Sul filo del gong e del rasoio

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Meno giocatori, più individualità. Possibile? Sì, se si tagliano i rami morti e si inseriscono calciatori di spessore. In quest’ultima frenetica settimana Leonardo è chiamato a un lavoro complicato e delicato: ottimizzare le risorse a propria disposizione. Come una formichina (o come Galliani nel 2008 quando, ricorderete, per acquistare Ronaldinho inaugurò la “politica dei mattoncini”, cioè tante piccole-grandi operazioni in uscita che messe insieme consentirono di piazzare il grande colpo), il dirigente brasiliano dovrà armarsi di pazienza e caffeina e mettere a segno quanti più esuberi possibili. Uno – Kalinic – è volato a Madrid sponda Atletico due giorni fa. Ora toccherà ai vari Bacca, Antonelli, Silva, Mauri, Montolivo, Bertolacci, Locatelli. Operazioni sul filo del gong e del rasoio che non sono esenti da rischi certo ponderati, ma ugualmente pericolosi.

In primis quello di rimanere col cerino in mano, non riuscendo a vendere questo o quell’elemento. Una situazione che comporterebbe un danno economico (un mancato introito più un mancato risparmio), ma anche sportivo (tenersi un elemento che sa di non avere la fiducia dell’ambiente). Dall’altro lato anche vendere tutti ma non riuscire a chiudere le operazioni sperate in entrata rischia di rendere complicata la stagione, con la possibilità di essere sottodimensionati per i tre impegni stagionali, o almeno della prima parte di stagione. In questo Leonardo (e Maldini… che bello poterlo dire!) dovranno sdoppiarsi, faticare e riempire tutte le caselle. L’obiettivo è quello di consegnare a Gattuso una rosa snella, coerente con il suo sistema di gioco, competitiva e con buone alternative.

I grandi colpi – in entrata o in uscita – in questo periodo sono sempre complicati, frutto più di un lampo di fine estate che della programmazione. Non si possono escludere, ma nemmeno sognare a occhi aperti può essere indicato. Milinkovic-Savic resta un obiettivo quasi impossibile per prezzo e per nome e indole del proprietario del suo cartellino. Nel mercato in ingresso è forse meglio fare “gli spazzini”, raccattando i giocatori a margine delle grandi squadre europee, a patto che la scelta sia prima di tutto basata sulla discussione tecnica che sulla mera opportunità.

Piuttosto, il Milan è a oggi scoperto sugli esterni, almeno come ruoli di rincalzo. Calhanoglu e Suso titolari, Borini (e volendo Bonaventura) sostituti. Un po’ pochino, specie se pensiamo quanto dipendiamo dal gioco e dalla creazione sulle fasce. È lì che spero Leo e Maldini tirino fuori il coniglio dal cilindro, perché come sostenuto una settimana fa, il Milan continua ad accusare un certo ritardo rispetto ai propri competitor proprio per quanto riguarda il valore della panchina. Non possiamo certo pretendere di avere tutto e subito, per carità, ma qualcosa in questo senso va fatto, e in fretta.

Per il resto, personalmente l’attesa della prima giornata della prossima stagione mi sta snervando. Non vedo l’ora di vedere l’esordio del Pipita e rivedere il nuovo Milan al lavoro. Un Milan libero da tirchi accattoni e finalmente con un’aura di dignità davvero rossonera. Con al nostro fianco una persona di cui ci fidiamo ciecamente, con cui andremmo in guerra domani. E con un’altra che sì, nonostante le ruggini amiamo comunque. Io non vedo l’ora che la stagione cominci ufficialmente. Avanti Milan! Avanti (sempre avanti!) Milan Night!

Fab

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Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.