Ricomincio da tre

2264

Non c’è due senza tre e il quattro vien da sé, dice una filastrocca popolare. Be’, non è vero. C’ho le prove, purtroppo. Bene. Anzi, male. Io, comunque, vado in prestito da Troisi e ricomincio da tre. Volevo la vittoria con tutta me stessa. E la magia di Suso ci aveva spianato la strada. Niente da fare, maledizione al secchio. La delusione è grande, inutile nasconderlo. Mandata in orbita dal Crotone, sognavo di espugnare Udine. Fantasticavo su squarci di Paradiso e brandelli di infinito. L’ingenuità di Calabria e i limiti di una squadra che non sa organizzare una sola ripartenza veloce ed efficace mi hanno riportato con i piedi sulla terra. I due cartellini gialli rimediati dal nostro terzino hanno una genesi che risiede in difetti strutturali, d’accordo. Palla persa in disimpegno difensivo e poi corner battuto alla carlona. Niente di nuovo, insomma. More solito. Però…. Però sono stufa di vedere disparità di trattamento nelle ammonizioni. Prima dei due gialli a Calabria ci sono stati almeno tre falli dei giocatori dell’Udinese, meritevoli di sanzione. Niente! Behrami ha potuto fare impunemente di tutto. E la storia si ripete ad ogni partita. Gli altri picchiano senza avere problemi. I nostri, invece, pagano dazio ad ogni irregolarità. E avrei da ridire pure sulla liceità di alcune azioni con cui gli avversari ci strappano palloni pericolosi, sui quali a volte poi vanno in gol. Per esempio gli interventi, prima su Andrè Silva e poi su Biglia, mi sono sembrati oltre il limite. Li avessimo fatti noi, ci sarebbe stato un fischio implacabile. Invece ci sono costati un’azione pericolosa sventata da Donnarumma e la rete del pareggio. Non ne posso più! Società, fatti sentire!

A mente fredda penso che non valga la pena di essere così delusa. In fondo il quarto posto sarebbe stato impossibile, anche vincendo a Udine. E il pareggio esterno contro una squadra decisamente in forma e’ un passo verso l’unica meta rimasta al nostro campionato: la qualificazione in Europa League. Un mese e mezzo fa saremmo usciti dal Friuli con le ossa rotte. Qualche progresso si è visto. E allora cos’è quella malinconia che mi pervade l’anima e mi toglie ogni voglia di fare la cronaca della partita? Cos’è quella sottile insoddisfazione che sottrae sapore e colore alla mia Domenica? Magari inconsciamente speravo di poter raggiungere gli Orrendi, anche se la ragione mi diceva che la cosa non era possibile. Bah. La mente dovrebbe essere quel meccanismo che sottomette il cuore alla sua volontà. Ma non è sempre così. Forse sarei stata più felice, se quella magia l’avesse fatta Calha e non Suso? Può essere, visto che io preferisco il primo al secondo. Però…. Su quel gol di splendida fattura sono schizzata dalla poltrona, urlando di gioia. Mi sembrava di essere in campo con i ragazzi. A volte si vivono fenomeni che aboliscono le distanze di spazio e di tempo: si chiamano emozioni. Jesus, che io non amo alla follia, me ne ha regalata una fortissima, da brividi a fior di pelle. Non ho alcuna difficoltà a dirlo. Forse sono rimasta delusa dalla prova di André Silva. Sì, speravo che il ragazzo mi desse qualcosa di più. Avesse fatto lui quel gol, sarei impazzita di gioia. Ma non è nemmeno questo il punto. Sapevo che da unica punta, dopo tanta panchina, non avrebbe combinato molto. La questione è un’altra. Non mi piace la nostra tipologia di gioco. E non vedo grossi margini di progresso, continuando sempre alla solita maniera.

Il nodo strutturale per me è che non sappiamo fare una ripartenza che sia una. Nel primo tempo abbiamo dominato l’Udinese, tenendo spesso palla con una certa proprietà nel dialogo. Però non pungiamo mai con azioni veloci. Attacchiamo sempre le difese schierate. Così diventa difficile fare gol. Gli altri si mettono dietro e poi aspettano il nostro errore, per punirci in contropiede. Con due passaggi arrivano in porta. Lasagna docet. Certo, Bonucci non ha disputato una buona partita. D’accordo, io mi lamento perché siamo in pochi nell’area avversaria, mentre Lasagna ha potuto colpire agevolmente di testa, quando era l’unico attaccante nella nostra. Ok, commettiamo errori individuali. Ma ho la sensazione che gli altri, pur con i loro limiti, siano essenziali. Noi, invece, accademici. Abbiamo bisogno di prodezze individuali, per fare male. E Suso è quello che più di tutti, per doti tecniche, può tirare fuori il coniglio dal cilindro. Io, però, vorrei un gioco più fluido e più veloce. Non si può farlo con la nostra rosa? Gli ottimisti credono che questa sia la miglior formazione possibile? Solo se faccio la pessimista, penso che sia vero.

