Quiete e tempesta

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Europei finiti. Spagna campione. Che dire? Olé! Hanno vinto i più forti. Non mi è certo spiaciuto vedere gli Inglesi perdere due finali di fila. Anche se, a dire il vero, mi ha dato più soddisfazione la prima. Già, ma allora non vivevo ancora i tempi di una Marotta League così sfacciata e imperante. A proposito, dimmi, cara, si fa per dire, procura di Milano. Non hai ovviamente chiuso la nostra indagine fondata sul nulla. Ma il fascicolo sugli Orrendi, che, invece, ha probanti, inoppugnabili capi d’accusa, dov’è finito? In soffitta? Procuratore Viola, ultrà interista, fai lo gnorri? Lion Rock non ti interessa? E tu, nuova Covisoc, ci vuoi spiegare, per favore, su quali basi, su quali garanzie è stata approvata un’iscrizione al campionato piuttosto… bizzarra? Gravina, Chinè, siamo qui fiduciosi, aspettando risposte che mettano a tacere i nostri dubbi sulla limpidezza dei vostri comportamenti. Contiamo sull’imparzialità vostra e di Viglione, notoriamente super partes. Possibile che non si riesca a scalfire questo arrogante muro di gomma di un sistema, di un potere che insabbia ciò che vuole e irride ogni richiesta di elementare giustizia? Possibile che ci siano silenzi, omissioni mai perseguiti? Cos’è questa quiete che non sembra foriera di tempesta? Torniamo al calcio giocato, dai. Inglesi e Spagnoli hanno vissuto un’attesa piena di ansie, speranze, emozioni che noi fatichiamo ormai a ricordare. Poi la gioia immensa per gli uni e l’amara delusione per gli altri. E’ la legge del calcio e della vita. Anche noi, però, a modo nostro, grazie a Ibra….

Io, invece, cerco, ma non trovo.

Dite la verità. Siete in fibrillante attesa della tempesta dopo la quiete, ragazzi? Nel frattempo udite augelli far festa? Magari augelli rossi? Sentite nell’aria inebrianti profumi di vittoria? Sì? State tranquilli. Non è grave. C’era chi vedeva Gesuiti euclidei vestiti come bonzi, per entrare alla corte della dinastia dei Ming… Basta che vi rivolgiate a un bravo psicanalista e tutto passa. Garantisco io. Leopardi, non inquietarti. A te piaceva la quiete dopo la tempesta. Noi ci facciamo intrigare da quella che viene prima. Che male c’è? Battiato, lasciami scherzare un po’. Sono milanista. Ho bisogno di ridere per non piangere. Cerco un centro di gravità permanente. Ma non lo trovo. Cercavo Zirkzee. Non l’ho trovato. Fortunati noi che abbiamo una Società con la schiena diritta, paladina dell’etica. Non ci pieghiamo al vergognoso ricatto delle commissioni. A me, sinceramente, non interessa partecipare alle discussioni su quanto abbia pagato lo United. Il punto non è questo, per quanto mi riguarda. Quel che mi dà fastidio è il continuo menare il can per l’aia. Non vuoi accettare le richieste di Kia? Va bene. Allora molla subito l’osso e rivolgiti altrove. Non tenere in piedi per l’ennesima volta un’imbarazzante pantomima. Io alla storia che ci sia stato un’ improvvisa impennata nelle richieste di quel cattivone del procuratore non credo. Non ho più l’età delle favole, purtroppo. E mi sento presa per i fondelli da una sottomarca di Società che ci ha fatto diventare una barzelletta, sulla quale gli altri fanno grasse risate. 50 milioni per un giocatore, chiunque esso sia, non li vogliono spendere. Questa è la verità. E allora perché imbastire irritanti telenovele, delle quali, peraltro, chi è un minimello scafato capisce subito l’antifona? Lo so io il perché. Per farmi imbufalire! Gerry, se incontrassi te e i tuoi tirapiedi, vi sputerei in un occhio. Anzi, in tutti e due.

