L’ascensore

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L’ascensore per il Paradiso è lì. Il suicidio di Roma e Lazio spalanca splendide prospettive dal profumo di Champions. La sconfitta degli Orrendi con i Gobbi mostra addirittura panorami mozzafiato sul terzo posto.Tutto precede per ilmeglio. Anche le ragazze fanno una manita nel derby. Dai, che oggi è un giorno fantastico! Io aspetto la partita con un pizzico di frenesia e una spolverata di entusiasmo, che sanno di nuovo, anzi d’antico. Occhio, il Torino è tosto. Non ha mai perso in trasferta in questo campionato. Occhio, noi abbiamo limiti e difettucci non proprio trascurabili. Quando dobbiamo affrontare la partita del salto di qualità, toppiamo sempre. Questo mi dice la mente. Già, ma mica riesce a mettere le briglie al cuore. Il mio cuore, perdutamente rossonero, scalpita e sussulta. Ha voglia di Milan. Non vede l’ora che inizi la gara. Trenta minuti quasi da incubo gettano secchiate di acqua gelida sul mio innocente , ingenuo entusiasmo. E mi viene qualche ruga nell’anima. Il Toro ci pressa. Ci bracca. Noi siamo rattrappiti all’indietro. Non riusciamo ad uscire dalla nostra metà campo. Siamo prigionieri dei soliti, insulsi retropassaggi di gente in difficoltà, perché si trova con le spalle rivolte alla porta degli altri. Anche qualche lancio lungo è sempre facile preda delle sovrastanti maglie granata. Gigio ci salva con un paio di interventi prodigiosi. Da campione assoluto.Grazie, Gigio! Non ho nessuna voglia di arrendermi. E, in effetti, passata senza danni la buriana, miglioriamo un po’ verso la fine del primo tempo. Dai,che l’ascensore per il Paradiso è ancora lì. Ma non riusciamo a schiacciare il pulsante. Higuain spreca un paio di occasioni, ignorando compagni liberi. I ragazzi addetti a promuovere la salita, Calha, Suso e Gonzalo, sono latitanti. Come poligoni che di lati ne hanno molti e non riescono a mettere in mostra quelli positivi.

 Alla fine il pareggio è giusto. E, cosa che non guasta, ci lascia al quarto posto. Certo, sarebbe stato fondamentale mettere un solco di altri due punti tra noi e le Romane  e far sentire il fiato sul collo agli Orrendi. Non ce l’abbiamo fatta. Ci sono mancati gli uomini di maggior classe, che avrebbero potuto e dovuto fare la differenza. La nostra organizzazione di gioco è discutibile e noi abbiamo bisogno di prodezze individuali. Solo Gigio ha saputo estrarle dal cilindro. Amen. Nessun rimpianto e sguardo al futuro. Quello prossimo si chiama Olympiakos. Cerchiamo di evadere la non impossibile pratica greca, dato che avremo a disposizione due risultati e mezzo su tre. Poi in pista per il bottino pieno al Dall’Ara. Pippo, mi spiace per te. Dovremo darti una spallata verso il burrone. Speriamo di non mancarla , perché altrimenti rischiamo di caderci noi. Per tutti è valido il detto latino: “ Mors tua, vita mea.”

In sintonia anche con le caratteristiche dell’allenatore, siamo bravi nell’emergenza e in difficoltà nel momento in cui c’è la possibilità di svoltare. Non resta che continuare a lavorare e cercare di incamerare  punti in attesa del Mercato di Gennaio. Paquetà non può bastare. Caro Leo, le tue parole su Ibra mi hanno fatto male. Vorrei Zlatan con tutta me stessa. Forse mi sono anche un pochino illusa. Pazienza. Un buon attaccante deve, comunque, arrivare. E non solo lui. Staremo a vedere. Mi ha fatto molto piacere l’ottimo rientro di Ghoulam nel Napoli. Il motivo è facilmente intuibile. Andrea, è bello vederti scalpitare a bordo campo. Penso che, quando giocherai, mi commuoverò. L’ascensore per il Paradiso non è partito, d’accordo. Dobbiamo dare una sistematina agli ingranaggi e riprovare. Ok, non siamo una grande squadra. Ma i mezzi per arrivare quarti li possediamo. Io, almeno, ne sono convinta. La metafora non risulta azzeccata, perché noi in squadra non abbiamo delle vere ali. Però la butto lì lo stesso. Ogni persona ha un paio d’ali, ma solo chi sogna riesce a volare. Ecco, io voglio sognare questa benedetta Champions. La raggiungessimo, il cammino della crescita diventerebbe più agevole. Lo sappiamo tutti. Tifosi, dirigenti e proprietà.

