Passare un girone di Champions di corindone, perché di ferro non rende abbastanza l’idea, contro squadre sgamate, forti, cattive e determinate come Atletico, Liverpool e Porto (a noi gli sceriffi di Tiraspol, i minatori Ukraini o i giovani ragazzotti svizzeri più buchi che formaggio, mai eh…) , che partecipano alla coppa con l’obiettivo di andare fino in fondo e non per “passare un girone”, dopo sette anni di assenza, con una squadra di giovanotti di belle speranze che la CL non sanno nemmeno cos’è più qualche vecchietto a fare da chioccia, era francamente molto ottimistico. Se poi ci aggiungiamo la lista infinita di infortuni che abbiamo avuto, che ha impedito anche quel minimo di recupero che questo calendario scellerato avrebbe potuto concedere e, per soprammercato, pure qualche decisione arbitrale quantomeno discutibile, il gioco è stato fatto.
In realtà i fatti hanno dimostrato che il calcio in Europa segue regole diverse dal nostro campionatino dove, magari con un poco di fortuna (solo in qualche frangente, sia chiaro), un ambiente unito, la voglia di non mollare anche nei momenti difficili, un buon livello qualitativo anche se non il migliore in assoluto e le giuste motivazioni, puoi far bene (se non benissimo) e trovarti in testa al campionato con la prospettiva di poterti giocare qualcosa di importante. In Europa non basta. Servono il saper giocare a ritmi molto più elevati e saperli gestire per i 90’, il saper stroncare l’avversario irretendolo con il fallo sistematico ma intelligente (quello di esperienza che ti permette di bloccare l’avversario nella sua metà campo senza spendere tonnellate di cartellini perché gli arbitri non fischiano come da noi..), la toccatina e la spintina che innervosiscono, il comportamento da duretto di periferia (quello che se gli fai un falletto e gli porgi la mano ti prendi un vaffa sparato con i denti fuori e lo sguardo da “Immortale”), un pressing asfissiante, saper giocare in 20 metri, saper cambiare pelle in un secondo se gira male, saper sfruttare tutte le occasioni che capitano. Insomma, serve l’esperienza. Quella che proprio non abbiamo e non potrebbe essere diversamente. Aggiungo che questa mancanza di esperienza non si limita ai giocatori ma anche Pioli, pur bravissimo che si sia dimostrato fino ad ora, non è invecchiato sulle panchine europee e pure la società (tranne Maldini, che però l’ha vissuta da giocatore e non ancora da dirigente) è obiettivamente ancora carente e con un limitatissimo “peso politico”. I motivi e qualche scusante ci sarebbero ma, in tutta franchezza, mercoledì sera mi aspettavo un approccio diverso. Non che sperassi nel miracolo; ne facevo più una questione d’orgoglio per noi tifosi ed di amor proprio da parte dei ragazzi ma io ragiono da ultras e mi girano anche se giochiamo così così un’amichevole estiva contro la “Frog Montegani”; non faccio testo. In ogni caso: le lezioni sono fatte per essere imparate; e sono certo che noi impareremo.
Detto di questa “leggerissima…” delusione mi tengo stretto tutto quello di buono che la squadra e la società hanno saputo costruire. Anche Mercoledì ho visto un Tonali suntuoso (se prima invidiavo Barella ai cugini l’invidia si è dissolta d’incanto), un ragazzino di 21 anni, Pierino, che entra in una partita importante in una situazione difficile e gioca, bene, con la personalità di un veterano segnando pure, Rafa che partita dopo partita sta dimostrando che la crescita estiva non era un fuoco di paglia e la reazione della squadra nel secondo tempo che, pur con tutte le difficoltà del caso, non ha rinunciato a provarci. Le partite dell’andata contro Liverpool e Atletico nelle quali non abbiamo certo sfigurato. Come diceva Gianclint, probabilmente si portavano anche addosso un poco di rassegnazione visto quanto era successo nelle partite precedenti e ci può stare.
A questo punto preferisco che si arrivi quarti e si esca dalle coppe per dedicarci anima e corpo al campionato senza sprecare le energie in Europa League, lo facciano pure gli altri… In fondo siamo milanisti, per noi di coppe ce n’è una sola, le altre sono piccole cose di scarsa importanza. Abbiamo rimosso lo “0” nella classifica del girone che sarebbe stato un poco umiliante, per il resto bene così. Ora però ci aspetta un derby difficile ma che in caso di risultato positivo taglierebbe i cuginastri definitivamente fuori dalla corsa scudetto e darebbe ai nostri ragazzi ulteriori certezze e la sensazione di essere forti per davvero. Sono quegli accadimenti che ti mettono ancora più energia nelle gambe e nella testa dando una ulteriore incredibile spinta. Anche un pareggio, tutto sommato, non sarebbe un disastro e non cambierebbe molto le possibilità in campionato. In fondo, anche se il Napoli gioca bene ed è lì, fino ad ora ha avuto un calendario parecchio più facile del nostro, pochissimi infortuni, qualche partita portata a casa all’ultimo secondo col cuore in gola e un numero di rigori che non basterebbero nemmeno i super computer della NSA a Fort Meade per calcolare. Ma… in un campionato i momenti di crisi arrivano prima o poi per tutti e noi dobbiamo essere pronti ad approfittarne. In fondo… La lezione del campionato sembra l’abbiamo già imparata, quindi…
PS: Vorrei associarmi agli auguri di Gianclint a Ivan Gazidis. Ha già detto tutto e non serve aggiungere altro se non che… questa volta la lezione ce l’ha data lui. Forza Ivan, ti aspettiamo in curva a fare il tifo con noi!
FORZA MILAN
Axel
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