L’amore, il calesse e il sonno

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Come recitava il titolo di un film di Massimo Troisi? Pensavo fosse amore. Invece era un calesse. Io credevo fosse pulsione verso il sonno. Invece, forse, era amore. In che senso? Un po’ di pazienza. Poi ve lo spiego. Intanto ditelo prima voi, ragazzi. Sì, ditelo che morite dalla voglia che riprenda il campionato! Siete frementi nell’attesa di vedere all’opera il nostro Milan! Lo so che più di qualche volta ci siamo addormentati, guardando le partite. Vi sembra un male? No. Significa solo una cosa facilmente estraibile dal nostro subconscio. Per noi, che continuiamo a seguire, nonostante tutto, la squadra, il calcio è l’espressione verticale di un desiderio orizzontale.

Sì, va bene, scherzo. Non ci sono aneliti di sonno. Si tratta semplicemente di amore. E l’amore, anche se pugnalato, vilipeso, brutalizzato, non vuole morire. Mai. La fiammella della speranza è sempre pronta ad accendersi. Anche contro la ragione. Anche contro l’amarissima realtà dei fatti. Ne volete una prova? Chi non ha sentito palpitare il cuore, vibrare le più recondite corde dell’anima, nel disgraziatissimo derby? Io lo attendevo con lo spirito della vittima sacrificale. Un pollo nudo davanti a uno spiedo era più speranzoso di me. Poi.. sull’uno due Rebic -Ibra, dopo le urla selvagge e liberatorie, sono rimasta preda di strane sensazioni. Una sorta di piacevole e incredulo stordimento. Una specie di precarietà vertiginosa. Ero dolcemente frastornata. E pure vagamente impaurita di fronte a una realtà che sapevo non poter essere così bella. Lo spiedo si allontanava, pur senza dileguarsi. La fiammella ardeva. E come se ardeva. E’ stata spenta brutalmente. Ma, nonostante la fiducia pressochè nulla nella Società e le continue batoste, basterebbe poco per accendere una nuova, tremula lucina. L’amore non va in calesse. Cammina a piedi scalzi. Si provoca brutte ferite. Ma se le lecca e tira avanti..

Torna a casa, Franck.

Il campionato riprenderà, credo. Vedremo cosa dirà Spadafora Giovedì. Si ventila l’ipotesi playoff. Dai, che, se prendono le prime 10, possiamo vincere il campionato! Da noi tutti negativi, sembra. Il generale Stadion, presidente tutto d’un pezzo, stavolta non ha eccepito al riguardo. Kessie disperso in Costa d’ Avorio. Io, che ero dispersa in casa, ho cominciato ad uscire un po’. Dipendesse da me, questa stagione sarebbe conclusa , per non compromettere anche la prossima. Ma forse il mio parere non è attendibile. Nel mio attuale stato d’animo, infatti, accoglierei con sollievo l’abolizione del calcio. Perché devo aggiungere altre frustrazioni a quelle del difficilissimo momento che stiamo vivendo? Già, perché? Forse semplicemente perché sono stupida.

Dopo profonde riflessioni, credo di essere sulla buona strada per diventare una lombrosiana. Ecco, non so come mai, ma sono giunta a una conclusione. Gli Ad zerocriniti sono una iattura. Non solo non ne prenderei mai uno pelato. Di più! Prima di assumere un Ad, temendo che possa essere destinato a incanutirsi precocemente, lo farei sottoporre ad un’accurata visita tricologica. Non voglio parlare del passato. Su Gazzidis faccio solo un commento. Oscar Wilde diceva che alcuni portano la felicità ovunque vadano. Altri quando se ne vanno. Ivan appartiene alla seconda tipologia di persone. Ma, purtroppo, non se ne va. Se ne è andato Boban.E la cosa mi è molto spiaciuta. Se ne andrà Maldini. Ora, sinceramente, io, innamorata perdutamente del Paolo calciatore, sono rimasta delusa dal dirigente. Mi aspettavo qualcosa in più sull’impronta tecnica che potesse dare alla squadra. Pensavo che ci mettesse la faccia per difenderci dalle numerose angherie arbitrali subite. L’ho visto arrabbiato e cazzuto solo quando un arbitro cretino se l’è presa con suo figlio. Io capisco che un grande giocatore non si trasforma necessariamente in un grande dirigente. Ma mi ha dato molto fastidio, però, vedere Maldini criticato in modo subdolo da un esponente di spicco del giornalismo rossonero. Nessun riferimento diretto a Paolo, eh. Solo un lungo, mellifluo discorso su Rivera…

