La cometa

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Ehi, abbiamo passato il turno! Meno male! L’ammalato ha preso un brodino. Però…. La guarigione sembra ancora lontana. Giochiamo davvero male. Dov’è finito il Milan che ci faceva emozionare con il suo gioco brillante e sbarazzino, le sue taglienti verticalizzazioni? Dov’è la squadra che lottava contro tutto e contro tutti, fregandosene di infortuni e Covid? E’ normale incontrare periodi down nel corso della stagione. A maggior ragione per quelli che, avendo dovuto giocare tanto con una marea di assenti, pagano l’impegno continuo di alcuni e il faticoso recupero di altri. Chi è più scafato riesce ad ammortizzare i momenti negativi, strappando, comunque, qualche risultato. Chi lo è meno, salda i dazi delle sue difficoltà senza avere sconti. Comunque sia, bisogna uscire dai momenti di grigiore e riprendere il cammino. Il sole è là dietro le nubi di prestazioni impalpabili. Imbarazzanti. Problemi fisici o psicologici? Direi che le due situazioni sono strettamente, inestricabilmente connesse. Se uno non sta bene, diventa difficile reagire sul piano del carattere. Mancano le forze. Se si deprime, subentrano paure che portano via energie. Si tratta di un maledetto circolo vizioso da cui dobbiamo uscire. Non è facile.

Ragazzo, sei un grande. Ma mi hai sfinito. 

La squadra può fare bene e l’ha dimostrato. Coraggio, Milan! Il coraggio è fatto di paura. Quella che attanaglia te e i tuoi tifosi e che non deve affossarci. Il nostro campionato non può essere una cometa: testa brillante e coda di detriti. Ora ci aspetta la Roma. Partita difficilissima. Inutile negarlo. Ma la cometa deve tornare a mostrare la testa. O, quanto meno, i detriti devono inserirsi negli ingranaggi giallorossi, impedendo loro di andare a pieni giri. Io ci credo. Bene o male siamo ancora in Uefa League. Certo, giocando come con Stella Rossa, non faremo molta strada. Ma, se riusciamo a recuperare condizione e convinzione, potremo dire la nostra. Questi i miei pensieri, prima di sapere dell’infausto sorteggio. Siamo stati salvati da Gigio, con quell’incredibile parata. E dall’attaccante serbo che, anche lui libero come uccel di bosco a due passi dalla porta, ha tirato fuori sulla respinta del nostro portiere. Eppure eravamo in 11 contro 10. Come all’andata. E’ chiaro che c’è da essere preoccupati. Molto. Però bisogna reagire, maledizione al secchio! E qui è importante la presenza dell’allenatore. Ancor di più quella di Maldini.

Gigio ieri ha compiuto 22 anni. Si è fatto e ci ha fatto un grande regalo con quella parata incredibile. Io gli mando gli auguri, per carità. Ma non con grande trasporto. Intendiamoci, lui per me è un campione. L’unico che abbiamo, oltre al fuoriclasse inevitabilmente al canto del cigno. Di più. A differenza di molti, ritengo che quello del portiere sia un ruolo fondamentale nell’economia di una squadra. E penso che lui meriti un lautissimo ingaggio. Francamente, però, le sgradevoli pantomime sul rinnovo di contratto mi hanno logorato. Ed è miope gettare tutta la colpa su Raiola. Certi galli hanno le galline che si meritano. Questa è la realtà. Il ragazzo vuol rimanere? Ma dove? Fosse così, avrebbe già detto due parole al suo rotondo procuratore. 7,5 / 8 milioni più bonus all’anno non bastano. Questa è la verità. E 10 noi non possiamo darglieli. E’ brutto perderlo a zero? Sì. Bruttissimo. Però cosa possiamo fare? Firmare un rinnovo biennale a 10 milioni? Non ci darebbe, comunque, nessun potere contrattuale, essendo brevissimo. Anche l’ingaggio altissimo non favorirebbe l’arrivo di acquirenti disposti a spendere cifre consistenti per il cartellino. E allora? Purtroppo abbiamo le mani legate. Donnarumma merita una squadra più forte della nostra? Può darsi. Di sicuro è allettato dall’idea di far prendere robuste commissioni al suo procuratore del cuore, che lo lusinga con vagonate di euro di ingaggio. Lui si sente un giocatore di Raiola. Non del Milan. Non credo, sinceramente, che la Società potesse intervenire prima. Perchè? Semplicemente perché Raiola, assecondato dai Donnarumma, non voleva. Bene facciamo, comunque, a non rilasciare dichiarazioni di un certo tipo. A tenere il profilo basso. E’ troppo importante questo finale di stagione. Gigio lo giocherà per noi ed è meglio non creare tensioni che possano destabilizzarne il rendimento. Poi accada quel che deve accadere. Te ne vai a parametro zero, ragazzo? Auguro a te e al tuo panciuto dominus di spendere i soldi in medicine. Amen.

