Game ( quasi ) over

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Che delusione, ragazzi. Profonda. Cocente. Assoluta. La Champions si era appollaiata tra le nostre mani, facendoci l’occhiolino. Ce la siamo fatta sfuggire dalle le dita. Hai voglia di andare a prenderla a Bergamo adesso. Da otto anni aspettavamo una partita come questa. Una prestazione disarmante, la solita modello S. Siro a dire il vero, ha trasformato il sogno in incubo. Come si fa a buttare alle ortiche così la fantastica vittoria al Gobbentus Stadium, questa stagione e le prossime? Come si fa? Mi faccio viva dopo qualche tempo, ragazzi, per mostrare che non sono morta. Purtroppo ieri sera è morto il Milan. O, almeno, è agonizzante. Game ( quasi) over. Non recidiamo quel tenue, tenuissimo filo di speranza, dai. Giochiamocela con l’Atalanta. Ora ci sentiamo fuori dalla Champions. Quindi non abbiamo niente da perdere. E possiamo scendere in campo senza la tensione, la paura che ci ha attanagliati, svuotati contro un Cagliari che ha disputato una grande partita. Al contrario degli Orrendi a Torino. Peccato, però, che avremo di fronte una squadra schiacciasassi, ben più forte di noi.

Se questo è un rigore…

La nostra Via Crucis è iniziata con quello scandaloso rigore gentilmente concesso da Calvarese ai Gobbi. Lì mi si è gelato il sangue. Presagi funesti mi hanno invaso l’anima. Ora siamo obbligati a vincere. Speriamo non ci venga il braccino corto. Veniamo dalle splendide vittorie torinesi. Con i Gobbi siamo addirittura riusciti a mettere a posto la faccenda scontri diretti. Esagerato dare 7 gol al Torino. Dovevamo tenercene in canna almeno un paio per il Cagliari. Ma il saggio disse: “ E’ stolto chi vuole risparmiare la luce del giorno, per farsene lume la notte.” Bisogna rispettare il parere dei saggi. Guardo Napoli – Fiorentina. Non so per chi tifare. Basta che non pareggino. Se vincono gli Azzurri, abbiamo l’occasione di lasciare i Gobbi fuori dalla Champions. Se vince la Viola, a noi basta un pareggio. Forse, per non saper né leggere né scrivere, preferirei la seconda opzione. Vedo una Fiorentina che ce la mette e un Napoli teso e contratto. Senza quel rigore, secondo me, non ce l’avrebbe fatta. Il pareggio di Simy che rende matematica la salvezza del Cagliari non mi tranquillizza. Il tempo scorre lentissimo. La tensione sale.

Se il migliore è lui….

Quando Dio vuole, arriva la partita. In realtà non è una partita. E’ un supplizio. Molli, amorfi. Senza nerbo. Senza idee. Le gambe tremavano. Abbiamo ruminato un calcio di una lentezza esasperante. Il Cagliari non ha neppure fatto fatica. Ed è andato più vicino di noi alla vittoria. Cragno è stato inoperoso. Donnarumma ha dovuto fare due grandi parate. La squadra ha svuotato anche me. Mi sono arrabbiata al momento della sostituzione di Brahim con Casti. Bene, Samu, nella sua assoluta modestia, è stato forse il migliore. Ho detto tutto. Anche la sostituzione di Bennacer con Meité non l’ho capita. Non aveva senso, considerato che pareggiare o perdere per noi era praticamente la stessa cosa. Che fine ha fatto Hauge? Dopo il gol alla Samp gli hai negato ogni spicciolo di partita. E Tonali? Caro Stefano, la non qualificazione in Champions è un fallimento, del quale devi prendere le tue responsabilità. Poche storie. Arrivare quinti, dopo essere stati campioni d’inverno, è una roba da guinnes dei primati. Un disastro sportivo di dimensioni inarrivate, inarrivabili e inenarrabili. Un danno incalcolabile che getta ombre nerissime sul nostro futuro, sgretolando anche le basi del presente.

E adesso? Game ( quasi) over, ragazzi. Abbiamo sprecato un’occasione incredibile. Inutile illudersi. L’Atalanta non ci farà sconti. Lo sappiamo bene. Tra l’altro, vincendo, le comprometteremmo il secondo posto. Figuriamoci. Quel simpaticone di Gasperini vorrà saltellare da par suo. La squadra vuota, impalpabile, scarica come il suo allenatore, vista ieri sera, mortifica e annichilisce. Non dà speranze. Eppure a un tenue filo di speranza dobbiamo in qualche modo cercare di aggrapparci. Sì, perché, quasi paradossalmente, il destino è ancora nelle nostre mani. Peccato siano mani di argilla. Strano che io non abbia commentato le esaltanti vittorie della grande illusione e torni a scrivere oggi, nel momento più amaro? Una ragione c’è. Purtroppo ho avuto da più parti diagnosi e prognosi infauste sul mio Ben. E quindi, pur provando piacere per quei successi, non riuscivo ad esprimere l’entusiasmo che avrebbe dovuto caratterizzare i pezzi. Ora gli sto vicino, lo coccolo, lo curo al meglio e me lo godo fin che posso. Domani è pure il mio compleanno. Forse il più brutto della mia vita. Avessi fatto il tuo dovere, Milan, me l’avresti reso migliore. Come non detto. Ho raccattato in qualche modo un po’ di voglia di scrivere. Ma non troppa. Perciò chiudo qui e, game over o non game over, trovo la forza di sussurrare “ Forza Milan”.

Chiara

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Se risalgo il lungo fiume della mia vita fino alle sorgenti, ci trovo sempre il Milan. Il primo? Quello di Rocco e del giovane Rivera. Molti sono meteoropatici. Io sono Milanpatica.Vivo le gioie e i dolori con la stessa dirompente intensità. Perdutamente innamorata di questi colori, non credo che l’amore sia quieta e serena accettazione. Se mi sento tradita, esplodo! E sono parole di fuoco! Ma poi, nonostante i miei fieri propositi, mi ritrovo sempre lì, immersa in un luogo dell’anima chiamato Milan.