A otto giornate dal termine il Milan è secondo con 17 punti in più della scorsa stagione, pari periodo, ed era sesto; e 11 più della stagione precedente, ed era quarto. Quindi, alla luce di questo, possiamo poi pure elencare tutti i piccoli/grandi errori commessi sul mercato, in campo e fuori dal campo un po’ da tutti; criticare, analizzare, approfondire. Come al solito. Non scordiamoci però dove siamo e dove eravamo, e non per buonismo ma anzi per realismo. Ad un certo punto, inquadrata la situazione, bisogna vedere le cose in modo positivo. Senza elevare Pioli ad altezze a cui poi lui stesso fa fatica a respirare o eleggere Theo Hernandez nella top11 degli ultimi 15 anni (fu fatto con un sondaggio addirittura nel 2020, io direi di aspettare invece); o come nel mio caso perdere la testa per l’Ibra “partiarca” dell’autunno scorso o sognare lo Scudetto.
Abbiamo paura di non arrivare quarti? Eh certo, il timore c’è. Nasce dal gioco poco convincente espresso da diversi mesi, e dagli avversari che si sono rimessi in carreggiata. Ma è tutto nelle nostre mani, si preoccupino anzitutto gli altri di non sbagliare un colpo. La paura in realtà nasce soprattutto dal periodo storico che ci ha visto fallire sempre negli ultimi 10 anni salvo nei rigori della Supercoppa 2016. Ripeto, non è tutto bello o tutto brutto, ma c’è un percorso che questa squadra ha fatto che giustifica pazienza e anche un certo ottimismo. E se non dovessimo centrare l’obiettivo, anche se a caldo sarebbe da psicodramma, potrebbe non essere necessariamente connesso a tutte le nostre paranoie accumulate in anni veramente brutti.
Certo Ibra oggi non aiuta a star calmi. Il 4 dicembre, al culmine di un momento in cui la sua grandezza in campo ma anche spirituale era probabilmente al massimo di sempre, a Max Ambrosini diceva “Troppa positività qua, mi piace un po’ di casino, i problemi. Mi piace quando mi attaccano così cresco di più”.
Poi, incalzato da Ambro, smorzava: “Sono un esempio per la squadra. Non posso farlo. Però qualcosa voglio che succeda”.
Eh però Zlatan lo hai fatto cazzo.
Il 2021 di Ibra non mi piace, ma è anche vero che io non lo vivo tutti i giorni ma solo attraverso i giornali. Non posso sapere se sta avendo tutto questo peso nelle ‘lune’ del Milan. Quel che posso dire per certo è che non è sul pezzo come prima. E’ come una grande rockstar di cui si parla un po’ troppo; ma a noi interessa la musica. Sul palco però c’è e non c’è.
Maresca è un permaloso, dunque non può fare l’arbitro tantomeno in A. Come ha sottolineato Biasin, esiste il cartellino giallo, Zlatan meritava il giallo. A me avrebbe fatto incazzare uguale, sul 2-0 a favore tu leader devi ispirare tranquillità. Sono atteggiamenti che non sorprendono in Ibrahimovic ma sono molto diversi rispetto a quelli tenuti l’anno scorso. Questo a me interessa; di complotti ai nostri danni, dopo 16 rigori a favore, sinceramente fatico a vederne.
Fuori dal campo, da Sanremo ai ritrovi in zona rossa c’è un po’ di tutto. Non serve morale né giudizio, è semplicemente ‘troppo’ come ha stigmatizzato l’amico Raoul Duke. Anche sta storia del ristorante…C’avrà una casa di 1000 metri quadri Ibra, trovatevi lì per i fatti vostri al posto che “Da Tano”. A cui poi giustamente ha chiesto di passargli l’olio, perché se lo chiedeva ad Abate la bottiglia si sfasciava sul soffitto.
Poi c’è il rovescio della medaglia: leggere sul Corsport “Ibra come Gascoigne” è quel genere di estremismo polemico da quattro soldi che fa davvero incazzare. Specie vista la scarsa polemica fatta da questi giornaloni per i tamponi della Lazio o l’ultima, deplorevole uscita di Gasperini contro l’antidoping.
Comunque volevi ‘il casino’ Ibra? Eh ce l’hai. Dozzinale, ma ce l’hai. Rispondi adesso.