Vedi di farti perdonare a suon di gol, Zlatan.

La faccenda di Ibra a San Remo non è bella. Inutile negarlo. Aggettivi per definirla? Inopportuna. Anche imbarazzante. D’altra parte, per noi è dannoso enfatizzarla. Ci pensano gli altri a farlo. Certo, è curioso. Ci sono squadre che non pagano cartellini e stipendi. Altre che scherzano con i tamponi e gli esami di Italiano. Nessuno pone sotto i riflettori situazioni gravi come queste. Tutto tace. Si minimizza. Si sopisce. Si sorvola. Lo scandalo vero è Ibra a San Remo. Ci si può stupire se c’è chi, come me, prova repulsione per il mondo del giornalismo cartaceo e televisivo? Comunque la realtà è una sola. E la sappiamo tutti. Saranno i risultati determinare il peso della vicenda, che, lo ribadisco, non è sicuramente gradevole. Vincessimo, andrebbe tutto a posto come d’incanto. In caso contrario, apriti cielo. La cometa indicò la via ai Magi. La nostra deve indicarci la strada della Champions.

Sei forte, ragazzo.

Altra questione che mi ha stancato è quella del rinnovo di Calha. Tutti sapete che ho un debole per Hakan. E’ un ottimo calciatore, anche se ora sta giocando male. Ma non un campione. Arriverei a 4,5 più bonus. Di più non è umanamente possibile. Non va bene? Amen. Finiamola, per favore, con questo esasperante tira e molla. Non mi va di analizzare la nostra brutta partita con la Stella Rossa. Tre sono stati i giocatori bravi: Donnarumma, Tomori e Kessie. Stefano, perché abbandonare da solo Leao come prima punta? Che senso ha? D’accordo, non è giusto crocifiggere Romagnoli, che fa quel che può e non è l’unico responsabile dei nostri problemi. Vedi che marca qualunque avversario a tre metri di distanza? Possiamo permetterci questo suicidio, quando abbiamo a disposizione un Tomori grintoso e in palla? Dico Tomori. Non Musacchio. Se mi metti Alessio anche a Roma, capitano o non capitano, io non rispondo più delle mie azioni. Poco mi interesso di quello che hanno combinato gli altri in Europa. Troppo forte il Bayern per la Lazio. Certo che la topica di Musacchio…. Fosse stata data al Milan l’espulsione comminata all’Atalanta, mi sarei imbufalita. E un po’ mi sono arrabbiata, anche se Gasperini, per usare un eufemismo, non mi è molto simpatico. E’ stato calpestato un elementare senso di giustizia. Il Napoli aveva compromesso la qualificazione all’andata. Discorso esattamente contrario per la Roma. Già, la Roma. A lei è toccato lo Shakhtar, squadra che, invero, mi è parecchio simpatica. A noi lo United. Trova le differenze. Come si fa a non imprecare? Ci girano tutte storte. Abbiamo pescato la peggiore delle avversarie possibili. E allora? Bisogna andare avanti. D’accordo, tra l’avere un periodo di calo e il non saper più combinare niente c’è una non lieve differenza. Sorvolo su questi dettagli. Guardiamo la testa della cometa. Non la coda. La squadra brillante e sbarazzina che ci ha fatto sognare non può essere del tutto evaporata. Cerchiamo di farla condensare. Forza Milan!

Chiara

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Se risalgo il lungo fiume della mia vita fino alle sorgenti, ci trovo sempre il Milan. Il primo? Quello di Rocco e del giovane Rivera. Molti sono meteoropatici. Io sono Milanpatica.Vivo le gioie e i dolori con la stessa dirompente intensità. Perdutamente innamorata di questi colori, non credo che l’amore sia quieta e serena accettazione. Se mi sento tradita, esplodo! E sono parole di fuoco! Ma poi, nonostante i miei fieri propositi, mi ritrovo sempre lì, immersa in un luogo dell’anima chiamato Milan.