Tra passato, presente e futuro

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La scorsa settimana c’è stato il Festival dello sport di Trento, manifestazione che a me piace molto perché ogni anno tocca dei temi molto interessanti e i relatori sono sempre tutti molto autorevoli. Qualche anno fa, poco prima che scoppiasse il Covid sono stati ospiti i miei ragazzi del 1989, il Milan degli immortali. Mancavano molti giocatori in quella occasione ad esempio, Gullit, Tassotti, Evani, Donadoni, Paolo Maldini. Rivederli quasi tutti assieme è stato molto emozionante. E Domenica scorsa sempre al teatro di Trento è stato ospite Paolo Maldini, assente nella rimpatriata di qualche anno prima, a spiegare i suoi momenti di gloria (tema del festival di quest’anno) vissuti da giocatore e soprattutto quelli ultimi da dirigente.
E’ stata una chiacchierata di un’ora molto interessante e che ci sono stati alcuni passaggi raccontati dal nostro direttore tecnico che vale la pena di soffermarci.

“Parto con questo vantaggio, ma non solo dal fatto che io abbia fatto parte della storia del Milan. Il vantaggio è proprio essere legato a questo club, che è stato grande negli 50-60, è stato grande alla fine degli anni 70, è stato grande con Berlusconi. Ha una storia che non va neanche presentata, parla da sola. Quindi quando un calciatore viene chiamato da questo club è più facile credere a quello che viene raccontato, che poi però devono essere vere: così ci si guadagna la fiducia” (P. Maldini)

Non si può mettere in discussione quello detto dal Capitano, e mi trova molto allineato anche se io non lo darei per scontato, perché questo concetto ad un certo punto del nostro passato è stato praticamente cancellato. La Storia, la grandezza del Milan, l’immortalità dei nostri campioni per anni è stata completamente dimenticata. Ecco l’aver riportato al centro del progetto la nostra storia, e soprattutto farla conoscere ai giocatori, far capire cosa vuol dire essere al Milan e indossare una maglia con un certo peso storico è importante, perché il passato del Milan non ha nulla da invidiare al Barcellona, al Real Madrid, al Bayern, al Liverpool, allo United o a qualche altra squadra. Il Milan ha tutto il diritto di essere annoverato nel stretto cerchio delle grandi squadre, che hanno scritto pagine importanti nel passato e che proveranno a scriverne in futuro, assieme alla loro storia.

“Difficoltà varie, perché è un progetto diverso da quello vincente degli anni d’oro di Berlusconi. Vieni da anni difficili in cui non ti qualifichi in Champions, devi raccontare quindi ai calciatori un progetto credibile, vincente, ma ridimensionato nei costi.”

Chiaramente i tempi sono cambiati e proprietari come Silvio Berlusconi non esistono più in Italia, e quindi devi ricercare attraverso le idee di essere competitivo. Come dice Sacchi “dove non ci arrivano i soldi devi arrivarci con le idee”. All’inizio è stato difficile da capire anche per noi tifosi, perché abituati ad un certo modo di gestire le società. Perché quello sembrava che fosse l’unico modo di fare calcio, ed in questo l’aver vinto lo scudetto ha agevolato molto nella comprensione da parte nostra sul modello che stanno ancora tutt’ora inseguendo, perché oltre alla grandezza del club puoi dimostrare con i fatti che quello che proponi ai giocatori è reale. Per tanto tempo si è parlato di sostenibilità. Il primo pensiero quando parliamo di sostenibilità va subito al discorso economico, io invece ho dato un altro significato oltre a quello finanziario.
La sostenibilità è anche e soprattutto di natura tecnica, scoprire potenziali Campioni e dargli il tempo di crescere, di maturare e di fare anche le loro esperienze. Ricordiamoci di chi si disperava per aver ceduto Cutrone per acquistare Leao. Ecco come ha detto Maldini lui è il garante di questo nuovo modo di fare mercato e di costruire la squadra, in cui ogni tassello deve essere posizionato al suo posto e combaciare perfettamente. Ecco questa è la sostenibilità: creare un modo di lavoro unico e continuo, con l’obiettivo di non arrivare mai a fine ciclo, ma di avere i ricambi al momento giusto. Perché poi, alla fine, voler tirare troppo avanti con certi giocatori per pura riconoscenza, significa ogni volta dover ricominciare da capo e questo non va mai bene. Paolo lo sa molto bene, avendo vissuto questa esperienza sul campo. Il fiume deve essere sempre in movimento e la sua portata d’acqua deve essere importante.

“La cosa chiara, è te lo dice una persona che ha avuto la mia storia, è che è uno stadio pieni di ricordi per tutti i tifosi milanisti. Ma vogliamo vivere di ricordi o creare qualcosa di nuovo per andare a crearne di altri. Il Milan non finisce con San Siro, va avanti. Dobbiamo creare qualcosa che ci renda competitivi ed è lo stadio, altrimenti rimaniamo a raccontarci le cose degli anni che furono e non è una cosa che mi entusiasmi.”

Devo dire che quando ho ascoltato queste parole è stato come ricevere un pugno in pieno stomaco.
Perché io sono un romantico e per me San Siro è lo stadio più bello del mondo e non lo vorrei abbattere. Però come dicevamo prima non viviamo più la gloriosa epoca di Berlusconi, e bisogna fare calcio in modo diverso. Nel 2003 il Milan fatturava come il Real Madrid, ma da lì in poi ci siamo fermati, e la rincorsa verso gli altri team che abbiamo iniziato fare è lunga e faticosa e che mi piaccia o meno passa attraverso anche la realizzazione dello stadio. Perché altrimenti restiamo qui fermi a raccontarci le vittorie degli immortali,degli invincibili e dei meravigliosi. Il calcio attuale è questo, a me non piace molto perché ha perso tutto il suo lato romantico, e vedere partite dove su quasi 100 minuti si giocano all’incirca 40 effettivi mi viene il vomito. Però in questo modo di fare calcio diverso da quello che sono cresciuto la filosofia e la strada scelta da Paolo a me piace, perché mette in campo tradizione e novità, passato e presente e vedere e soprattutto sentire ragazzi come Tonali, Tomori, Hernandez anche lo stesso Leao di essere orgogliosi di indossare i nostri colori, riavere un capitano che proviene dal nostro settore giovanile come Calabria a me riempie il cuore, perché allora c’è ancora un futuro, sicuramente attraverso il nuovo stadio, e questo è il più grande regalo che ci ha fatto Paolo dopo anni dove non vivevamo nemmeno il presente: possiamo guardare al futuro …oltre a sognare nuovamente la Champions.

“Quando Maldini chiama un giocatore, penso che voglia firmare subito. È importante per il Milan avere uno come lui, sono felice per il club” (R. Gullit)

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"Quando il Milan ti entra nelle vene avrai sempre sangue rossonero" Ho visto la serie B, ho visto Milan Cavese, ho toccato il tetto del Mondo con un dito e sono ricaduto ma sempre rialzato. Ho un papà Casciavit....Grazie per avermi fatto milanista.