Tic, tac… l’inizio si avvicina tra nuove griglie e solite grigliate

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Il tecnico rossonero ancora alle prese con gli up e down della sua squadra.

7 giorni. No. Non è il prologo di un remake di The Ring ma, neanche a dirlo, i giorni che separano il Milan dall’inizio vero e proprio della stagione 2023/24. Lunedì 21, infatti, alle ore 20:45 i rossoneri saranno di scena al Dall’Ara di Bologna per alzare il sipario su un’annata che, inevitabilmente, porterà con sé tante aspettative dopo il finale travagliato della scorsa e i tumulti estivi. Se le statistiche sorridono al tecnico Stefano Pioli (2 vittorie e un pareggio negli ultimi tra precedenti al Dall’Ara, così come 3 vittorie in 3 partite all’esordio in campionato), quello che sicuramente lo lascia meno tranquillo è il bisogno di amalgamare il primo possibile il tanto materiale arrivato dal calciomercato in questa sessione che, tra l’altro, si concluderà tra 18 giorni.

Il tecnico Pioli è chiamato a (ri)costruire una squadra competitiva per le zone alte della classifica.

La statistica, come detto, sorride al tecnico rossonero. Tuttavia, per i più mnemonici, il Bologna rievoca brutti ricordi, specialmente se si pensa alla prima giornata di una stagione che iniziava sotto i buoni auspici di una robusta campagna acquisti. Era il 31 agosto del lontano 2008; i tifosi rossoneri avevano ancora negli occhi la scintillante presentazione di uno dei calciatori più forti di quel periodo, ovvero Ronaldo de Assis Moreira, noto anche come Ronaldinho. Insieme al Gaucho, dei nomi degni di nota, erano approdati in rossonero anche il campione del mondo Gianluca Zambrotta e il figliol prodigo Andriy Shevchenko, protagonista di una di quelle operazioni nostalgia che tanto piacevano alla dirigenza dell’epoca. Il finale, purtroppo, è noto. Il Milan perde la prima giornata (a San Siro in quel caso, ndr) per 2-1 sotto i colpi di Di Vaio e Valiani; quest’ultimo pescò un chirurgico tiro dalla distanza che non lasciò scampo a Christian Abbiati.

Mano gli rituali e ai talismani d’occasione o ad altri atti scaramantici più ‘tradizionali’. Il Milan si presenterà ai nastri di partenza della prossima Serie A con 8 innesti e un apparato tattico ancora work in progress. Se si riavvolge al nastro ad un anno fa, proprio di questi tempi, il Milan campione d’Italia in carica inaugurava il nuovo campionato vincendo 4-2 contro un’Udinese solida che diede filo da torcere agli uomini di Pioli. E’ curioso pensare che, dei marcatori di quel match, lunedì prossimo ci sarà il solo Theo Hernandez. Il francese, infatti, firmò il momentaneo 1-1 su calcio di rigore conquistato da Calabria mentre, le restanti reti, furono messe a segno da Ante Rebic e Brahim Diaz, oggi rispettivamente al Besiktas e al Real Madrid.

Le amichevoli estive, per quello che contano, hanno lasciato sensazioni indicative sia dal punto di vista dei singoli che da quello collettivo. Se il nuovo centrocampista Tijani Reijnders è quello che più ha fatto leccare ai baffi ai tifosi, come anche Loftus-Cheek, i più attenti – o timorosi che dir si voglia – hanno, in linea generale, notato vecchie brutte abitudini del Milan ‘balbettante’ della stagione 2022/23. Si tratta sostanzialmente dei due principali aspetti primordiali di una squadra di calcio: capacità di far gol, solidità difensiva. Niente di più semplice e banale. Il Diavolo fa ancora fatica a rendersi pericoloso in zona offensiva e, al contempo, il suo pressing alto talvolta è più terreno fertile per le sanguinose ripartenze avversarie, piuttosto che per un efficace e organizzato controllo del campo. Nessun allarmismo, né drammatici presagi di sventura. Ci sarà bisogno di tempo per rodare i nuovo meccanismi del Milan, tra la necessità di dare alla fascia destra la stessa dose di fantasia e incisività di quella sinistra con l’inserimento di Chukwueze e l’utilizzo di Pulisic, il bisogno di rafforzare la solidità e le geometrie del centrocampo con Musah e Reijnders, l’esigenza di un’adeguata gestione delle alternative in panchina tra Okafor, Romero e gli altri interpreti già presenti in rosa.

Intanto, come ogni pre-campionato che si rispetti, sono tornare le consuete griglie di partenza. Consci delle cantonate degli anni passati, i più furbi, sono rimasti equilibrati dando più un ‘range’ di classifica piuttosto che un piazzamento previsto. Al netto delle necessità del Milan in termini di (ri)costruzione, le firme autorevoli, vedono un Diavolo da quarto posto che, per rosa e fisionomia, avrebbe meno chance di vincere il titolo Inter e Napoli e, pressappoco, le stesse della Juventus di Massimiliano Allegri. Brutto mestiere quello delle griglie, dato che il passo verso la… grigliata è breve, col rischio di bruciare tutto. Una motivazione in più per il Milan che, seppur dagli ingranaggi diversi, dovrà ritrovare lo stesso spirito del biennio che ha portato allo Scudetto, quando la maggior fonte di convinzione era lo scetticismo che lo circondava.

Stavolta nessun favoritismo da campioni in carica. Non siamo i campioni e neppure i vice. Nessuna pressione da ‘squadra da battere’. Il Milan deve riprendere il proprio cammino, continuando il suo percorso di crescita, non solo in campo economico. Stavolta il Diavolo deve fare il suo numero migliore, entusiasmando i propri tifosi e rimandando al mittente le velleitarie colate di veleno giornalistiche che, nel mese di giugno, sono andate oltre le ragionevoli critiche e perplessità. “La più grande beffa che il Diavolo abbia mai fatto al mondo è stata quella di convincere tutti che non esiste” – ‘I soliti sospetti’.

Joker

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Un bisbiglio, un nuovo gioco. Una poesia da imparare, due colori che inebriano la mente ancor prima della vista. Uno spettro di emozioni da cui imparare a essere uomo. Questo è stato il Milan nella mia vita: il silenzio più profondo della passione, l'urlo più solenne e selvaggio dell'anima.