A Santa Lucia, la protettrice della ludopatia

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Che delusione ragazzi.

Ma forse sarebbe meglio parlare di disincanto, è il termine più corretto.

Quello che sta emergendo in questi giorni è un quadro desolante, avvilente, deprimente di un mondo del calcio e di una società malati fino alle radici.

Non voglio lanciarmi in analisi sociologiche a buon mercato, non è il mio mestiere e lascerebbero il tempo che trovano.

Dico solo una cosa: quello che sta accadendo serva di lezione, se comprate una maglia allo store ufficiale personalizzatela con il vostro nome e il vostro numero preferito, perché siete gli unici a meritarlo visto che ci tenete davvero.

Tutto il resto, dalle letterine, all’attaccamento alla maglia, ai sacrifici sullo stipendio ed altre amenità similari sono tutte cazzate, fabbricate dai media ad uso e consumo di un mondo che ha necessità di ricoprire con una patina sottile di cioccolato tutta la merda che sta sotto.

Mi spiace dirlo per chi ancora ci crede, nel mondo del calcio il Mulino Bianco non esiste, se anzi vi capita di vedere in giro della roba bianca sappiate che non è farina, e probabilmente nemmeno il gesso per disegnare le linee del campo.

E’ un pò come vedere il Sesto Senso, quando il finale del film ti fa ripensare con occhi diversi a tutto quello che hai visto nelle due ore precedenti, e tutto acquista un significato diverso: ecco, speriamo che il mio di sesto senso si sbagli, perché sennò ho la sensazione che nelle prossime settimane ne vedremo delle belle.

 

Max

 

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Il mio primo nitido ricordo del Milan risale all'8 aprile 1973, compleanno della buonanima di mio papà: sono sulle sue spalle a Marassi, e' il Milan allenato dal Paron e da Cesare Maldini, vinciamo 4-1 e lui mi indica la 10 di Gianni Rivera... Da allora tutta una vita accanto ai nostri colori, vivendo con la stessa passione gioie e delusioni, cadute e rinascite, disfatte e grandi trionfi, fino alla foto a fianco...ecco, il mio Milan è finito lì, dopo è iniziata l'era del Giannino....ma adesso, forse, si ricomincia.