Una partita che può essere un nuovo inizio, nel limite del possibile. Alle nostre spalle 19 orribili partite, davanti a noi 19 opportunità di riscatto. Un riscatto che probabilmente non potrà portarci, nemmeno nella migliore delle ipotesi, in Champions League, ma in Europa League magari sì, oltre che continuare “riconciliare” la squadra con San Siro.
Diciannove partite davanti a noi, diciannove seconde occasioni per i nuovi acquisti dell’estate mirabel-fassoniana, una sbornia straordinaria, ma che come tutte le ciucche pesanti ha portato un hangover devastante, di quelli che ti fanno dimenticare come marcare i tuoi avversari, come si tirano le punizioni, come dare ritmo alla squadra. Perché ricordiamolo: Biglia non è scarso, è uno dei titolari dell’ultima finale mondiale; Bonucci non è un pippone, è cresciuto spaventosamente negli ultimi sei anni ed è stato un pilastro della Juve che ha vinto tut qualcosa; Calhanoglu e Rodriguez hanno fatto una grande esperienza in Bundesliga, confermando il loro valore anche nelle rispettive Nazionali; André Silva ha potenzialità estremamente importanti.
Gli elementi acquisiti quest’estate non sono questi. Non sono così scarsi. Anzi, a parte un paio, non lo sono proprio. In questo periodo non si fa che parlare di mercato, considerata la recente apertura della sessione invernale, ma la mia provocazione (fino a un certo punto) è la seguente: non compriamo nessuno. Tentiamo la rimontona cercando contestualmente di percorrere più strada possibile in Europa League e Coppa Italia, ma sempre con questi elementi, questa rosa, questi giocatori e uomini. Non tentiamo i patetici colpi a effetto di gennaio, salvatori della Patria che non potranno esserlo, specie in una fase della stagione dove è più semplice pescare dal mazzo cavalli pazzi o a fine corsa a prezzo di saldo, piuttosto che elementi di livello. Usiamo dunque questi 5-6 mesi per continuare a valutare i nuovi arrivi e decidere se puntarci ancora o tagliare altri rami secchi durante l’estate.
Oggi comincia dunque un nuovo campionato, uno in cui l’obiettivo, pur rimanendo quello di vincere, è in realtà diventare una vera squadra, un gruppo coeso, che si conosce (nei pregi e nei difetti di ognuno) e che sa come lavorare bene insieme. Serve questa maturazione caratteriale, prima ancora che tecnica, perché è esattamente lì, nella nostra testa, che nascono i tanti problemi e ansie che abbiamo palesato. Anche per questa immaturità siamo così umorali, con una personalità tanto fragile e senza coraggio. I risultati devono essere la nostra benzina, motivo in più per vincere le prossime tre, delicatissime partite: Crotone – quest’oggi -, Cagliari e Lazio in casa. Per cominciare a prendere una rincorsa che potrebbe essere, questa sì, la vera base per il Milan della prossima stagione.
Fabio
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