Avessimo vinto, sarei stata sommersa da una coltre di felicità, che avrebbe nascosto, anche se non cancellato, i miei dubbi. E, senza il grave errore di Calabria, avremmo vinto. Magari, con la stessa prestazione, avrei pure cullato qualche sogno. Con Gattuso dei progressi, indubbiamente, ci sono stati. Dirò di più. Senza i mesi buttati da Montella, potremmo giocarcela per il quarto posto, visto che anche gli altri non sono dei draghi. Lui a Siviglia ricomincia da cinque. Noi ricominciamo da tre. Però non abbiamo la forza per recuperare distacchi abissali. Su questo non ci piove. Alla prodezza di Suso ha fatto da contrappasso il gollonzo con doppia deviazione di petto e di faccia di Bonucci e Donnarumma. La cosa fa male, ma nel calcio ci sta. Qualche volta siamo stati pure noi dalla parte giusta. Crotone docet. Quello che mi spiace di più è dare linfa a gente che, dopo il pareggio con la Lazio, ha scritto: “ E allora é il caso di mettere da parte ogni pudore e di affidarsi alla regia e alla professionalità di Montolivo che é stato un puntello decisivo nelle giornate piu difficili e complicate dei mesi passati. Scialbo Biglia non serve.” E non è l’unico a dilettarsi con tali facezie. Anche questo ci sta, purtroppo. Certi puntelli ci hanno mirabilmente sorretto contro Benevento, Verona e Atalanta. Quando hanno finito di farlo, sono arrivati risultati positivi. Non fossi una signora, direi loro dove potrebbero ficcarseli.

Inutile farsi il sangue cattivo. L’intelligenza è come il coraggio manzoniano. Chi non ce l’ha, non se la può dare. Andiamo avanti con la nostra rosa cortissima a centrocampo e con il nostro calendario densissimo e difficilissimo. Caro Massimo, anche noi, come te, ricominciamo da tre. Non certo da zero. Non possiamo prescindere dalla determinazione agonistica, dalla voglia matta di Cutrone, cui fa da contraltare la tecnica con poca anima di Andrè. Tuttavia io continuerei ad insistere con il ragazzo portoghese, affiancato, però, da un’altra punta. Cercherei di lavorare su di lui con gli strumenti della fiducia e della robusta tirata di orecchie. Che volete, sarò di coccio. Non credo sia una rapa. Speriamo che il Signore ci mantenga integro e vivo Kessie, costretto ad un durissimo tour de force. Pure Stakhanov al suo posto… Per la limitazione della rosa saremo costretti a schierare qualche volta anche il puntello. Che Dio ci aiuti. Mi manca tanto una buona mezz’ala sinistra. Complimenti al Sassuolo, autore della solita, gagliarda prova contro la Casa Madre. La Nazionale è uscita repentinamente dagli Europei nel Futsal. Ho scoperto questo sport da pochi giorni ed è subito finita. Mannaggia…. Devo darmi al curling, visto che lì ci siamo qualificati per le Olimpiadi invernali? No, dai. Ricomincio da tre e continuo a palpitare e a soffrire per la mia squadra. Sarò matta, ma spero nella Europa League. Forza Milan!

Chiara

Seguiteci anche su

WhatsApp

Telegram

YouTube

Se risalgo il lungo fiume della mia vita fino alle sorgenti, ci trovo sempre il Milan. Il primo? Quello di Rocco e del giovane Rivera. Molti sono meteoropatici. Io sono Milanpatica.Vivo le gioie e i dolori con la stessa dirompente intensità. Perdutamente innamorata di questi colori, non credo che l’amore sia quieta e serena accettazione. Se mi sento tradita, esplodo! E sono parole di fuoco! Ma poi, nonostante i miei fieri propositi, mi ritrovo sempre lì, immersa in un luogo dell’anima chiamato Milan.