Gli ozi di Capua

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Siamo in Champions! Sììì!!! L’uomo a cui il sogno mette le ali coglie stelle nelle azzurre praterie del cielo, come fossero fiori, diceva Goethe. E noi abbiamo colto meravigliose stelle Champions in una notte magica. Anche se, prostrati dal deludente pareggio con il Cagliari, magari non credevamo più nella bellezza dei nostri sogni. Anche se siamo arrivati alla partita sfiniti, stremati dalla tensione. Alzi la mano chi nel palo di Leao non ha visto i fantasmi del legno di Niang a Barcellona. Io la tengo rigorosamente abbassata. Certo, sarebbe stato meglio se il Napoli non fosse incappato nel fatal Verona. Ma non si può pretendere tutto. L’importante era che passassimo noi. E forse abbiamo cominciato a vincere quando una marea di tifosi ha invaso Milanello per sostenere, incoraggiare, incitare, caricare la squadra. Per abbracciarla, inondarla di affetto e di entusiasmo. Il popolo rossonero è davvero fantastico. Unico. Inimitabile. La carica dei cinquemila e passa mi ha emozionato. E ha pure rinfocolato la speranziella che albergava nel mio cuore.

Quanto ho desiderato la Champions. Ricordo bene quell’ultima partita con l’Atletico. La decadenza del basso impero berlusconiano mi faceva presagire un futuro nerissimo. Chissà quando torneremo a risentire la musichetta, pensavo, annichilita dalla tristezza. Otto anni ci abbiamo messo, per raggiungere l’agognata qualificazione. Otto lunghissimi, orribili anni. Finalmente ce l’abbiamo fatta. Quasi non mi sembra vero. Mi gusto la mia gioia con una sorta di pudore. Che settimana di paura, di sofferenza, di passione abbiamo passato, ragazzi. Io la comincio tramortita dalla disarmante partita con il Cagliari. Mi ci vogliono due giorni per riprendermi un po’ dalla botta tremenda. Sono pervasa dalla raggelante sensazione di aver perso tutto. Mi sembra che i miei sogni siano palloncini bruscamente atterrati in un campo pieno di spilli. Cerco di tirarmi su. In fondo abbiamo ancora il destino nelle nostre mani. Sprecato con una volée messa sciaguratamente in rete un facile match ball, ce ne troviamo a disposizione un altro. Difficilissimo, d’accordo. Non impossibile, però. Guardo la finale di Coppa Italia. Io tifo per i supplementari. Poi vinca chi voglia. Magari l’Atalanta. Magari i Bergamaschi poi si buttano in feste e libagioni. Insomma, fanno come Annibale che, dopo la vittoria di Canne, invece di sferrare l’attacco decisivo, si dedicò con il suo esercito agli ozi di Capua, permettendo ai Romani di riprendersi e di andare a vincere la guerra. Certo, Capua per ragioni geografiche fa pensare più al Napoli. Ma non credo in un Verona imbattuto al Maradona. So che i Gobbi espugneranno in scioltezza il Dall’Ara. La nostra Champions passa necessariamente attraverso i 3 punti con la Dea. Ovviamente vincono, tra le polemiche, i Gobbi. Adesso pensiamo a battere l’Atalanta.

Più facile a dirsi che a farsi. Mamma mia, dobbiamo affrontare un’impresa ai limiti del possibile. Mi conforta un po’ il fatto che non abbiamo preso gol nelle ultime 4 partite. La difesa ha serrato le fila, dopo essere stata bucata innumerevoli volte. Certo che l’Atalanta è una macchina da guerra. E poi il pareggio non ci basta. Dobbiamo anche segnare. Mi arriva tra capo e collo pure la tegola Rebic. Noooo!!!!! Comunque vada, se non cambiamo lo staff atletico, siamo da prendere a schiaffi. Una simile catastrofe di infortuni muscolari non può essere addebitata solo ai preliminari di Uefa League o alla sfortuna. Non ci vuole un’aquila per capirlo. Dai, Ante diede forfait anche nella vigilia delle trasferte con il Sassuolo e il Verona. Sappiamo bene come è poi andata. Già, ma con la Dea sarà molto più difficile. Brrrr!!!!!! Cerco di divagare. Sono contenta per l’eliminazione del Monza con la Cenerentola Cittadella. E mi fa piacere pure lo scudetto dell’Atletico. Spero ce la faccia anche il Lille.

Quel che mi interessa davvero, però, riguarda solo noi. Cerco di non pensare alla disgraziata partita con il Cagliari. Non è tanto il risultato a mortificarmi. Sono stata annichilita dalla prestazione. Aveva ragione Francesca. E il modo ancor m’offende. Le ore passano lente, impregnate di paura. Caro Albert, non sono solo le masse e le velocità a rallentare il tempo. Se tu avessi un cuore rossonero, sapresti che lo può fare anche il Milan. Mi danno fastidio i discorsi di chi dice che, in fondo, mancare la Champions non sarebbe una tragedia. Altro che storie! Una catastrofe sarebbe. Un fallimento. Un velo nero capace di ammorbare il presente e compromettere il futuro. Sono tesissima. E preoccupatissima. La meravigliosa invasione del tifo rossonero che straripa a Milanello dà la carica anche a me. Che emozione mi regala. Ma la vedo durissima. Con il mio bagaglio, pesante di paure e leggero di speranze, mi avvio verso la partita. L’intero peso dell’attacco sulle spalle di Leao… Forza Rafael! Speriamo che Calha e Benna….. Anche Franck è stato moscio con il Cagliari. Ma lui, che ci ha trascinato fin qui, ne ha ben donde. E so che posso contare a occhi chiusi sul Presidente. Kjaer e Tomori sono certezze. Calabria e Theo quasi. Forza Saele! La vedo dura per Brahim alle prese con la fisicità orobica. Bene o male arrivo al fischio di inizio. Sono stremata, divorata dalla tensione. Sorrido, pensando a quante persone sono nelle mie stesse condizioni. La cosa mi rincuora. Vorremmo essere tutti in campo per spingere i ragazzi con la forza del nostro amore. Speriamo, dai.

