La pergamena e la carta igienica

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Sìììììì!!!!!!!! Ma cos’è quest’ondata di felicità che mi avvolge tutta e mi proietta verso il cielo? Cos’è questa voglia di ridere, di abbracciare la vita? Cosa sono questi fremiti malandrini, questi pizzicori birichini che mi danno la sensazione di non stare più nella pelle? Sarà mica che abbiamo vinto il derby? No, è impossibile, dai. A pallate ci ha preso il Liverpool. Matteooo!!!!! Quel folle 4-2-4 sarà il preludio all’ennesima batosta. L’umiliante,  settima di fila. Io non ce la faccio più, eh! Questi i miei pensieri nel mio tribolato pre, dimesso e privo di speranze. Ah, sì, mi dico? Io non assisterò alla mattanza. No! Non sarò in alcun modo testimone dello scempio. Figuriamoci. Siamo ancora più sbilanciati del solito. Anche se, pensandoci bene, Abraham prende il posto di un Loftus che, quando viene impiegato da trequartista, fa la punta. Insomma, è la solita minestra fatta da un cuoco cocciuto e incapace. Mi vengono in mente i pasteis de nata. Grrrr!!!!!! Tengo fede ai miei fieri propositi. Prenoto il ristorante e sul far delle 20.15 parto per Borghetto sul Mincio con tanto di Orrendo e Ben al seguito. Quei maledetti che tengono in ostaggio il mio Milan vogliono farmi spappolare il fegato. Dopo aver visto con un tuffo al cuore Kalulu, il mio Pierre, guardo anche la maiuscola prova di Calafiori. Tra lui e Pellegrino, hanno scelto il secondo. Fanno tutto al contrario. Speculatori e pure incapaci. Un mix devastante. Una Società indegna. Una Società di sciacalli. Devo tutelare le mie coronarie. Gerry e compagnia cantante, quanto vi detesto! Lo spessore delle vostre persone è venuto fuori da tempo. La carta non è tutta uguale. C’è chi è pergamena e chi è carta igienica. Ecco, Paolo è pergamena. Je suis Paolo Maldini.

Pure la buonuscita hanno dato allo stratega di ‘sta ceppa. Ma come si fa, visto che è lui a chiedere la rescissione per crogiolarsi nell’oro d’Arabia? Mi vengono in mente le batoste nei derby. E quelle grottesche dichiarazioni nei post. Abbiamo dominato nei primi 7 minuti. Abbiamo tenuto palla solo noi nei primi 4 minuti. Non dobbiamo chiedere scusa, perché mica abbiamo fatto apposta a prendere 5 gol. Pere a profusione, senza soluzione di continuità. Macedonie amarissime. Va’ in Arabia, va’. E restaci. Io non ti voglio più vedere. Certo che i nostri capataz ci hanno regalato Fonseca. Insomma, siamo passati da un asino a un somaro. Dominiu e possessu. Nessuna attenzione alla fase difensiva. E via ancora di macedonie amarissime. Dopo la batosta che prenderemo a breve lo licenzieranno. Ma che me ne frega? Al massimo mettono Tudor. Mica Sarri, eh! Il nostro problema, il cancro che ci divora sono loro. Una proprietà e una dirigenza da operetta. Guarda che centrocampo hanno allestito… Qualcuno credeva che fosse amore e invece era un calesse. Io credevo che Fofana fosse un centrocampista centrale. Temo che, invece, sia una mezz’ala. L’ennesima. Insomma, 4 soli centrocampisti abbiamo in rosa, visto che Isma è out per moltissimo tempo. Tutti e 4 sono mezz’ali. E’ possibile? Sì, tutto quello che accade rientra nell’ambito del possibile. Una povera disgraziata pensa una cosa. Dato che ai piani alti abbonda la carta igienica, non si potrebbe avere un allenatore che sia non dico una pergamena, ma un normale foglio formato A4? Insomma, uno che cerchi di limitare le lacune, invece di allargarle? Figuriamoci. Fossi stata io sulla panchina del Milan avrei chiesto un Hojbjerg, i cui costi, ai quali lorsignori sono sensibili, non erano poi così diversi da quelli di un Emerson Royal. E Kalulu è una ferita che rimarrà aperta a lungo.

