Dopo un primo tempo contro la solita Lazio di Sarri, come sempre tignosa, con le linee chiuse e ravvicinate, con un pressing continuo ed asfissiante, giocato però dai nostri più che discretamente e nel quale probabilmente ai punti avremmo anche meritato il vantaggio, Il secondo tempo è sembrata un’altra partita, di un altro campionato, in un altro mondo, in un universo parallelo tutto rossonero. Che non vedevo un Milan così padrone del campo, cattivo, efficace in ogni zona del rettangolo verde, determinato e bello da vedere non mi ricordo il tempo. Continuo a chiedermi cosa sia successo nell’intervallo… E’ cambiato qualcosa?
Mi scrive Seal in chat; “La lazio era più lunga, non aveva più due linee vicine come nella prima mezz’ora. Avranno speso molto nel primo tempo per giocarlo così bene”. Considerazione che condivido, non per niente Seal è un vero studioso del calcio; si vedeva chiaramente che sul campo i biancocelesti non riuscivano più a contenerci ma, a mio avviso, è stata più una crescita improvvisa dei nostri a determinare il ridimensionamento dei Lotito’s. E’ sembrato quasi che qualcuno avesse premuto un pulsante, un comando segreto ed abbia con un click trasformato la squadra. Così, tanto per fare qualche esempio, ho visto di colpo un Adli che magicamente si muoveva trovando sempre gli spazi per ricevere il pallone con quel minimo di libertà che gli consentiva di giocarlo al meglio ed anche di inventarsi qualche imbucata geniale, un Reji che usciva palla al piede in mezzo a quattro avversari, la corsia di sinistra che di colpo si è riaccesa con Theo e Rafa che imperversavano a piacimento tanto che i due gol sono venuti da due cioccolatini di quest’ultimo, Pulisic tornato ai suoi fasti migliori, un recupero palla quasi immediato con ripartenze al fulmicotone, caviglie biancocelesti morse dappertutto con il giusto agonismo e così via e potrei dire le stesse cose di tutti gli 11 in campo per non parlare dei cambi. A prescindere da chi è entrato ed uscito il copione che ha recitato la squadra è rimasto invariato.
Anche la prevedibile reazione dei laziali dopo il primo gol è durata solo pochi minuti nei quali comunque i nostri non hanno dato l’impressione di scomporsi più di tanto.
Ora, primo posto in classifica a pari merito con i cugini (che abbiamo scoperto nel frattempo non essere imbattibili…), 5 vittorie su sei partite ed un gioco in crescendo sono segno che i nuovi si stanno sempre più integrando e dando il loro apporto. Segno che questa rosa, finalmente allungata con giocatori di qualità, comincia ad assumere una sua precisa identità. Bei segnali se non ci fosse stato il buco nero del derby. Non tanto per averlo perso ma per il come. La domanda continua ad assillarmi. Quale è il vero Milan? Quello del derby o quello del secondo tempo di Sabato? E’ cambiato qualcosa?
Nota a margine: “Se hai un portiere con i piedi di Maignan è come giocare in 11 e ½ contro 11”. Lo so, sono di parte ma condivido in toto questo commento fatto dal telecronista durante la partita e, lo sapete, considero Maignan il più forte abbia mai visto in mezzo ai pali insieme con Dida. Se Nelson (quello prima del famoso petardo) in porta aveva forse addirittura qualcosina in più, l’apporto di IronMike al gioco è impagabile e compensa con tanto di interessi. Mi fa notare il nostro Raoul Duke, che era a San Siro, come Mike durante tutte le fasi di gioco non stia mai fermo. “per quello si infortuna così spesso, sembra indiavolato…” chiosa Raul. Condivido… Mike si sposta continuamente durante tutte le fasi del gioco per essere sempre nella posizione perfetta. Per ricevere comodamente e senza rischi lo scarico di un compagno pressato, per essere sulla traiettoria corretta per un eventuale contropiede, per essere sempre il più avanzato possibile in modo da arrivare in anticipo ed intercettare eventuali lanci lunghi degli avversari. Per giocare così non basta essere bravi ed intelligenti, bisogna anche avere coraggio. Un portiere che tiene quelle posizioni sa che prima o poi prenderà un gol per cui “verrà processato” ma sa anche che giocando così ne eviterà molti di più anche se in quel momento non se ne ricorderà nessuno. Semplicemente è coraggioso, sa che sta facendo il bene della squadra e tira avanti per la sua strada prendendosi i rischi… I fuoriclasse sono così…
Forza Milan
Axel
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