A quasi 40 anni però la strada giusta per avere stimoli è forse un’altra, è quella che avevi preso prima. Non ti piaceva? Il sorriso e l’energia che dimostravi diceva altro.
E Donnarumma Dollarumma? Anche lì. Perché dovrebbe stare fuori rosa? Perché dovrebbe essere troppo tardi per il rinnovo? Il Milan prima di tutto gioca per l’obiettivo, non per dimostrare qualcosa a Raiola; finchè Donnarumma, al netto di qualche errore, si dimostrerà la miglior scelta tecnica possibile in funzione del campo si fa bene a farlo giocare. La fascia sarebbe un altro discorso, ma c’è forse poco bisogno di altri squilibri.
Raiola sul 99 sembra comportarsi da estorsore. Non sta “facendo il suo mestiere” come tanti scrivono. La sua è una scelta che non ha a che fare solo coi soldi, è una ripicca per non aver concluso nel 2017 la cessione del portiere, o qualunque cosa avesse in mente (qualcuno dice portarlo alla juventus). Il Milan, con pazienza, lo sta invitando a fare l’agente. Oppure a trasformare il suo assistito in un Infame. Un giovane, ottimo portiere, Infame.
Mino vuol gestire il rinnovo di Donnarumma, che ha davanti altri 20 anni di carriera, come fosse l’ultimo. Monetizzando all’estremo. E’ una cosa che non ha senso e il Milan dall’assurdo deve stare fuori; abbiamo visto negli anni peggiori che molto spesso le cose illogiche non diventano logiche col tempo. E costano spesso parecchio se rapportate al rendimento; se poi c’è di mezzo Raiola il rapporto costi/benefici pende già sempre più da una parte, anche quando si parla di giocatori fortissimi. Pensiamo a De Ligt o Pogba. Con gli stessi soldi ambo le squadre, nei loro bei tempi (prima di farsi pilotare da Mino), ci avrebbero preso un centrocampo intero.
Il ragazzo può avere o meno voce in capitolo, non sappiamo né sapremo niente dei legami fra le parti, non penso ci debba interessare. Sappiamo però il legame che c’è fra lui e il Milan: 8 anni e 250 partite insieme, a soli 22 anni. Il Milan non vuole buttarle via. Ma quale punizione e quale tribuna, scusate, qua c’è un patrimonio che va oltre un eventuale ‘mancato incasso’ (come se Donnarumma fosse stato in qualche modo cedibile…).
Gigione è il primatista assoluto di precocità nella storia del gioco in Italia, in quanto a traguardi di presenza, e lo deve esclusivamente al Milan. Solo al Milan. Non a Raiola, non a Galliani, non agli allenatori né al suo talento. Lo deve al Club. In un altro club lui oggi avrebbe una trentina di presenze nelle coppe del nonno, stop. Lui lo sa, Maldini lo sa, tutti lo sanno. Il Milan ha già scelto. Rinnoviamo, con un contratto migliorativo che apre a tutte le possibilità: legame duraturo, cessione futura, discussione più approfondita quando staremo parlando non più di un ‘giovane’ ma di un professionista nel pieno della maturità. Quello che si vuole e che è giusto, perché il calcio sarà pure cambiato ma il “giusto” e lo “sbagliato” esistono ancora.
Il Milan non deve fare altro, e non lo sta facendo, se non prepararsi a firmare le carte, o a ingaggiare una durissima rappresaglia mediatica verso una scelta che sarebbe assurda, inaccettabile. Oltre che, correggetemi, unica nella storia del Club. Infame, come detto. E, se succederà, sarà purgata perché un conto è quando scrivono i giornalettai un conto è quando parlano i Maldini, i Baresi.
E’ tutto nel campo di Raiola adesso. Tanti soldi, sporchi e subito per far entrare il miglior portiere dei prossimi 15 anni nella Strada della Perdizione. Oppure fare l’agente e scegliere di fare cosa corretta per tutti.
La tribuna e le mazzette buttate in campo le lasciamo a estremisti che poi fanno firmare contratti folli, la base ahimè della follia attuale. Il Milan non perde nulla, nel caso, il Milan fra 10 anni sarà ancora qua più o meno al top. Potrà dire lo stesso il giovane portiere che si deconcentra per qualche titolotto sui giornali, se dovesse marchiarsi di un tale voltafaccia? Se l’offerta dei famosi 12 milioni + commissioni non è ancora stata accettata forse questo dubbio è ben presente.
Larry
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