 Ivan, speravo che la tua prima a S. Siro coincidesse con una vittoria. Quella somiglianza fisica con i due Ad precedenti mi inquieta un po’. Queste sono stupidaggini, lo so. Ai tempi del Condor amavo dire facezie del tipo: “ Credevo che dirigente fosse un participio presente. Invece è un idiota imperfetto.” Fassone mi piaceva molto , eh! Pensa un po’ a quanto sono perspicace… Poche storie, dai. Qua la mano, Ivan! Ho una voglia matta di vedere un Milan competitivo. Mi esonda da tutti i pori. Guarda che conto anche su di te, eh! I bilanci sono in profondo rosso. La squadra ha bisogno di un importante progetto tecnico. Il FPF incombe come una mannaia. Mi ricorda “ Il pozzo e il pendolo” di Poe. Una lama a forma di pendolo cala impietosamente, oscillando su un prigioniero, legato ad un telaio di legno sul fondo di un pozzo. Lui riesce a salvarsi, spalmando i suoi legacci con della carne lasciata lì dai suoi aguzzini. I topi, mangiandola, li rosicchiano e lo liberano. I nostri legami economici sono vincoli importanti. Cerchiamo di allentarli in qualche modo. La squadra non è malvagia. Basta davvero poco perché il sogno quarto posto si trasformi in realtà e in un ascensore per vette più alte. Siamo già quarti,del resto. E mica dobbiamo competere con Barça e Real. Questo poco va fatto. Senza se e senza ma!

 La faccenda dell’ascensore mi frulla continuamente nella mente. Perchè non l’abbiamo preso? Perchè? In realtà i motivi li conosco.E non faccio drammi. Il Paradiso può attendere. Non troppo, però. Mi ha sempre affascinato l’esperimento mentale che Einstein ideò per spiegare il suo Principio di equivalenza. Un uomo è in un ascensore e, purtroppo per lui, si spezzano i cavi. Cade, quindi, con accelerazione g, cioè quella di gravità. Per lo spavento gli scappa di mano la valigetta. Ma questa non va verso il pavimento. Lui non capisce bene cosa succede e pensa di essere in assenza di gravità.Trasferiamoci adesso in una navicella spaziale lontana da stelle e pianeti. I corpi fluttuano al suo interno. Ad un certo punto si accendono i razzi, imprimendo un’ accelerazione pari a g. Lo scenario cambia. Gli oggetti si appoggiano sul fondo della navicella e l’astronauta, con i piedi ben piantati in basso, prova la bellissima sensazione di essere tornato sul suo pianeta. L’equivalenza tra massa inerziale e gravitazionale è davvero perfetta. D’ accordo, io sono scesa a terra, dopo i miei voli pindarici. L’accelerazione di gravità è stata più forte della forza propulsiva dei miei sogni. Però non mi sono fatta un gran che male. Questo è l’importante.

Siamo ancora in assetto di volo. Certo, quella palla sparata fuori da Cutrone sarebbe stata il razzo capace di mandarci in orbita. E anche quel colpo di testa di Higuain, respinto da un difensore sulla linea. A nessuno di noi sarebbe importata una beata cippa, se avessimo strappato una vittoria senza meritarla. Avremmo esultato come dei pazzi. E basta. Nulla, comunque, è compromesso. Tutt’altro. Mi ha piacevolmente stupito ancora una volta la prova di Abate, al di là di quel paio di occasioni concesse a centro area ad inizio gara. Bravo, Ignazio! I nostri tre tenori, purtroppo, hanno steccato. La nostra concezione di gioco non mi piace. Pazienza. Vediamo di dare un po’ di carne ai topi dell’Uefa, in modo che ci rosicchino i legacci. Calha, Suso,Gonzalo, vi aspetto a prove migliori in questo difficile Dicembre.Voi siete i ragazzi dell’ascensore per il Paradiso. Occhio, che Einstein di ascensori se ne intende e vi guarda da lassù. Anche noi vi guardiamo da quaggiù con il cuore che batte a mille. Sull’ascensore per un Paradiso con vista quarto posto vogliamo salirci! La cosa è tutt’altro che impossibile. Dai, che abbiamo fatto il primo clean sheet a S. Siro! Già, della faccenda interessa poco, visto che il pareggio è deludente. Non sottovalutiamolo, però. Forza Milan!

Chiara

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Se risalgo il lungo fiume della mia vita fino alle sorgenti, ci trovo sempre il Milan. Il primo? Quello di Rocco e del giovane Rivera. Molti sono meteoropatici. Io sono Milanpatica.Vivo le gioie e i dolori con la stessa dirompente intensità. Perdutamente innamorata di questi colori, non credo che l’amore sia quieta e serena accettazione. Se mi sento tradita, esplodo! E sono parole di fuoco! Ma poi, nonostante i miei fieri propositi, mi ritrovo sempre lì, immersa in un luogo dell’anima chiamato Milan.