Non chiedetemi cosa ho mangiato. Non lo so. Usciti dal ristorante, abbiamo fatto due passi, perché bisognava arrivare alla fine della partita senza sapere nulla. Scambio due parole con un pescatore. Lui non si interessa di calcio. Beato lei, gli dico. E gli spiego la mia situazione, facendolo sorridere. Rientro a casa alle 22.45. Sono indecisa. Accendo il cellulare o la Tv? E’ giunta l’ora tremenda in cui devo sapere. Lo struzzo  deve tirar fuori la testa. Dai, non posso fare come l’asino di Buridano. Propendo per il cellulare. Squillo immediato! E’ il mio amico Andrea di Casteldidone. “ Vigliacca miscredente! Mentre tu te ne andavi a fare bisboccia, noi abbiamo vinto il derby!” “ Non ci credo, dai! Una trireme scalcinata con un nocchiere stralunato non può farcela contro una corazzata.” E poi…. un delirio. Mamma mia! Mamma mia! Mamma mia! E’ accaduto quel che ritenevo impossibile! Troppo bello! Il cuore mi batte furiosamente nel petto! Ma allora stasera noi siamo stati la pergamena e gli Orrendi la carta igienica. Incredibile! E fantastico! Recupero gli highlights. Mamma mia, Pulisic! Matteooooooo!!!!!!!! Nel secondo tempo ci siamo mangiati pure parecchi gol. La trireme, per una volta non tanto scalcinata, ha affondato la corazzata… Potemkim. Vittoria meritatissima. Sììììììì!!!!!!! Aspetta che mi do un pizzicotto. Magari è solo un sogno. No! E’ tutto vero! E meraviglioso.

Il derby, per me, è la madre di tutte le partite. Quel che ho sofferto a furia di umilianti batoste lo so solo io. E, sì, questa vittoria è anche merito mio. Perchè? Perchè me ne ero andata al ristorante, frustrata e sicura di perdere, anche nell’occasione in cui si girò Giroud. La cosa porta bene, no? E, ripensandoci, non ho visto neppure l’ultimo derby vinto. Quello della doppietta di Leao. Del ruggito proveniente dall’Atlantico. Ma, in questo caso, la cosa non era dipesa dalla mia volontà. Dovevo andare a un matrimonio. Dopo tempo immemorabile sono andata a sentirmi la sintesi della radiocronaca di Repice. E, come allora, mi sono venuti i brividi. Caro Masini, non prendertela se oggi ti metto da parte. Te lo dice una che pensa che un bel vaffa non sia un’offesa. No, si tratta di un cortese invito, atto a fare in modo che certe persone trovino la giusta via per arrivare a destinazione. Cappero, io e te, Marco, siamo meglio di Google maps. Mi è tornata prorompente la voglia di scherzare. Eh, a volte, la magia di un derby….

Borghetto ha portato bene!

E adesso? Mi gusto per un giorno la mia gioia senza confini. Per un po’ non voglio pensare ad altro. Mi abbandono al trionfo dell’emotività. Poi… comincerà a far capolino la mia parte razionale. Lei sa che una rodine, anche se bellissima, non fa Primavera. Mi riguarderò con calma la partita. Cavolo, con quanti uomini offensivi abbiamo giocato. Ci deve essere stato un sacrificio di tutti, per non aver subito imbarcate. Ma l’attenzione feroce, la tensione costante, lo sforzo fisico robusto non possono essere mantenuti con continuità, per un’ovvia questione fisiologica. Non è possibile andare sempre ai cento all’ora. Bisogna saper anche controllare le partite, andando di piccolo cabotaggio e sfruttando le qualità dei singoli, capaci di tirare fuori la zampata. A me la squadra non sembra equilibrata. E quindi non la vedo in grado di fare questo. Limiti strutturali nella costruzione del centrocampo e modo di pensare troppo spregiudicato dell’allenatore mi mettono paura. Ce l’ho ancora a morte con la Società e Fonseca non si è certo guadagnato la mia fiducia. Io vorrei Sarri. Io voglio un’altra proprietà e, di conseguenza, un’altra dirigenza. Sentita la surreale intervista di Gerry nostro? A noi tifosi, purtroppo, interessa solo vincere. Nulla ci cale, buzzurri che non siamo altro, delle sorti dell’ecosistema calcio. Queste, invece, stanno a cuore a una persona nobile come lui. L’ecclesiastico è la sciagura più grossa che possa capitare a una squadra di calcio. Le piaghe d’Egitto gli fanno un baffo. Gli incubi di Parma e Liverpool mi mettono i brividi, anche se l’ebbrezza di felicità del derby li ha momentaneamente scacciati. Vedremo cosa combiniamo Venerdì contro il Lecce. Non ho certezze. Tutt’altro. Però, per una splendida volta, la nostra squadra è stata pergamena. L’altra? Carta igienica. Carristi, statemi alla larga. Io non devo chiedere scusa a nessuno. Tanto meno a voi. Caro Ungaretti, mi perdonerai se cambio l’ultima parola della tua poesia. Balaustrata di brezza per appoggiare stasera la mia felicità. Matteo!!!! Je suis Paolo Maldini. Je suis Matteo Gabbia.

Chiara

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Se risalgo il lungo fiume della mia vita fino alle sorgenti, ci trovo sempre il Milan. Il primo? Quello di Rocco e del giovane Rivera. Molti sono meteoropatici. Io sono Milanpatica.Vivo le gioie e i dolori con la stessa dirompente intensità. Perdutamente innamorata di questi colori, non credo che l’amore sia quieta e serena accettazione. Se mi sento tradita, esplodo! E sono parole di fuoco! Ma poi, nonostante i miei fieri propositi, mi ritrovo sempre lì, immersa in un luogo dell’anima chiamato Milan.