E così sembra proprio che avremo l’uomo Rangnick con il suo staff. Scelta di Ivan. Già questo a pelle non mi piace. A palle, me le fa girare vorticosamente. Ivan, con te non ho mai pensato che fosse amore. E neppure un calesse. Ma una bicicletta, magari….Almeno uno sponsor come la Bianchi ci potevi portare, no? No. Nessuno sponsor. Cappero, quante conoscenze hai. Che manager sei! Comunque bisogna guardare avanti. E non è del resto che, guardando indietro, se non verso un passato ormai remoto, si possa fare gli schizzinosi. Se la scelta è stata fatta da tempo , perché non farlo arrivare già nel finale di questa disgraziata stagione? Che senso ha tenere in panchina un Pioli delegittimato? Bah! Veniamo a noi, uomo Rangnick. Per favore, poche paturnie, niente stress e crisi depressive, che abbiamo già dato con Giampaolo. Io con Montella, Gattuso, Giampa non ho visto mai schierare un Milan, secondo me, tatticamente sensato. Pensa che il centro di gravità era Suso… Quando vedevo le formazioni, ero tutta un grrrrr. E pure con il primo Pioli digrignavo i denti. E’ dovuto arrivare Ibra per sistemare un po’ le cose nel canovaccio tattico. Mi sono spiegata? Se ti esponessi a favore della permanenza di Zlatan, acquisteresti qualche punto ai miei occhi. Gradirei vedere una squadra che gioca in verticale, anche a memoria, e che corra. A parte Ibra, che ha altre qualità. Sai, i nostri ragazzi hanno coltivato l’abitudine di riposarsi prima di stancarsi. Svegliali. Portati pure un bravo preparatore atletico. Ma era anche una questione di non saper cosa fare. Di mancanza di un meccanismo di gioco. Insegna loro degli schemi. Ho sentito parlare di Boga. A me il ragazzo piace un sacco. A te?

Io non amo guardare al passato. Il ricordo della felicità non è più felicità. Anzi, fa venire il magone. Porta tristezza, malinconia. Il pezzo uscirà domani. Ma oggi, mentre scrivo, è il 24 Maggio. E non posso evitare di riandare a quel 24 Maggio 1989. Impazzita di gioia, scrissi una poesia. Questa:

Son passati diciotto minuti,

un sussulto diventa un boato.

I Rumeni in ginocchio, battuti.

Urrah, Gullit, il Grande, ha segnato.

Le bandiere garriscono al vento.

Una lacrima spunta sul viso.

Troppo splendido è questo momento

e sul volto ritorna il sorriso.

Ed un urlo: “ Campioni! Campioni!”

squarcia, svelle la notte silente.

Grazie, Milan, per queste emozioni

tanto dolci eppure violente.

Anche in B, pur con grande dolore,

vecchio Milan ti abbiamo seguito,

perché Milan significa amore

incredibile, enorme, infinito.

E per questo, impazziti di gioia,

trabocchiamo per strade e quartieri.

Quasta sera bandita è la noia.

Anche gli angeli son rossoneri!

Grazie, Arrigo, valente nocchiere.

Grazie a tutti, gloriosi ragazzi.

Scusa, notte, costretta a vedere

uno stuolo di splendidi pazzi.

No, non è un calesse. E nemmeno voglia di sonno. Il nostro è amore. Il male che ci fanno porta inevitabilmente, dopo la rabbia, la frustrazione, a una nausea che si rifugia nell’apatia. Ma la brace cova sotto la cenere. Ehi, generale Stadion, parlami un po’ dello stadio, dai. Chissà che, con un progetto approvato, Arnault…. Che volete, ragazzi, anche le illusioni aiutano a tirare avanti. Quando avremo una vera, nuova proprietà? Quando, maledizione al secchio?

Chiara

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Se risalgo il lungo fiume della mia vita fino alle sorgenti, ci trovo sempre il Milan. Il primo? Quello di Rocco e del giovane Rivera. Molti sono meteoropatici. Io sono Milanpatica.Vivo le gioie e i dolori con la stessa dirompente intensità. Perdutamente innamorata di questi colori, non credo che l’amore sia quieta e serena accettazione. Se mi sento tradita, esplodo! E sono parole di fuoco! Ma poi, nonostante i miei fieri propositi, mi ritrovo sempre lì, immersa in un luogo dell’anima chiamato Milan.