Ne è passato di tempo da quel retropassaggio a Giuliano Terraneo, correva l’anno 1985 e Paolo era poco più che un bimbo.
Sognava di fare carriera il figlio di Cesare, sebbene ambizioso e convinto dei propri mezzi mai avrebbe pensato di fare quel che ha fatto, vincere quel che ha vinto e diventare quel che è diventato.
Qualche giorno fa le strade del Milan e di Paolo si sono di nuovo incontrate, ed era ora aggiungerei.
Perdonatemi se lo chiamo Paolo, non l’ho mai conosciuto personalmente, non ho avuto mai la fortuna di scattarci una foto insieme né ho mai avuto un suo autografo. Lo chiamo Paolo semplicemente perché è una persona alla quale mi sono sempre ispirato, come giocatore quando ero un bimbo, e poi né ho ammirato la sua dignità, la sua fermezza, senza mai abbassare la testa, quando è diventato adulto.
Mi volete come dirigente? Bene, io sono qui ma voglio contare se no una stretta di mano e via.
Ha detto no a Fassone ed ha avuto ragione, qualche bordata in conferenza stampa l’ha tirata, ha detto che la differenza l’hanno fatta le persone e diciamoci la verità tra Fassone e Leonardo non c’è gara. Gli avevano offerto di lavorare al fianco di Mirabelli ma l’ultima parola sarebbe stata dell’ex Rende. Già detta così sembrava una barzelletta: l’ex bandiera del Milan che avrebbe dovuto prendere ordini dall’ex capo scouting dell’Inter…
È stata una conferenza snella e asciutta con un profilo relativamente basso come è giusto che sia.
Ha più volte fatto cenno al progetto Paolo, non è uno stupido e sa benissimo che mettendoci anima, cuore e soprattutto la faccia in caso di insuccessi tutte le critiche sarebbero per lui, il fatto che abbia accettato mi rende fiducioso sul progetto dei Singer.
Ha sottolineato il fatto di aver parlato con la proprietà, lo aveva chiesto anche a Fassone l’anno scorso ma non ci fu modo di metterlo in contatto con “i cinesi”, d’altronde una proprietà forse non è mai esistita.
Ora ci sarà da lavorare duro con Leo, servono un’ala, una mezzala forte e a dirla tutta anche due riserve a centrocampo perché Montolivo, Locatelli e Mauri sono di una pochezza imbarazzante. Non si potrà fare tutto in questa stagione ed è stato detto, non è stata pronunciata la parola Champions e mene compiaccio.
Compito di Paolo sarà consolare Rino Gattuso che da quando non ha più il suo DS sembra un’anima in pena. Non ne capisco il motivo so soltanto che ora con una società vera anche lui deve alzare l’asticella e non parlo solo del campo.
Ha perso Bonucci ma si ritrova a Milanello Caldara e soprattutto Higuain, o preferivi Zaza caro Rino?
Compito di Paolo sarà risvegliare Gattuso da questa depressione post Rende, ma non ho dubbi che Maldini saprà toccare i tasti giusti.
Sono passati trentatré anni da quel retropassaggio di Udine a Terraneo, ora è tempo di guardare avanti con ottimismo, si vincerà e si perderà come è normale nello sport ma finalmente saremo rappresentati da un milanista vero, serio e professionale.
Pochi amici tanto onore Paolo. A testa alta, sempre.
Bentornato Capitano.
MattLeTiss
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