Ma allora vuoi proprio farmi morire, Milan! Cosa ti ho fatto, perché tu mi infligga queste sofferenze? Cosa? Perchè mi fai dormire poco e male la notte e mi angusti i giorni? Perchè ogni volta che dobbiamo affrontare una gara abbordabile, che ci può proiettare nel mondo dei sogni, tu la sbagli? Perchè? Maledetto Sabato. Maledetta Domenica. Temevo la partita, conoscendo i miei polli. Mi lasciavano inquieta i due giorni di riposo concessi alla squadra. Così si dà un segnale sbagliato di sottovalutazione dell’avversario. Riprendere il Mercoledì, quando si deve giocare il Sabato a Salerno, significa partire il Venerdì e avere solo 2 giorni pieni di allenamento. Dopo una sconfitta o un pareggio dall’acre sapore di sconfitta sono un vulcano di rabbia e delusione. Con lo Spezia prevaleva di gran lunga la rabbia. Ora , più che altro, sono delusa. Amareggiata. Mortificata. E così è ancora peggio. Pur essendo inquieta, contavo su tre certezze: Maignan, Tomori e Tonali. A Salerno sono stati tra i peggiori in campo. Magic Mike sembrava stranito. Sandrino e Fik impauriti e non sul pezzo. Me la devo pigliare con loro? No. Mi chiedo semplicemente con quale testa sia entrata in campo la squadra. Il gol bello e fulmineo di Messias, invece di spianarci la strada, ce l’ha complicata. Convinzione di aver già vinto? Presunzione? Com’è possibile, se con Sassuolo e Spezia abbiamo perso dopo essere passati in vantaggio? Non impariamo mai niente dalle lezioni che riceviamo? Bah! Superficialità, arroganza o braccino corto? Un mix dell’uno e dell’altro, anche se le cose sembrano antitetiche? Non so darmi pace. Non so darmi spiegazioni. Certo, ero imbufalita dopo il non Mercato di Gennaio. E poi mi avevano tirato su le tre vittorie consecutive. Ma all’Arechi si poteva e doveva vincere anche senza rinforzi invernali. Il brutto intoppo ha vanificato il risultato del derby e tarpato le ali ai nostri sogni. Complimenti alla Salernitana, per carità. Ma i nostri demeriti sono macigni.
Nel pezzo volevo parlare di Sisifo. Già, noi come Sisifo. Non posso, però, farlo, perché la similitudine è già stata citata da altri. E non mi va di essere ritenuta una copiona. Mi viene in mente la faccenda di Totti e Del Piero. Impegnati fianco a fianco in un esame scritto, consegnano il loro elaborato ed escono dall’aula. “ Com’è andata, Alex?” “ Male, Francesco. Ho consegnato in bianco.” Anch’io. Mannaggia…. Mo’ adesso pensano che ho copiato.” No, non riesco a sorridere. La partita si era messa in discesa, con la splendida imbeccata di Theo meravigliosamente finalizzata da Junior. Poi il buio. Reso ancora più profondo dal grave errore di Maignan in quell’uscita senza senso. Non importa, Super Mike. Lo so che sei forte. E ti voglio bene. Non capisco cosa cosa ti sia capitato. Anche quell’assurdo tentativo di scartare Bonazzoli è ben strano, eh! Sembravi frastornato. Le vostre prestazioni, Fik e Sandro, sono state pessime. E, se non mi sorprendono la discontinuità di Leao o la nullità di Brahim o le sbavature di Romagnoli, da voi non me l’aspettavo. Pazienza. Rimanete i miei idoli. Resettiamo e andiamo avanti. Siamo una buona squadra. Non si rimane in testa o lì vicino per due anni, pur tra tante avversità, se non si hanno dei valori. Non siamo, però, una grande squadra. Lo dimostrano i ripetuti passaggi a vuoto nei momenti topici. Ci mancano, oltre a un paio di campioni, determinazione agonistica, feroce voglia di vincere.
