievale che sarebbe stato in linea con il tempo che si vive a Verona in questi giorni, pieno Medio Evo. Nessun pressing, nessun raddoppio, niente corsa; il nostro è un calcio minestrato e tamburellato che farebbe vomitare un cane.
E’ proprio un calcio da Biochetasi, con momenti che portano a conati ripetuti che consigliano di guardare questa squadra a stomaco vuoto, a digiuno. Non mi raccontate storie, non è questo il calcio, non è la nostra storia. Per anni abbiamo tenuto accesa la fiamma del ricordo e della storia rossonera, ma il pressing, che abbiamo portato ad essere arte e scienza, è stato abbandonato per un lurido e indegno catenaccio che facciamo anche in casa con squadre retrocedenti. Ci dovremmo vergognare di aver gettato alle ortiche un patrimonio di inestimabile valore e dovremmo fare un raduno sulla tomba del pressing e del calcio propositivo e offensivo che abbiamo profanato a più riprese. Non mi raccontate di uomini inadatti o altre cazzate simili, tutti noi (quelli fortunati) siamo dotati di due gambe per correre e quindi anche attaccare la porta avversaria; non servono 4 gambe per fare pressing, quindi Gattuso facesse ammenda di non essere capace di insegnarlo a 22 ragazzi. Un tecnico deve essere istruttore, non un preparatore di trincee e battaglie che regolarmente non vince.
Non solo Gattuso afferma che questa squadra non può fare pressing, ma presuntuosamente ritiene che abbia piedi talmente forbiti da poter parlare il linguaggio del palleggio e del controllo della partita. Questo da sempre comporta una lentezza spasmodica, un posizionamento degli avversari pressoché perfetto che sfocia poi in un suicidio tattico. Il suicidio in ultimo si completa con retropassaggi al portiere che prima o poi fa una cazzata. E’ storia. Già…il retropassaggio, marchio di fabbrica di questi giocatori. Ma sono stati scelti in passato perchè erano abili in questo? Possibile che non sappiano fare altro? Ne ho talmente i coglioni pieni che quando vedo una verticalizzazione (rara come un Gronchi rosa…) ecco che il mio elettroencefalogramma, da piatto e amorfo, ha qualche sussulto. Io però divento pazzo…, qualunque giocatore si prenda (a parte Montolivo e Bertolacci che giocatori non sono) in passato non era così; e quando giocano nelle loro nazionali, anche se giocano contro Lettonia e Lituania…, non praticano questo schifo. Nel Milan invece, anche quando giocano contro quattro dopolavoristi lussemburghesi, fanno schifo al cazzo. L’anticalcio è entrato nel terreno di Milanello fino alle profondità, dopo anni di rifiuti calcistici seppelliti contro ogni norma che lo vietava. Il terreno è talmente inquinato che ci vorranno decenni per decontaminarlo.
I giocatori non sono immuni da questo disastro, sono i principali responsabili di questi risultati, con prestazioni indegne che farebbero venire voglia di spedirli tutti su qualche pianeta, il più lontano possibile. Non hanno midollo, non hanno attributi e non hanno voglia. E’ lampante, ma se avessero uno spartito, magari anche controvoglia, azzeccherebbero una nota. Lo spartito non esiste e inoltre sono dei fancazzisti. Il risultato di questo orrido mix è davanti agli occhi di tutti. Prendiamo De Paul, Fofanà e chi volete voi e trapiantiamoli a Milanello, sarebbero pippe indegne come lo sono gli attuali. Se avessero un minimo di voglia e capacità…si troverebbero a lottare anche contro un ruolo che non è il loro. E sì, perchè da noi c’è anche questo annoso problema; molti giocano in un ruolo che non è il loro, addirittura più ruoli nella stessa partita, con formazioni cervellotiche che non trovano spiegazioni nella logica.
Mal depongono le farneticazioni di questo tecnico in sede di conferenza, conferenza che io da sempre abolirei. I tecnici dicono quasi sempre delle ovvietà, i giornalisti (o presunti tali) che infestano la sala stampa sono un branco di inutili che riescono sempre a fare domanda cretine. Chiaramente è depresso e lascia intendere sciagure e disgrazie. Facesse il suo dovere con entusiasmo e intelligenza, cose per cui è lautamente pagato. I parruccati vaporosi della tribuna, invece, facessero tesoro di quanto sta avvenendo. Per il futuro serve un progetto tecnico di altissimo spessore e che spieghi le ali del calcio nel tempo. Per far ciò servono calciatori adeguati e dotati di coglioni, giocatori che non sbaglino 10 corner consecutivi (il turco) e che sappiano crossare almeno una volta su tre (quanto fatto vedere da Calabria ieri sera è da Sant’Uffizio). Si riparta, qualunque sia il finale di stagione, da un grandissimo allenatore che riporti il calcio a Milanello e gli si diano gli strumenti necessari. Altrimenti siamo il Giannino 2.0. In ogni caso, con un tecnico preprato e che vede il calcio in maniera offensiva, avremmo un punteggio diverso, ma soprattutto un substrato su cui continuare a costruire. Così invece mi viene da dire “fuori dai coglioni” tutti.
Gianclint
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