Premetto che, viste le dichiarazioni arrivate a più riprese dalla dirigenza, secondo me ce lo terremo anche l’anno prossimo.
Sto ovviamente parlando del nostro allenatore, che le recenti montagne russe delle prestazioni della squadra hanno fatto tornare sulla graticola. Appare ormai palese come il suo ciclo al Milan si sia esaurito e non possa più dare nulla a questa squadra per farle fare un ulteriore step mentale prima e competitivo dopo. Ma ha il pregio di essere aziendalista, di lavorare con quello che gli danno e quindi agli occhi della società è l’uomo perfetto per mediocreggiare in questa serie A.
L’uomo del titolo però non è Stefano Pioli ma Antonio Conte (anche se un caro amico milanista fino al midolo venderebbe la casa pur di vedere sulla nostra panchina Unai Emery). L’unico nome abbordabile per la nostra squadra attualmente che possa portare a Milanello quella mentalità che è ormai diventata mediocrità radicata.
Il perché legato a Conte è facilmente intuibile, ed in merito fanno fede le recenti sue dichiarazioni al Telegraph, di cui riporto un estratto:
“I trofei che ho vinto sono una grande, grande responsabilità perché sono lì a ricordarti che ‘guarda, devi vincere. Hai fatto così e devi continuare a fare così.
Se l’obiettivo finale è vincere il campionato e sollevare trofei, offrire spettacolo al pubblico è importante. Ma essere solo una squadra divertente non basta se vuoi vincere. Lo so perché ho allenato le migliori squadre e mi chiedevano sempre di vincere.
Per me adesso è impossibile lavorare per una squadra che faccia divertire e basta, perché l’aspettativa è sempre quella di dover vincere. Amo il mio passato, ma allo stesso tempo l’aspettativa che ti porti dietro è sempre molto alta e se non vinci hai fallito. La migliore opzione possibile è dare spettacolo e vincere.
Per essere celebrato, devo vincere. Altrimenti gli altri aspettano solo di festeggiare il mio fallimento. Questa è la verità”.
Quest’uomo vive per vincere. Sarebbe vitale la sua presenza a Milanello per inculcare, con metodi molto simili al sergente Hartman, il modo di interpretare qualsiasi partita con l’unico obiettivo della vittoria.
Il Milan attuale molto spesso da come l’impressione di essere rinunciatario oppure troppo presuntuoso; i nostri spesso cazzeggiano invece di sbranare l’avversario, spesso sembrano avere cali di concentrazione importanti oppure ancora non sembrano prendere in seria considerazione l’avversario, quasi come fosse un fastidio dover affrontare il Rennes o il Monza, perché per loro contano solo i big match (salvo poi farsi prendere ripetutamente a calci in culo dall’Inter di turno). Qualora si sedesse sulla nostra sarebbe una certificazione ed una garanzia di ritornare a competere seriamente e fino in fondo, senza gettare nel cesso la stagione a Novembre inoltrato. Un altro grosso pregio che gli riconosco è quello di prendere decisioni forti, come per esempio panchinare un Leao troppo spesso in versione Svogliao o un Theo che qualche volta sembra fare un favore a qualcuno a scendere in campo.
Spesso Leao sembra avere la stessa voglia del tizio in foto
Certo, prendersi Conte non sarebbe tutto rose e fiori, ci sarebbero da considerare anche aspetti che non sono proprio il massimo.
È un piangina, vero, frigna per qualsiasi cosa vada storta, ma in questo periodo storico non mi pare che nessuno dei nostri vada a lamentarsi a tutto spiano davanti ai microfoni quando subiamo torti arbitrali o quando la Lega ci intorta (per usare un eufemismo) con il calendario. Serve qualcuno che vada a sbattere i pugni e pianga a più non posso davanti alle telecamere per cercare di ottenere un rispetto che forse non abbiamo mai avuto.
Purtroppo ad oggi bisogna scendere a patti con una realtà che troppo spesso non si vuole accettare: il Milan di Berlusconi non esiste più e forse non esisterà mai più. Non siamo più quella squadra, almeno per ora, che ha una rosa così completa e forte da poter battere anche i torti arbitrali e la sfiga. Siamo una squadra normale, che in una serie A così mediocre può competere per il titolo a patto di avere un sergente di ferro che tenga la squadra sui carboni ardenti e non ne faccia passare nemmeno mezza davanti ai microfoni.
Inoltre Conte è un fedelissimo della difesa a 3, anche se sempre nella stessa intervista spiega come questo concetto sia stato spesso frainteso:
“La gente pensa che sia un sistema difensivo, ma non è vero. Ripeto, non è vero. Non dipende dal fatto che giochi a tre o a quattro in difesa, dipende da come costruisci la squadra e costruisci l’attacco. Allo stesso tempo, non va bene essere troppo offensivi. E nemmeno troppo difensivi. Bisogna rispettare le caratteristiche dei giocatori e adattarsi a loro. La mia esperienza mi dice che se vuoi vincere il campionato o alzare un trofeo, devi avere una squadra stabile. Il Manchester City della scorsa stagione è stato il miglior esempio di squadra dotata di grande equilibrio, difensivamente e offensivamente”.
A patto di avere gli uomini per giocare in questo modo, io sarei super curioso (come anche tanti altri amici di tifo) di vedere Theo agire nella posizione di quinto di centrocampo, quasi alla Bale; secondo me ci ritroveremmo un giocatore più determinante di quanto non lo sia adesso.
Ultimo, ma non ultimo aspetto è il fatto che sia gobbo e che sia passato anche dalla panchina dei cugini. A memoria però non ricordo juventini aver storto il naso davanti al passato di Capello o interisti aver storto il naso davanti al passato di Lippi o appunto di Conte, sempre in nome di una garanzia di competitività e vittoria.
La vera discriminante, soprattutto dopo ormai quasi 17 anni di anonimato e mediocrità (intervallati da due scudetti e una supercoppa) sono ormai le vittorie. E pur di vincere, mi farei andare bene uno come Antonio Conte.
E voi? Vi fareste andare giù Conte pur di avere la garanzia di una squadra competitiva?
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