Non si possono neppure disconoscere meriti a Pioli per i risultati raggiunti. Stefano è un buon allenatore. Non un top, però. Si intestardisce su un unico modulo. In rosa abbiamo un solo trequartista che è pure scarso? Non importa. Non si cambia. E anche l’aspetto motivazionale non sembra di alto livello, se perdiamo sempre punti con le piccole. Certo, anche il fatto che ci manchi la fisicità per buttare la palla in area e sfangarla magari pure da corner, ha la sua importanza. Se la proprietà ha il braccino corto, non ci resta che andare avanti a spingere faticosamente la nostra pietra sulla montagna. Non arriveremo in vetta, ma dobbiamo raggiungere alte quote.
E allora soffriremo ogni maledetta Domenica. E pure di Venerdì con l’Udinese. Stefano, non ti chiedo di essere Tony D’Amato, alias Al Pacino. L’hai sentito questo discorso?
Non so cosa dirvi davvero. Tre minuti alla nostra più difficile sfida professionale. Tutto si decide oggi. Ora noi o risorgiamo come squadra o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l’altro, fino alla disfatta. Siamo all’inferno adesso signori miei. Credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi, oppure aprirci la strada lottando verso la luce. Possiamo scalare le pareti dell’inferno un centimetro alla volta. Io però non posso farlo per voi. Sono troppo vecchio. Mi guardo intorno, vedo i vostri giovani volti e penso “certo che ho commesso tutti gli errori che un uomo di mezza età possa fare”. Si perché io ho sperperato tutti i miei soldi, che ci crediate o no. Ho cacciato via tutti quelli che mi volevano bene e da qualche anno mi dà anche fastidio la faccia che vedo nello specchio. Sapete con il tempo, con l’età, tante cose ci vengono tolte, ma questo fa parte della vita. Però tu lo impari solo quando quelle cose le cominci a perdere e scopri che la vita è un gioco di centimetri, e così è il football. Perché in entrambi questi giochi, la vita e il football, il margine di errore è ridottissimo. Capitelo. Mezzo passo fatto un po’ in anticipo o in ritardo e voi non ce la fate, mezzo secondo troppo veloci o troppo lenti e mancate la presa. Ma i centimetri che ci servono, sono dappertutto, sono intorno a noi, ce ne sono in ogni break della partita, ad ogni minuto, ad ogni secondo. In questa squadra si combatte per un centimetro, in questa squadra massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro, ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro, perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza fra vivere e morire. E voglio dirvi una cosa: in ogni scontro è colui il quale è disposto a morire che guadagnerà un centimetro, e io so che se potrò avere una esistenza appagante sarà perché sono disposto ancora a battermi e a morire per quel centimetro. La nostra vita è tutta lì, in questo consiste. In quei 10 centimetri davanti alla faccia, ma io non posso obbligarvi a lottare. Dovete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi, io scommetto che ci vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi, che ci vedrete un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui. Questo è essere una squadra signori miei. Perciò o noi risorgiamo adesso come collettivo, o saremo annientati individualmente. È il football ragazzi, è tutto qui. Allora, che cosa volete fare?
Mamma mia, che brividi. Brividi che, purtroppo, non hanno sfiorato i nostri ragazzi. Noi non ci siamo battuti per quei centimetri. E un weekend, iniziato benissimo grazie al Toro, è diventato bruttissimo. Potevamo mettere un po’ di paura e di pressione agli Orrendi, magari un pochino scossi dopo i due ganci buscati dal Liverpool. Niente da fare. Li lasciamo giocare tranquilli e sereni. Sul velluto. Io voglio Bremer. Per lui sarei disposta a sacrificare anche Pobega. Se Bremer va da loro, Botman o non Botman, divento una belva. Una povera belva chiusa in gabbia. Se la squadra avesse messo in campo la decima parte dell’incredibile voglia di vincere di noi tifosi, saremmo usciti con i 3 punti dall’Arechi. Comunque sia, Forza Milan! Ecco, l’articolo, che avevo scritto nel pomeriggio, sarebbe finito qui. Non avevo dubbi che gli Orrendi vincessero. Invece…. Grazie, Sassuolo! Una Domenica che doveva essere orribile è stata trafitta da un intenso, meraviglioso, fantastico raggio di luce. Sììììììììììì!!!!!!!!!! Che gioia immensa! Adesso, però, testa a Venerdì. E non dico altro.
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