Dai, che devo stare quieta prima della tempesta. A dire il vero, se avessi potuto scegliere la prima punta, avrei virato senza dubbi su Sesko. Lui, e non Zirkzee, incarna la mia idea di centravanti. L’arrivo di Joshua, però, mi avrebbe iniettato una robusta dose di entusiasmo. Le doti tecniche, la personalità del ragazzo sono innegabili. Sta poi all’allenatore adattarsi alle caratteristiche dei giocatori e studiare i canovacci tattici giusti per esaltare le loro qualità e farli rendere al meglio. Morata? Io non voglio denigrarlo, perché non è certo una pippa. Ma non mi entusiasma. Mi crea le stesse emozioni che potrebbe darmi un film di Fassbinder. E dico Fassbinder, per fare una citazione autorevole. Per dire, mi intrigherebbe di più Abraham, al di là dei purtroppo non trascurabili problemi fisici. In sintonia con la mia idea di centravanti, comunque, a me piacerebbe Fullkrug. Fofana? Lo conosco poco. Però un centrale di centrocampo con doti di interditore è quel che ci serve dal punto di vista tattico. Emerson Royal? Dio ce ne scampi e liberi. Si potrebbe provare Kalulu, che a me piace, come terzino destro e puntare su un centrale. Pavlovic? Mi andrebbe anche bene. Ma sono sfinita dalle trattative estenuanti e fallimentari in cui noi offriamo alla Società o al calciatore sempre molto meno di quanto chiedano. Non ne posso più! Ho capito. Non vogliamo prendere dei campioni. Ma posso pretendere un Mercato intelligente con buoni giocatori fra loro compatibili, complementari dal punto di vista tattico?

Paulo, fa’ il contrario di quel che faceva Pioli

Posso avere un allenatore che non mi sfasci i giocatori con il suo staff di seguaci di Mendele e che mi disponga in campo la squadra in modo sensato? Esigo equilibrio tra i reparti. Pretendo schemi di gioco, dai e vai, triangolazioni, sovrapposizioni, organizzazione. Non voglio più vedere 11 solitudini che vagano per il campo, senza sapere cosa fare. Sono nauseata dai passaggi corti fatti al compagno più vicino, dopo essersi guardati intorno, o dai lanci lunghi alla viva il parroco. Sono esasperata dalle voragini lasciate agli avversari e dalla ricerca dell’uno contro uno come unica soluzione per fare male. Insomma, Paulo, non ne potevo più di Pioli. Non è che tu abbia un’eredità pesante sulle spalle come quella capitata, per esempio, a chi ha dovuto sostituire Mariele Ventre, la mitica direttrice del Piccolo coro dell’Antoniano. Il tuo predecessore era molto scarso. Vedi di non emularlo. Fatti prendere giocatori adatti alla tua concezione di gioco. O adattati tu, in modo da far esprimere tutti al massimo. E non sfasciarmeli, per favore. Te lo chiedo in ginocchio.

Eh, Ibra, la quiete prima della tempesta. Tu fai il guascone e arrivi ad assumere anche atteggiamenti di dubbio gusto. Ma in realtà sei diventato il sagrestano dell’ecclesiastico. La conosci la faccenda del dilemma del sultano, Zlatan? Te la racconto. Un uomo viene condannato a morte. Lo portano in una stanza. Di fronte a lui si trovano due porte e ciascuna ha il suo guardiano. Arriva il sultano e gli dice: “ Guarda, nonostante tutto mi sei simpatico. Vedi quelle due porte? Una conduce alla vita. L’altra alla morte. Dei due guardiani, uno dice la verità. L’altro mente. Se sei intelligente e fai la domanda giusta a uno dei due, in base alla sua risposta, potrai andare con sicurezza incontro alla vita.” Un bel dilemma, vero? Ecco io, che sono buona, ti do un suggerimento. Lo stesso che darei a Gerry, Giorgio, Scaroni e Jeff. Fai questa domanda a un guardiano : “ Se io chiedo al tuo compagno qual è la porta della vita, lui quale mi indica?” Fidati della risposta che ti dà e vai sereno verso quella porta. Perchè do questo amorevole consiglio? Ve lo spiego, se promettete di non dirlo a lorsignori, ragazzi. Supponiamo che il guardiano interpellato sia il mentitore seriale. Sapendo che l’altro dice sempre la verità, indicherà la porta sbagliata. Facciamo il caso che il guardiano sia quello sincero. Sapendo che l’altro mente, manderà verso la porta della morte. Suvvia, Zlatan, non sono cattiva e truce. Il dilemma del sultano è quello che ti ho raccontato. Io vorrei semplicemente che tutti voi infilaste la porta di uscita dal Milan. Solo così potrei tornare a sognare. La quiete prima della tempesta? Pussa via, quiete! Ma vieni, tempesta! Temo, però, si tratti di un effimero e scombiccherato temporale estivo. Dimenticavo una cosa. Je suis Paolo Maldini.

Chiara

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Se risalgo il lungo fiume della mia vita fino alle sorgenti, ci trovo sempre il Milan. Il primo? Quello di Rocco e del giovane Rivera. Molti sono meteoropatici. Io sono Milanpatica.Vivo le gioie e i dolori con la stessa dirompente intensità. Perdutamente innamorata di questi colori, non credo che l’amore sia quieta e serena accettazione. Se mi sento tradita, esplodo! E sono parole di fuoco! Ma poi, nonostante i miei fieri propositi, mi ritrovo sempre lì, immersa in un luogo dell’anima chiamato Milan.