Affrontiamo la gara con pragmatismo e preoccupazione. Non diamo l’impressione di poter segnare, ma facciamo in modo che l’Atalanta non sia pericolosa. Non è poco. Io temo un gol repentino della Dea, che ci ammazzerebbe. Certo, però, che bisogna vincere. Per farlo, occorre sbattere la palla in rete. I Gobbi dilagano a Bologna. E ti pareva… Il Napoli, invece, fatica con il Verona. Ma finirà per sbloccarla. Mi arrabbio quando l’arbitro non fischia un netto fallo, minimo da giallo, su Leao che, superata la linea di centrocampo, si stava involando da solo verso l’area. Il primo tempo si avvia verso la fine. Theo mette il turbo e entra in area dopo una bella triangolazione. Intervengono in due su di lui. Mariani fischia il rigore. C’era? Non c’era? Non mi interessa. Vedo Franck sul dischetto. Tremo all’idea che possa sbagliare. Quella palla pesa quintali. Mamma mia! Gooollllll!!!!!! Mi sento sollevata. Ma non sono tranquilla. Ci sarà ancora da soffrire. Molto e a lungo.

Si riparte e l’Atalanta prende in mano le redini della partita. Oddio. Non va a mille, ma diventa la padrona del campo. Noi ci rattrappiamo dietro e la lasciamo giocare. Mi sento persa su quel tiro incrociato di Zapata, che sfila a lato di un millimetro sul secondo palo. Sono un grumo di paura. Non riusciamo ad uscire dalla nostra metà campo. Calha e Benna giocano malissimo. Entrano Krunic e Meité per Ismael e Saele. Il Napoli segna. Sou conquista palla e serve Leao. Rafa, buona la sua partita, sfila alle spalle del difensore e fa uno scavetto su Gollini. Palo! Nooooo!!!!!!!! Il fantasma di Niang a Barcellona si impossessa della mia mente. Tremo. Giro un attimo sul Napoli. Il Verona ha pareggiato. Seguo la partita, avvinghiata da una paura che fa posto alla speranza. Il sogno è qui, a portata di mano. Lo sto toccando con le dita. Sarebbe atroce se ci sfuggisse. Ma basterebbero un gol dell’Atalanta e uno del Napoli. La partita sta finendo. Siamo nel recupero. Forza ragazzi! Secondo rigore per noi per parata di un difensore su tiro di Calha. Dai, che è fatta! Se lo sbagliamo, però… Ancora Franck sul dischetto. Gooollllll!!!!!!! Adesso sì che è fatta! E la nostra gioia può esplodere.

Spero che nel frattempo abbia segnato anche il Napoli. Non è successo. Per i Partenopei non si è certo trattato degli ozi di Capua. Piuttosto di braccino corto, credo. Mi spiace per Gattuso. Non lo ritengo un grande allenatore. Più di una volta mi ha fatto arrabbiare, per usare un eufemismo. Ma voglio bene a Rino per quel che ha fatto da noi da calciatore. Ad essere sincera, comunque, più che altro mi spiace che i Gobbi siano andati in Champions. Sarebbe stato un colpo durissimo per loro non raggiungere questo traguardo. La colpa è degli Orrendi, scesi in campo a Torino in ciabatte. La Champions è vitale per noi. Il nostro futuro si tinge di azzurro. Bisogna vedere, però, le intenzioni della Proprietà, che adesso non ha più scuse. Niente ozi di Capua, Elliott. Questo deve essere il punto di inizio della nostra rinascita. Finalmente abbiamo superato l’ennesimo anno zero. Avremo modo di parlare a lungo di Mercato. Ora godiamoci la nostra meritata gioia. Sì, il fantastico popolo rossonero si è guadagnato il diritto di essere felice. Forse più che un popolo siamo una collezione di pezzi unici. Ognuno ha il suo carattere, la sua sensibilità. Ma siamo uniti dal grande amore che ci lega tutti al Milan. Un’ultima cosa. Dei rinnovi di Donnarumma e Calha mi interessa ben poco. Oltre al riscatto di Tomori, voglio l’immediato prolungamento a Kessie. Raddoppio dello stipendio? Certo. Se lo merita. E anche qualcosa in più. Il Presidente mi ha commosso ed esaltato. Immenso Franck! Grazie Milan! Forza Milan!

Chiara

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Se risalgo il lungo fiume della mia vita fino alle sorgenti, ci trovo sempre il Milan. Il primo? Quello di Rocco e del giovane Rivera. Molti sono meteoropatici. Io sono Milanpatica.Vivo le gioie e i dolori con la stessa dirompente intensità. Perdutamente innamorata di questi colori, non credo che l’amore sia quieta e serena accettazione. Se mi sento tradita, esplodo! E sono parole di fuoco! Ma poi, nonostante i miei fieri propositi, mi ritrovo sempre lì, immersa in un luogo dell’anima chiamato Milan.